Non chiamatelo rimpasto. O, forse, sì. In un modo o nell’altro, i grattacapi per il sindaco di Palermo Roberto Lagalla sono comunque molti in queste ore e c’è chi dice che per sbrogliare la matassa ci vorrà molto più delle due settimane previste inizialmente.
In realtà, era stato proprio il primo cittadino del capoluogo a provare a imbeccare i gruppi consiliari ancor prima dell’estate, con una serie di dichiarazioni da interpretare sapendo leggere tra le righe.
Lagalla su una cosa era stato chiaro: all’indomani dall’approvazione in consiglio comunale di tutti gli atti obbligatori, ultimo in ordine cronologico il bilancio consuntivo 2022, ci si sarebbe confrontati sulle sostituzioni e sull’eventuale ridistribuzione delle cariche. Ma solo dopo.
Intanto, con i cambi di casacca inaugurati dal passaggio di Alotta tra le file di Forza Italia, gli equilibri di Sala delle Lapidi – o di Sala Martorana durante il restyling di Palazzo delle Aquile, ndr – sono cambiati e le crepe all’interno della maggioranza sono sempre più evidenti. Ne è sintomo la discussione accesa scatenata dalla presenza a Palazzo Comitini dell’intera Giunta, Lagalla compreso, che puntava così ad accelerare i tempi per l’approvazione del consuntivo.
Accontentato il sindaco, i consiglieri pensavano di avergli in questo modo strappato la promessa che di lì a poche ore sarebbero cominciati i giochi. Come quello delle sedie, in cui qualcuno ad ogni giro resta senza poltrona. Qui le poltrone sono sempre le stesse, ma le squadre hanno un diverso numero di giocatori e un diverso peso all’interno del consiglio comunale.
Da un lato c’è chi come Dc Nuova ha chiuso la sessione estiva di mercato con due nuovi acquisti, Di Maggio e Rappa, passando da tre a cinque consiglieri e “pretendendo rispetto” attraverso un secondo assessorato, oltre al posto occupato da Forzinetti alle Attività produttive. In questo modo, dicono, sarebbe fatto valere il loro supporto ai lavori d’aula, con il gruppo sempre presente anche nei casi in cui altri pezzi di maggioranza erano mancanti. E, soprattutto, per aver spesso mediato con le opposizioni.
Poi, c’è FI che continua ad avere sette consiglieri, ma con il passaggio di Mineo a Fratelli d’Italia ha di fatto perso un assessorato, sui tre ottenuti dopo le elezioni. Ed è stato l’unico gruppo ad aver fatto richiesta al sindaco, anche se per l’ufficialità manca la comunicazione che arriverà in settimana, di sostituirne due su tre. Oltre a Mineo, per equilibri interni al partito, a saltare sarebbe Pennino, che ai tempi era stata “suggerita” dal fronte Miccichè. Nulla a che fare, quindi, con un giudizio sull’operato né sulla persona, ma solo una mossa nello scacchiere politico.
Chi in questo momento ha conquistato spazio, a livello nazionale come al Comune di Palermo, è FdI. Da sei a sette consiglieri, con l’ingresso di Puma e, appunto, con Mineo in giunta. Per i meloniani, l’obiettivo è, quindi, di tenersi stretti i quattro assessorati, compreso quello di Varchi, che ha annunciato pubblicamente di volersi dimettere per concentrarsi sul suo ruolo di parlamentare alla Camera. Il suo compito come vicesindaco con delega al Bilancio è completato, ma il suo ruolo verrà preso da un compagno di partito. Nessuna concessione a FI, che d’altronde, non ha mire su altre deleghe, ma che resta irremovibile sulle tre che erano state affidate ai forzisti all’indomani delle elezioni.
I meloniani, che sono stati i primi ad incontrare Lagalla, sono, per ovvi motivi, gli unici nella maggioranza a non avere alcuna fretta di rimpasto, insieme alla Lega che ha un assessorato e adesso due soli consiglieri. E, anzi, da FdI rilanciano provando a mettere sul piatto della bilancia la presidenza del consiglio comunale e quelle della quinta commissione e di un paio di partecipate, che farebbero capo a Forza Italia. Sicuramente, si può discutere su queste ultime. Non, però, sul ruolo che ricopre Tantillo. È vero, è espressione di Forza Italia, ma il presidente del consiglio è un garante del corretto svolgimento dei lavori d’aula e, quindi, non può agire come un qualsiasi altro politico.
Il rischio è che l’impasse duri per diverse settimane. Se nessuna delle forze scenderà a compromessi, la crepa potrebbe diventare una voragine, bloccando di fatto i lavori del consiglio e, quindi, bloccando un’intera città, la quinta d’Italia.
Quale potrebbe essere la soluzione? Lagalla potrebbe sacrificare una sua pedina. Fra gli assessori della lista civica Lavoriamo per Palermo, Carta, Orlando e Tirrito, la terza è la pedina forse più “debole”. Le deleghe a Innovazione digitale e rapporti con Sispi, Sicurezza e protezione civile, Emergenza abitativa ed educativa, Politiche migratorie e rapporti con la Consulta delle culture, Reinserimento sociale dei detenuti e Rapporti con le confessioni religiose potrebbero essere una buona merce di scambio. Insieme, oppure scorporate. Per non lasciare nessuno scontento.