Una pura formalità, ma alla fine il tempo c’è voluto. Domani l’asse (in tempi di ticket e tandem un termine antichissimo ormai) Alfano-D’Alia formalizzerà la propria confluenza a sostegno della candidatura del centrosinistra. Nel corso di un incontro con la stampa i due leader che si apprestano a una lista unica nei territori siciliani (Ap-Centristi per l’Europa) sorrideranno compiaciuti all’idea portata avanti da Orlando (via Renzi) che è costato il ritiro e l’uscita di scena dalla corsa per Palazzo d’Orleans di Saro Crocetta, governatore uscente della Sicilia.
Un tempo d’attesa infinito per i centristi alla ricerca di un candidato, più millantato che mai cercato alla presidenza della Regione. Quale apporto potrà dare la lista di centro dello schieramento è tutto da vedere.
I nomi forti di Forzese, Ardizzone, Sorbello e Ragusa, da soli non garantiscono l’en plein sperato ai Centristi per l’Europa, mentre l’emorragia di Ap (dopo Alongi anche Germanà) non autorizza i grandi sogni di gloria. Pronto invece ad andare nel listino il siracusano Vinciullo, presidente della commissione Bilancio
Il partito di Alfano è strutturato a Catania, è vero, e dispone di una rete di reclutamento dei candidati che il segretario di Ap non mancherà di mettere a regime, ma la strada appare lunga e complicata.
La vice-presidenza a Giovanni La Via, frutto di un accordo nazionale, come del resto l’intero accordo sul nome del rettore palermitano, è data per scontata, ma rimane da perfezionare con un annuncio ad hoc.
La lunga estate dei vice-presidenti non si è ancora conclusa. Mentre da un lato i candidati “fai da te”, specie nel centrodestra attendono di percorrere l’ultimo miglio, passando dalla lista composta alla designazione in giunta, La Via, il cui nome è stato utilizzato per settimane strumentalmente, attende l’esito della vicenda elettorale del prossimo 5 novembre.
Dovesse andare bene per lui si aprirebbe, a nome dello schieramento centrista di sinistra, un inatteso scenario di governo.
Con il fatidico ‘si’ degli alfaniani integrati da D’Alia, si completa il campo largo-uovo di Colombo, che la tenace esperienza di Orlando, ha strappato alle contraddizioni e ai conflitti all’interno di un immaturo Pd siciliano.
A Raciti va riconosciuto il massimo impegno, ma gli atteggiamenti kamikaze di Faraone prima e gli scontri senza fine Cracolici-Lupo dopo, hanno fatto il gioco di Renzi, remissivo e indulgente con il modello Palermo.