Guarda in alto la video intervista
Trentaquattro anni fa, esattamente il 16 dicembre 1987, il giudice Alfonso Giordano, dopo quasi due anni di Maxiprocesso, lesse in aula la storica sentenza che, per la prima volta, condannava i vertici della mafia in Sicilia.
Oggi ha 91 anni, con una lucidità da fare invidia ad un giovane magistrato quarantenne presenta a Palermo la ristampa del suo libro dal titolo “Il Maxiprocesso alla Mafia“. Una analisi attenta e dettagliata senza nessuna sbavatura di ciò che è realmente stato il processo di mafia più importante della storia italiana. L’ex presidente della corte d’Assise del Maxi processo afferma: “Se non accettavo io quell’incarico molto probabilmente quel processo non veniva svolto. Tutti avevano paura“. Alla presentazione del libro presente anche l’ex Pm di Palermo Leonardo Agueci e Fernardo Asaro procurato capo di Gela.
Entrato giovanissimo in magistratura, Giordano eredita la passione per la toga dal padre magistrato. Da lui impara un codice morale sulle funzioni che avrebbe poi incarnato Sono queste le ragioni che lo spingono ad accettare il ruolo più difficile della sua vita. “Quel processo per me è stato la vita di un uomo attraverso un processo“.
Alla sbarra nomi eccellenti di Cosa Nostra: da Leoluca Bagarella a Pippo Calò e Michele Greco, oltre ai due boss corleonesi, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, che all’epoca erano ancora latitanti. Grande accusatore, il pentito Tommaso Buscetta. Giudici istruttori, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno scritto pagine e pagine di accuse letteralmente reclusi nel supercarcere dell’Asinara per motivi di sicurezza.
Ci vorranno 349 udienze per sentire i 1314 interrogatori di boss, trafficanti di droga e pentiti, per ascoltare vedove taciturne e madri che reclamano giustizia per il figlio scomparso, per le requisitorie dei pubblici ministeri Ayala e Signorino e le 635 arringhe difensive degli avvocati. Un circo che Giordano riesce a guidare con fermezza e determinazione.
Il processo di primo grado si chiude 22 mesi dopo, il 16 dicembre 1987, con 346 condanne: 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2.665 anni di reclusione. Quasi tutte le condanne saranno confermate fino alla Cassazione. Il contrattacco di Cosa Nostra non si farà attendere, nel 1992 Falcone e Borsellino vengono uccisi in due diversi attentati.