In Italia sono 600 mila le persone che soffrono di Alzheimer e che si trovano a confrontarsi, ogni giorno, con un progressivo declino della memoria e delle capacità cognitive, fino all’impossibilità di portare a termine persino i compiti più semplici. Numeri importanti di un fenomeno che però ha anche un altro volto: quello dei familiari che, in molti casi, si fanno carico in prima persona dell’assistenza al loro parente.
Un’attività spesso svolta in maniera informale, che per quasi un siciliano su tre (32%) ha il suo impatto piu’ forte, provante, e complesso da gestire, sulla sfera psicologica ed emotiva. Lo rileva l’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che, in occasione del mese dell’Alzheimer, ha accesso un faro sui caregiver e su come i siciliani percepiscano l’assistenza da loro prestata, tra ruoli, difficoltà e bisogni di fronte alla patologia.
Oltre agli impatti psicologici, il 20% degli abitanti della Regione menziona le ripercussioni sulle disponibilità economiche derivanti dai costi di cura e assistenza. Dati che trovano conferma in una ricerca Censis-Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer), che ha quantificato a livello nazionale i costi diretti dell’assistenza in oltre 11 miliardi di euro, di cui il 73% a carico delle famiglie.
Un costo annuo medio, per paziente, di oltre 70.000 euro, comprensivo dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale, di quelli che ricadono sulle famiglie e di quelli indiretti, come i mancati redditi da lavoro percepiti dai pazienti o gli oneri di assistenza dei caregiver.
L’aspetto più difficile da gestire assistendo un familiare affetto da Alzheimer è il rischio che il paziente possa far male a se stesso o agli altri (31%), seguito dalla sua regressione psichica (25%) e dal cambiamento irrevocabile nella persona e nella relazione (15%).
Ma quali sono, nella percezione dei siciliani, i campanelli d’allarme del manifestarsi della malattia? I più caratteristici sono la dimenticanza dei nomi dei familiari (26%), il disorientamento spaziotemporale, che si manifesta ad esempio con lo smarrirsi per strada (25%), l’incapacità di svolgere azioni abituali (22%). Segue l’incapacità di ricordare posizioni di oggetti dentro casa (12%).
Quali sono le realtà e i soggetti che i siciliani, in generale, percepiscono come più attivi sul fronte dell’Alzheimer? In primo luogo, le strutture e le cliniche private (31%) e le associazioni nazionali o territoriali (23%). Seguono i servizi del Sistema Sanitario Nazionale (23%). Quanto a specifiche attività sul territorio dedicate all’assistenza ai malati di Alzheimer, il 58% dei siciliani afferma di non conoscere progetti a riguardo.
Per sostenere l’attività dei caregiver, oltre un siciliano su due opterebbe per servizi di assistenza domiciliare (63%), magari integrati da attività presso centri diurni (31%) o comunque da attività dedicate durante il giorno (20%). Oltre un siciliano su quattro vede inoltre una soluzione efficace nella flessibilità oraria (28%), che permette di conciliare la cura del proprio caro con l’attività lavorativa, senza dovervi rinunciare.
Per affrontare e gestire con efficacia gli impatti psicologici, il 67% dei siciliani si rivolgerebbe infine a uno psicologo o psicoterapeuta, magari ricorrendo ad associazioni dedicate. Un ulteriore 20% andrebbe dal medico di base.