Resta ancora vacante la poltrona di Giancarlo Cancelleri all’Ars.
Tutto fermo a Palazzo dei Normanni dopo che l’ex capogruppo dei grillini è stato nominato neo viceministro alle Infrastrutture del governo giallo-rosso. Il Movimento 5 Stelle, circa un mese fa, scalciava e pressava a sala D’Ercole, per sostituire velocemente il neo ministro. Anche perché ancora oggi rimane vacante anche una poltrona in I Commissione, la stessa che ha scaldato Cancelleri, che in questi mesi insieme ai rappresentati dell’opposizione ha fatto una battaglia contro le nomine presentate dal governo sui Parchi naturali.
Ma alla fine la Giunta ha ceduto alle tante proteste sollevate dalle opposizioni, in particolare sulla designazione di Carlo Caputo alla guida dell’Ente Parco dell’Etna. Caputo, ex sindaco di Belpasso, è uomo vicino al movimento del governatore Musumeci e la sua nomina a Presidente di uno dei più importanti Parchi siciliani aveva determinato una levata di scudi nel Pd e nel Movimento 5 stelle, ma non solo.
Ma sembrerebbe che ad oggi, quasi non interessasse a nessuno di chi dovrebbe prendere il posto di Giancarlo Cancelleri a Palazzo dei Normanni. Se il neo-ministro fosse stato eletto nel collegio di Caltanissetta, la risposta sarebbe: a Ketty Damante, prima dei non eletti, già assessore a Gela, oggi nello staff del deputato Luigi Sunseri. Ma Cancelleri nel 2017 è entrato in quanto miglior perdente fra i candidati governatori, lasciando il seggio nisseno a Nuccio Di Paola. E allora? Nella vacatio legis (ma una sentenza del Tar di Palermo fa giurisprudenza) deciderà la commissione verifica poteri dell’Ars.
A quanto pare proprio Baldo Gucciardi, deputato del Pd e componente della commissione, sta stilando una relazione per verificare la congruenza dei pareri in merito ai candidati non eletti.
Ma perché questo silenzio in merito alla vicenda? E soprattutto perché queste lungaggini burocratiche?
Un dato è certo che di questa storia esiste un precedente. Nel 2008 Anna Finocchiaro, sconfitta da Raffaele Lombardo, rinunciò all’Ars da “miglior perdente” optando per il Senato. A contendersi il posto furono la prima del “listino” di Finocchiaro (all’epoca Rita Borsellino) e il terzo fra i candidati governatori (Sonia Alfano). Ma il seggio fu assegnato dall’Ars a Bernardo Mattarella – figlio di Piersanti e nipote di Sergio – primo dei non eletti del Pd (unica lista a sostegno di Finocchiaro sopra il 5%) nel collegio di Palermo, perché con il quoziente più alto di scarti. Da Palazzo dei Normanni trapela che, non essendo in discussione l’attribuzione al M5S, per analogia con altre leggi elettorali, il seggio andrebbe all’unica lista provinciale in cui Cancelleri era candidato all’Ars. Ovvero: a Caltanissetta. Dunque: a Damante. Ma qualcuno vocifera che sala d’Ercole potrebbe rimanere con 69 deputati piuttosto che 70.