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Un ordine del giorno da presentare all’Ars per sollecitare il governo regionale a superare la fase di impasse con Roma sulle ex Province, il rinvio delle elezioni provinciali del 30 giugno e la marcia dei sindaci il 15 maggio, giorno della festa dell’Autonomia regionale, per sensibilizzare Palazzo d’Orleans sulla situazione di default degli enti intermedi. Queste le iniziative illustrate dal sindaco della Città Metropolitana Cateno De Luca e dai due deputati regionali Vincenso Figuccia e Danilo Lo Giudice.
“L’approvazione della riduzione del prelievo forzoso non è stata applicata alle Regioni a Statuto Speciale – afferma Danilo Lo Giudice – le province si trovano a dover dichiarare il defalut. Città metropolitane e liberi consorzi non sono in grado di chiudere i bilanci e non possono utilizzare le risorse per gli per investimenti. Non vogliamo elemosinare niente, chiediamo che ognuno si assuma la responsabilità di fare la propria parte affinché le città metropolitane continuino ad esistere“.
L’ordine del giorno preparato da Figuccia e Lo Giudice si compone di sei punti che prevedono misure straordinarie e urgenti. I primi tre prevedono l’approvazione dei rendiconti degli esercizi 2018 e dei precedenti anche in assenza di bilancio previsionale; l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione per garantire il pareggio finanziario; consentire variazioni di entrate e uscite al fine di utilizzare risorse per opere infrastrutturali, anche in assenza di bilancio.
Ma è il quarto punto quello sostanziale, in quanto si chiede a Palazzo d’Orleans di ‘ingoiare l”amaro calice‘ della proposta del governo nazionale per superare la fase di stallo sulle ex Province. Ad oggi mancano all’appello 350 milioni di euro, che Roma prevede di trasferire dal Fondo sviluppo e coesione agli Enti intermedi: 150 milioni per il 2019, 150 per il 2020 e 150 per il 2021. Le altre proposte contenute nell’odg prevedono la possibilità in deroga alla legge di utilizzare le entrate provenienti da alienazioni patrimoniali senza vincoli di destinazione. Infine, last but non least, il rinvio delle elezioni degli organi di secondo livello previste per il 30 giugno.
“Purtroppo – ha detto Figuccia – per focalizzare i problemi bisogna viverli. Non è casuale che sia stato un sindaco di Città metropolitana a dover denunciare quello di cui non si è accorto un ministro che punta a soluzioni variopinte che non hanno a che fare con i problemi delle province siciliane, che prevede questa strana invenzione: i soldi per gli investimenti vengono spesi per pagare gli stipendi. Non ci vole molto per capire che sono due problemi diversi. In un terra dove da Corleone non si può arrivare a Prizzi, i siciliani rischiano tra poco di rimare intrappolati nelle proprie case“. Poi una postilla sulle elezioni degli organi rappresentativi degli Enti intermedi: “Il 30 giugno si vota per fare cosa? Per ottenere quale risultato?“, si chiede polemicamente il deputato regionale.
Le conclusioni sono affidate al sindaco della Città Metropolitana di Messina Cateno De Luca, che critica aspramente la mancata applicazione dell’abolizione nell’Isola del prelievo forzoso – “In Sicilia siamo cretini speciali” – e sollecita il governo regionale alla concretezza per salvare le ex Province: “La presidenza della Regione parte da una battaglia di principio giusta, ma si trincera dietro questa situazione da quattro mesi. Nessuno prende un posizione definitiva, nessuno va fino in fondo. Noi che viviamo il territorio ci siamo stancati dei comunicati stampa“.
Poi la chiamata a raccolta dei sindaci per la manifestazione del 15 maggio: “Questo è il territorio che si rivolta contro i palazzi. Chiediamo al Presidente della Regione di bere l’amaro calice”. Durissimo De Luca anche con l’Anci: “Che cavolo fa? cosa è impegnata a fare l’Anci? capisco che ha bei contributi da questo palazzo. L’Anci si disintossichi se si fa doppiare da questo palazzo. non è la battaglia di De Luca. è la battaglia di tutti i sindaci e dei commissari dei liberi consorzi. L’Anci deve scendere in campo il 15 maggio“.
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