Al Teatro Nike di Giardini Naxos (ME) va in scena ‘Il rasoio di Occam’, grande classico contemporaneo in una nuova drammaturgia
Annalisa Ciprì
giovedì 21 Agosto 2025
Il 24 agosto il Parco archeologico Naxos Taormina si riaccende per l’ottavo appuntamento. In scena ‘Il rasoio di Occam’, grande classico contemporaneo in una nuova drammaturgia.
Si tratta di uno spettacolo teatrale del Clan degli Attori, scritto da Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò, con la regia di Giovanni Maria Currò. Gli attori protagonisti sono Alessio Bonaffini, Tino Calabrò e Mauro Failla.
Occam ci isegna: tra più scenari, la risposta è quella più semplice. Ma lo sarà davvero? Sul palco, un progetto di teatro dal respiro cinematografico, sullo sfondo le hit del 1978. Tre uomini in un mondo in miniatura, sospesi tra salvezza e trappola.
Il tutto con uno sfondo del Parco archeologico Naxos Taormina, che ha la direzione di Orazio Micali e la direzione artistica di Simona Celi.
Uno spettacolo che si concentra su tre uomini che vivono in una Sicilia dove il tempo sembra scorrere in modo diverso, e le loro vite si intrecciano in un salone di barbiere.
La storia fa anche riferimento al 9 maggio 1978, data del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, collegando la storia dei personaggi a eventi storici più ampi.
Il 9 maggio 1978, infatti, svela il cadavere di Aldo Moro in via Caetani, nella Renault 4 rossa che diventò il simbolo degli anni di piombo. Una morte eccellente a catalizzare l’attenzione di un’Italia intera.
Ed è grazie alla radio che la cronaca nazionale irrompe in un tipico salone da barba del Sud, ove la grande storia per qualche ora si mescola a quella infinitamente piccola di tre uomini alle prese con una quotidianità all’apparenza tranquilla e acque interiori sempre sul punto di travolgerli. Tra le note delle ultime hit del momento, contraltare alle disarmonie dell’esistenza, inconsapevolmente ci si dimena tra ciò che sembra e ciò che realmente è. A quanto pare braccati, eppure liberi per la prima volta di essere.
Ognuno ha un passato da dimenticare e un futuro in parte da scrivere. Tutti parimenti distanti da quel mare che è a un passo, inafferrabile fantasma della vita e limes innanzi al quale arrendersi. L’isolamento che per taluni vuol dire salvezza per altri è una trappola. E lì mette radici e prospera la frustrazione. Lì sfumano i confini della grande storia e rimane l’uomo, un mondo in miniatura.
Unico ponte possibile tra gli individui la parola: atto politico per eccellenza, arredo dei luoghi disabitati dell’anima.Tutto quanto, in una mattina qualunque, direttamente o trasversalmente investe i tre uomini necessita allora una spiegazione. La teoria del rasoio di Occam propenderebbe per quella più semplice.
Il titolo dello spettacolo, “Il Rasoio di Occam”, richiama il principio filosofico che suggerisce di scegliere la soluzione più semplice tra più opzioni possibili. In questo caso, il principio si applica alla narrazione di vite semplici, intrecciate con eventi storici che le sovrastano.
“Degli anni Settanta– chiariscono gliautori–custodiamo ricordi frammentari. Eravamo ancora bambini, eppure a quegli anni ci sentiamo intimamente, talora malinconicamente, legati. I tre personaggi protagonisti della storia sono lieti strascichi della nostra memoria. Occupavano chissà quale anfratto della mente e inaspettatamente hanno preso vita. A ognuno avremmo potuto dare un paio di nomi. Persone che hanno affollato la nostra infanzia. Ricordi personali e comuni”.
“Interessati alle loro anime, abbiamo lasciato si costruissero sulla carta, parola dopo parola, passo dopo passo. E abbiamo preteso che non lo facessero in un giorno qualunque”.
” Avevo in mente tre personaggi– aggiungeGiovanni Maria Currò–e ho chiesto a Giusi Arimatea di immaginare una storia entro cui dar loro vita. Il giorno dopo ho ricevuto quel testo sul quale abbiamo lavorato nei mesi successivi e che poi è diventato “Il rasoio di Occam”.L’intento era quello di sfiorare appena la realtà degli anni Settanta, piuttosto addentrarci nella psiche di tre diversi individui.L’idea che stava alla base, prima che Giusi Arimatea ci lavorasse per il teatro, aveva il medesimo taglio cinematografico al quale mi sono ispirato a livello registico. Scene, luci, costumi e musiche sono state infatti concepite sulla scorta dell’idea di teatro che avevo in mente per questo spettacolo. Non so se può dirsi una sfida portare un po’ di cinema a teatro, ma “Il rasoio di Occam” nasce e cresce entro i margini di questa sfida e non avrei potuto congegnarlo in altra maniera”.
“Crediamo fortemente –concludeGiusi Arimatea– nell’incontro con l’altro e nella comunicazione che accorci significativamente le distanze, rendendo tutti un po’ meno soli. Abbiamo così tracciato coordinate ben precise della personalità di ciascuno, quindi li abbiamo gradatamente messi in relazione. Certo è che andava indagato a fondo l’animo di ciascun personaggio e a ciò ci siamo dedicati, noi e gli attori, durante una lunga e imprescindibile fase di studio della drammaturgia”.
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