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Effetti a catena

Allarme grano: torna l’incubo rincaro prezzi per pane e pasta

sabato 22 Luglio 2023

Torna il rischio di un’impennata dei prezzi del grano e i consumatori rischiano di pagare a caro prezzo il rialzo delle quotazioni della materia prima sui mercati internazionali. Le previsioni parlano di un aumento medio del 10% per pane, pasta e cracker.

Il quadro della situazione

Il prezzo del grano continua a salire a causa delle crescenti tensioni commerciali nel Mar Nero. Sia l’Ucraina che la Russia hanno lanciato avvertimenti reciproci, affermando da giorni che le navi dirette ai loro porti potrebbero essere considerate obiettivi militari.

Per le commodities agricole di entrambi i paesi questi avvertimenti aumentano automaticamente il rischio di ostacoli al commercio alimentare globale, spingendo così a un forte rialzo i prezzi del grano.

Nell’ultima settimana il prezzo del grano ha avuto forti oscillazioni con rincari e ricadute a causa della decisione della Russia di abbandonare un importante accordo – mediato lo scorso anno dalle Nazioni Unite – per assicurare il trasporto dei cereali nel Mar Nero nonostante la guerra in Ucraina. Come previsto, la fine dell’accordo ha determinato un aumento del costo dei cereali e potrebbe avere ripercussioni nei prossimi mesi nel settore alimentare, i cui prezzi erano diminuiti negli ultimi mesi.

 

Questa crescente instabilità sul mercato ha conseguenza di portare ad un aumento dei flussi di prodotti ucraini sul mercato europeo, col risultato di innescare ulteriori pressioni sulle quotazioni. Il grano ha fluttuato per tutta la settimana proprio in risposta alle notizie che arrivavano dal Mar Nero. È aumentato dopo il fallimento dell’accordo sulle esportazioni, prima di scivolare indietro, poi è aumentato di nuovo quando la Russia ha minacciato le navi che si dirigevano verso i porti dell’Ucraina. Venerdì è diminuito poiché l’Ucraina ha cercato di ripristinare l’accordo sulle esportazioni.

grano-duro-sicilianoL’Italia dipende solo in piccola parte dall’import di cereali ucraini. Tuttavia, con il 6,3% complessivo sul totale delle esportazioni da Kiev di prodotti agricoli, tra grano, mais e olio di girasole, secondo Coldiretti siamo al quarto posto tra i Paesi più interessati dall’accordo che era stato siglato sotto l’egida dell’Onu e grazie alla mediazione del presidente turco Erdogan.

Davanti a noi Cina, Spagna e Turchia. Nel primo quadrimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2022 (quando è scoppiata la guerra), abbiamo importato dall’Ucraina il 430% in più di grano (per circa 142 milioni di chili) e il 71% in più di mais (per circa 795 milioni di chili).

I DATI DELL’ULTIMO ANNO SUL GRANO DURO

Nell’ultimo anno, il prezzo del grano duro è crollato da 560 a 330 euro a tonnellata e sono forti i rischi che il prezzo possa scendere ancora. Da mesi il prezzo è sceso in media del 40%, mentre quello della pasta sullo scaffale del supermercato è aumentato del 30%.

Quanto ai costi di produzione, nell’ultimo anno hanno visto aumenti superiori al 40% passando da circa 800 euro per ettaro a 1.400 euro. Con gli attuali prezzi di vendita gli agricoltori lavorano in perdita e si rischia sempre più l’abbandono della produzione Made in Italy, mentre aumentano le importazioni dall’estero.

In Italia, infatti, arrivano più di 2 milioni di tonnellate di grano duro all’anno per un fabbisogno dell’industria di 5,8 milioni di tonnellate complessive.

dati importazioni

L’ultimo rapporto Anacer registra un aumento del 6,3% delle importazioni totali dei cereali di granella, dovuto in gran parte alla crescita dell’import di grano duro, con +396 mila tonnellate nei primi 4 mesi del 2023.

 

 

 

 

dati export

Le esportazioni dall’Italia nel primo quadrimestre 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si riducono nelle quantità di 310.000 tonnellate (-17,4%) e incrementano nei valori di 109 milioni di Euro (+5,8%).

 

 

 

Assoutenti: i dati sui possibili effetti degli aumenti dei prodotti derivati dal grano per le tasche delle famiglie.

Furio Truzzi – Assoutenti

“Lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% per gli effetti del clima, rischiano di scatenare uno tsunami che si riverserà direttamente sulle tasche delle famiglie spiega il presidente Furio TruzziUn nucleo di 4 persone spende in media in Italia 1.320 euro annui per pane e cereali (pasta, riso, gallette, crackers, e derivati vari): un aumento dei prezzi al dettaglio del 10% per i prodotti derivati dal grano determinerebbe una maggiore spesa da +132 euro annui a famiglia solo per costi diretti. Ad esempio il prezzo della pasta, oggi attorno ai 2,09 euro al kg, salirebbe ad una media nazionale di 2,29 euro. Il prezzo del pane, invece, che oggi è attorno ai 3,9 euro al kg, arriverebbe a una media di 4,3 euro al kg”.

In base agi ultimi dati ufficiali forniti dal Mimit, Assoutenti ha stilato la classifica delle città italiane dove la pasta costa di più.

Classifica 15 città più care

Il prezzo più alto si registra a Pescara, con una media di 2,50 euro al kg, seguita da Cagliari, Genova e Macerata con 2,37 euro al kg. Seguono Venezia (2,35 euro), Ravenna e Forlì (2,31 euro), Modena e Pordenone (2,30 euro).

 

 

 

 

 

 

Classifica 15 città più economiche

La città più economica sul fronte di spaghetti, penne, fusilli, ecc., è Cosenza con una media di 1,47 euro/kg, seguita da Benevento (1,48 euro), Palermo (1,49 euro), Catanzaro (1,53 euro) e Siracusa (1,54 euro).

In particolare le città siciliane di Palermo, Messina e Siracusa si attestano a prezzi più bassi della media così come altri capoluoghi siciliani

 

 

 

Quali sono le manovre e le proposte in Italia, per provare a contrastare aumento dei prezzi del grano e dei beni di consumo, che si stanno provando ad attuare? Due,in particolare, negli ultimi giorni hanno affrontato direttamente o indirettamente la questione.

La “battaglia salva grano”  di Cia-Agricoltori Italiani – La petizione al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

Più di 51mila firme, raccolte in questo periodo con una petizione , e un dossier di richieste e proposte per salvare il grano e la pasta Made in Italy, sono state consegnate ieri sul tavolo del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.

È l’ultima azione messa a segno a Roma, da Cia-Agricoltori Italiani, nella battaglia nazionale per fermare il pericoloso attacco al settore cerealicolo.

“Il grano duro potrà avere la sua CUN, Commissione Unica Nazionale, per vigilare su una maggiore trasparenza dei prezziha annunciato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, uscendo dal Masaf e aggiungendo che c’è l’impegno del ministero a mediare con l’industria e a mettere in campo tutte le forze per farla decollare al più presto. Intanto –ha proseguito– il ministro ha garantito che convocherà entro l’estate il tavolo di filiera. Dunque, la nostra mobilitazione sta funzionando e siamo soddisfatti per questo primo risultato ottenuto per riportare il settore nelle garanzie fondamentali per continuare a operare, tutelando produttori e consumatori, salvaguardando il vero grano e la vera pasta 100% Made in Italy”.

Le richieste contenute nella petizione si riassumono nell’urgente necessità di stoppare le speculazioni commerciali su produttori  consumatori, fermare chi vende grano estero piazzandolo come italiano e porre dei concreti limiti all’arrivo indiscriminato di grani stranieri sul territorio italiano.

Altre importanti richieste sono:

  • Riconoscimento  dei costi minimi di produzione ai cerealicoltori e contrasto alle frodi che rovinano l’immagine del prodotto simbolo dell’Italia;
  • Incentivare ricerca pubblica e privata per garantire migliori rese e qualità, favorire percorsi di aggregazione produttiva-organizzativa, e l’ipotesi di una interprofessione dei cereali, con una specificità per il grano duro;
  • Maggiori controlli sull’etichettatura, potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria;
  • L’avvio del Registro Telematico dei Cereali;
  • La proroga a livello comunitario della sospensione dei dazi all’importazione su ammoniaca e urea;

 

L’accordo con la grande distribuzione per calmierare i prezzi sul paniere di beni di largo consumo

Ieri, 21 luglio, vi è l’annuncio del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, circa il paniere di beni a prezzi calmierati.

Adolfo Urso

Il ministro Urso, infatti, ha proposto, al tavolo con la grande distribuzione, un accordo su un paniere di beni di largo consumo a prezzi calmierati per un confronto e  raggiungere formalmente un’intesa che possa consentire ai cittadini di percepire una significativa riduzione dei prezzi dei beni a maggior consumo.

 

 

Da due mesi sollecitavamo ogni giorno l’esecutivo a farsi promotore di accordi con gli attori della filiera finalizzati ad ottenere panieri di beni a prezzi ribassati, e finalmente abbiamo ottenuto un importante successo nell’interesse di tutta la collettività – aveva spiegato sempre il presidente di Assoutenti Furio Truzzi – Ora è importante estendere qualsiasi accordo a produttori, commercianti, ed esercizi pubblici, in modo da ampliare sia l’elenco di beni da inserire nel paniere, sia le opportunità di sconti per le famiglie, ad esempio coinvolgendo bar, ristoranti, pizzerie, ecc.”

Una iniziativa, questa del Governo, che potrebbe realmente contrastare il caro-prezzi, dal momento che gli alimentari nell’ultimo mese hanno subito aumenti del +11% su base annua, pari ad un maggior esborso di +846 euro annui a famiglia, rincari che nel corso dei mesi hanno costretto un crescente numero di italiani a ridurre la quantità di cibo in tavola”, conclude il presidente di Assoutenti.

 

 

 

 


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