Il nostro racconto si apre con “La gaia scienza” di Friedrich Nietzsche e il suo: “Quanto manca alla vetta?”,”Tu sali e non pensarci” e questo perché vi accompagniamo a quasi 3.000 metri di altezza sul livello del mare, nel versante Sud dell’Etna in cui si narra sorgesse la dimora del celebre Empedocle di Agrigento.
Alla scoperta della Torre del Filosofo
Nato nel V secolo a.C. da una nobile e facoltosa famiglia di Agrigento, partecipò attivamente alla politica dell’antica Akragas, contribuendo al rovesciamento dell’oligarchia creatasi alla fine della tirannide. Stando ai resoconti, sarebbe stato un uomo illuminato, generoso con i poveri e severo nei confronti degli aristocratici, ma è arrivato il tempo di penetrare in una delle tante leggende che aleggia intorno ‘A Muntagna. Si narra che Empedocle, vivendo al cospetto del maestoso vulcano, fu talmente affascinato dalla natura da voler diventare quasi un tutt’uno con i quattro elementi, arché, che lui chiamava radici, la cui aggregazione e separazione erano causate da due forze cosmiche primordiali, l‘Amore, fonte di attrazione, e l’Odio, di repulsione.
Il filosofo, in questo straordinario palcoscenico naturale, studiava i fenomeni eruttivi, li annotava e restava a guardare quasi ipnotizzato, è così che lo immaginiamo, le rosse colate laviche, il nero della notte, il verde della primavera e dell’estate, il marrone dell’autunno e il bianco candido della neve. Nel libro “Il Mediterraneo” di Fernand Braudel, illustre storico francese scomparso nel 1985, il Vulcano è così descritto:
“Ed ecco il re delle fucine, l’Etna, che si erge, sempre attivo, sulla meravigliosa piana di Catania. Luogo di leggende, l’Etna: i Ciclopi, fabbricanti delle folgori celesti, vi manovrano, nelle forge di Vulcano, i loro enormi mantici di pelle di toro; il filosofo Empedocle si sarebbe gettato nel suo cratere, che ne restituì, si dice, soltanto un sandalo.”
La Torre del filosofo ha, quindi, per protagonista il filosofo pluralista di cui si hanno innumerevoli versioni riguardo la scomparsa: Ippoboto, uno storico della filosofia, così scrive: «egli, levatosi, si diresse all’Etna e, giunto ai crateri di fuoco, vi si lanciò e scomparve, volendo confermare la fama che correva intorno a lui, che era diventato dio. Successivamente fu riconosciuta la verità, poiché uno dei suoi calzari fu rilanciato in alto; infatti, egli era solito usare calzari di bronzo».
Una leggenda lo vorrebbe, invece, precipitato nella bocca del vulcano; alcuni studiosi adducono l’ipotesi che a spingerlo nelle fauci dei crateri furono degli aristocratici agrigentini che lo accusavano di aver fatto crescere intellettualmente i meno abbienti, rendendoli più liberi; altri ancora, riprendendo Ippoboto, raccontano che Empedocle, convinto di essere divenuto immortale, si lanciò volontariamente per provare le sue doti sovrannaturali e tornare, poi, dall’altrove in una una veste “divina“; cosa che, però, non avvenne e, infatti, il suo corpo fu ritrovato al largo della costa e, stando a Diogene Laerzio, i suoi sandali rigettati dalla lava. Infine, ultima tesi, che si discosta dalle precedenti, lo vorrebbe concludere la sua vita non in Sicilia, ma nel Peloponneso.
La nascita del rifugio dedicato al filosofo
Nel 1960, proprio nella zona chiamata Torre del filosofo, nacque un rifugio, in ricordo di questo grande studioso, di cui non rimane nulla a causa delle eruzioni del 1971, del 2002-03 e del 2013 che l’hanno prima danneggiato e, poi, seppellito. Sarà per la bellezza e il magnetismo del luogo o per la storia, di cui è il solo depositario, è una meta ambitissima da escursionisti e da curiosi.
L’Escursione
Dal Rifugio Sapienza prendendo la cabinovia, che sale fino a 2.500 metri in circa 15 minuti, giunti al terminal, con jeep organizzate o a piedi con guide specializzate, seguendo il tracciato di lava battuta, potrete salire a più di 2.900 metri d’altezza, la quota massima generalmente raggiungibile.
Chiudiamo con un aforisma di Michel De Montaigne, che sembra cucita su Empedocle: “Filosofare significa imparare a morire“.