Il Caro Foscolo non si dimentica mai, qualcuno tra di voi “malpensanti” pensava che sto per parlare del cipresso quale albero scelto per fare prio ai palermitani durante le festività natalizie in piazza politeama?
Mi dispiace deludervi, ma volevo parlare di tutt’altro partendo da una poesia tra le più belle della nostra letteratura e legata ad un mio momento di grande soddisfazione agli esami di maturità scientifica.
Quei cipressi alti e la rimembranza, mi ricordano quel periodo in cui stavo preparando gli orali della maturità e mi lasciai convincere dal mio amico Tony che vive beatamente in Olanda da decenni, facendo il ristoratore, ma che allora era uno studente mio coetaneo che sperimentava le frontiere della nuova istruzione, preparando più anni in uno e studiando la notte dovendo di giorno ottemperare ad altri obblighi.
Tony mi assicurava che alzandosi presto ancor prima dell’alba, verso le ore 4.00 si poteva raggiungere la massima concentrazione, studiare fino alle 10.00 del mattino ed avere di davanti una giornata per potersi divertire ed andare al mare con gli amici.
Le premesse c’erano tutte e la follia dell’adolescenza pure e allora perché non provare? Fu così che una notte mi alzai alle ore 4.00 e mi misi davanti alla tabella di marcia della preparazione che prevedeva Ugo Foscolo.
Non dimenticherò mai quella notte a studiare terrorizzato “i sepolcri” mentre sulla città incombeva un tremendo temporale estivo, con lampi e fulmini, non dimenticherò la giornata dopo rincoglionito dal sonno che mi fece decidere di interrompere qualunque esperimento di didattica, ma non dimenticherò mai quell’esame orale di italiano dove mi venne chiesto Ugo Foscolo ed i “sepolcri”.
Ora per me i cipressi sono sempre alberi per i quali avere rispetto ed alla loro ombra rifugiarmi per pensare a chi non c’è più, per rendere onore a coloro che non ci sono più, per rimanere a bocca aperta davanti alla bellezza di certi cenotafi o identificare un piccolo cimitero di campagna dalla loro sequenza allineata e orgogliosamente alta ai bordi di una piccola stradina.
Il solito “sconza iuocu” starà pensando: “allora non avevo torto, ora l’ho capito?”
Ma non voglio cadere nella provocazione di chi mi vuole portare a criticare la scelta di mettere un cipresso al posto di un pino in piazza per Natale, ma che dico criticare, esprimere soltanto giudizio, perché io non faccio politica perché come diceva sempre il “mio presidente”, non ne capisco nulla.
Ma voi direte che c’entra l’esprimere un giudizio con il fare necessariamente politica?
Nella mia città è così e basta! Se uno fa una critica normalmente in tutto il mondo, l’altro l’ascolta e ci riflette, poi sostiene le sue idee e controbatte le sue ragioni, ma purtroppo ai giorni d’oggi non è così, perché se uno fa una critica o un appunto, l’altro “se la mutria” e nella migliore delle ipotesi ti da del “fascista” (senza neanche conoscere il significato di questa parola, ma sempre comoda per chiudere qualunque contraddittorio), nella peggiore delle ipotesi si offende con il risultato di esserti comprato un nemico.
Ma chi critica? Ma chi ci perde tempo. Come diceva una mia conoscente dopo aver visto un “Leggendo Epruno” finisco così per fare il qualunquista ed essere banale, nel non volermi schierare, nel non avere mie verità assolute e nel dire che per me pure gli alberi di zorbe o di fichi ci potevano mettere in piazza, perché ognuno può pensarla come vuole ed operare altrettanto, se non arreca danno a nessuno.
“Pensare” che bel verbo! Pensare oggi è un lusso rivoluzionario, eppure sotto le foglie secche c’è qualche voce fuori dal coro che parla sottovoce per non farsi scoprire …… ed allora chi mi rassicura che una scelta non condivisa non sia stato frutto di una convinzione di chi magari ci ha voluto dire che non solo questa città è morta, ma che sta esalando per tutti un periodo che volente o nolente, covid o non covid, si esaurirà come storicamente e accaduto per molti altri periodi prima di questo e allora perché non onorarlo “all’ombra dei cipressi e dentro le urne?” Un abbraccio, Epruno.