Sulla gestione dei rifiuti in Sicilia, segnata da un passato di “logiche clientelari“, da “condizioni di oligopolio”, da un quadro economico “disastroso”, incombe il rischio di un’interminabile fase transitoria, che si trascina da anni e non si è ancora chiusa; un sistema che poggia su società da tempo poste in liquidazione. L’ultimo intervento legislativo predisposto dalla Regione nel 2016 è positivo, ma nell’immediato non supera questa logica e si affida anch’esso a un periodo transitorio, che può arrivare fino a un anno, in cui continueranno ad operare le società in liquidazione.
E’ l’esito di un’indagine conoscitiva dell’Autorità anticorruzione sul ciclo rifiuti, avviata a seguito di numerose segnalazioni e finalizzata a verificare “fenomeni distorsivi” del sistema. La delibera n. 1375 con i risultati dell’indagine è stata pubblicata oggi sul sito dell’Anac ed è stata inviata oltre che alla Regione, anche al Ministro dell’Ambiente e alla Corte dei conti per eventuali profili di danno erariale. Ora la Regione ha due mesi di tempo per indicare che misure intende adottare.
Nel corso dell’indagine sono stati sentiti l’assessore regionale all’energia, Vania Contrafatto, che ha segnalato il fenomeno dei comuni che in regime di proroga affidano il servizio sempre alle stesse ditte; e il presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che ha sottolineato la permanenza delle Autorità d’ambito, gli Ato – che erano 27, sono stati posti in liquidazione e alcuni dichiarate fallite; e l’assenza di un piano regionale dei rifiuti che favorisce “condizioni di oligopolio”. Anac ha esaminato la riforma che la Regione varò nel 2010 e mise gli Ato in liquidazione. Segnati da “logiche clientelari”, la loro esperienza si è rivelata “disastrosa”.
Il quadro che la Corte dei conti tracciò sulla gestione 2007/2009 fu impietoso: costi lievitati, un’esposizione debitoria che sfiorava i 900 milioni di euro, incapacità di riscuotere i crediti, modestissima percentuale di raccolta differenziata. Eppure le competenze in capo agli Ato furono, nei fatti, prorogate e gli Ato ridotti a 18, ma non superati. Per Anac quella riforma si è rivelata contraddittoria e di difficile applicazione. E il numero eccessivo di soggetti titolari di competenze e funzioni, ha prodotto e produce “rischi di paralisi decisionale”. Ora le aspettative si appuntano sul ddl presentato dal governatore Rosario Crocetta il 27 luglio 2016. La nuova riforma riduce gli Ato a 9, per ciascuno istituisce un ente di governo con i comuni, rinnova le strutture tecnico-amministrative, prevede un’unica stazione regionale per l’affidamento dei servizi, istituisce un Consiglio di sorveglianza. Un passo avanti, dice l’Anac, ma restano criticità. Gli Ato sono 9 quando l’indicazione del ministero dell’Ambiente era di portarli a 5.
La loro dimensione coincide con quella delle province ed è troppo piccola per garantire un buon livello di concorrenza. Nell’affidamento delle procedure di gara permane un sistema che rischia di provocare sovrapposizioni di competenze. E inoltre la legge prevede comunque una fase transitoria che può arrivare fino a 12 mesi durante la quale, in attesa di avviare i nuovi enti di governo, la gestione rifiuti è assicurata sempre dalle società d’ambito in liquidazione. Proprio l’incapacità di gestire la fase transitoria completando il processo di liquidazione della società rischia di pregiudicare l’avvio del futuro sistema di governance.
“Sono soddisfatta, nella sua relazione l’Anac riconosce che il lavoro che abbiamo fatto va nella giusta direzione. Accoglieremo i suggerimenti che vengono forniti per rendere più efficaci le nuove disposizioni”. Lo dice l’assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità Vania Contrafatto riferendosi all’indagine dell’Anac sulla gestione dei rifiuti in Sicilia. La Regione entro 60 giorni invierà una risposta all’Autorithy nazionale per l’Anticorruzione, guidata da Raffaele Cantone “sullo stato di avanzamento all’Ars del ddl in discussione.