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Il programma

Al Teatro Massimo il maestro Gaetano D’Espinosa, in scena il talento palermitano

mercoledì 23 Aprile 2025

Sarà un incontro di talenti musicali palermitani il concerto che segna il nuovo appuntamento della stagione sinfonica del Teatro Massimo giovedì 24 aprile alle 20:30. Il direttore d’orchestra Gaetano d’Espinosa, affermato a livello internazionale, già direttore principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano “G. Verdi” e ospite regolare della Semperoper di Dresda, del Teatro La Fenice di Venezia e dell’Orchestra RAI di Torino, dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo con un programma di musiche di Prokofiev, Poulenc e Stravinsky.

Il concerto vedrà protagonisti altri due giovani artisti palermitani di grande successo: il violinista Andrea Obiso, classe 1994, definito dalla critica al suo debutto un “enfant prodige” e oggi Violino di Spalla dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e il soprano Jessica Nuccio, che ha mosso i primi passi nel Coro di Voci bianche del Teatro Massimo per poi conquistare i più prestigiosi palcoscenici internazionali. Il Coro del Teatro Massimo sarà guidato dal maestro Salvatore Punturo. Il concerto prende le mosse da un’opera giovanile di Sergej Prokofiev, il Concerto per violino e orchestra n. 1 in Re maggiore op. 19. Composto tra il 1916 e il 1917, in un periodo di fermento storico e personale del compositore russo.

Il primo movimento, Andantino, si distingue per la melodia sognante e malinconica, affidata inizialmente al violino solista. Il secondo movimento, Scherzo. Vivacissimo, è un turbine di energia ritmica e virtuosismo. Il conclusivo Moderato, dopo un’introduzione orchestrale raccolta, riprende temi del primo movimento con una ritrovata intensità. Violino solista è Andrea Obiso, con la sua riconosciuta sensibilità interpretativa e maestria tecnica. Segue il Gloria in Sol maggiore per soprano, coro e orchestra di Francis Poulenc, scritto nel 1959, un’opera sacra che alterna momenti di preghiera a esplosioni di esultanza. I sei movimenti che lo compongono mettono in luce la brillante scrittura corale di Poulenc e la sua capacità di fondere elementi arcaici con un linguaggio armonico moderno e incisivo. Jessica Nuccio, soprano solista, darà voce alla spiritualità di questa composizione. Chiude il concerto la Suite da L’uccello di fuoco (versione 1919) di Igor Stravinsky. Questo celebre balletto, commissionato da Sergej Diaghilev per i Ballets Russes, consacrò la fama internazionale del giovane Stravinsky. La suite del 1919 rielabora alcuni dei momenti più significativi della partitura originale, tra cui la magica apparizione dell’uccello di fuoco, le danze delle principesse, l’incantesimo del mago Kastchei e il trionfale finale.

Il programma musicale – dice Gaetano d’Espinosa nelle note del programma di sala – contempla tre brani di compositori piuttosto vicini dal punto di vista anagrafico e storico, nonché legati da tratti biografici comuni, ma che hanno seguito sviluppi artistici molto diversi. Dei tre artisti solo Francis Poulenc nacque a Parigi, ma tutti e tre vi vissero per molti anni, anni fondamentali per la formazione delle rispettive personalità musicali e tecniche compositive. Parigi e la cultura (non solo musicale) francese in quel momento storico era percepita come il luogo della koinè dove intellettuali e artisti, provenendo da formazioni esperienze e ambizioni diverse, apparentate a tratti, si incontrano, talvolta si sfiorano soltanto, ma respirano la stessa atmosfera … Il Gloria di Poulenc fu scritto decenni più tardi rispetto agli altri due brani, su commissione della fondazione Koussewitzky (che ricordiamo diresse la prima assoluta del concerto di Prokofiev). La collocazione in posizione centrale nel concerto è particolarmente felice perché mostra bene i riecheggiamenti fra i tre artisti; le prime battute del pezzo potrebbero essere state scritte dallo Stravinsky neoclassico e l’introduzione dell’Agnus dei ricorda a tal punto la musica di Prokofiev (ad esempio il terzo movimento del Concerto per violino n. 1 oggi eseguito) da sembrare quasi un omaggio“.

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