Non se ne parla più. Ma è ancora lì, come tutti gli altri. Per tutti, l’ex delfino senza quid, Angelino Alfano, come lo aveva definito non senza livore l’ex Cavaliere, il capo di Ncd-Alternativa popolare, che ha preferito l’uscita di scena alla sconfitta, molto probabile, sul campo, appartiene già da qualche settimana al passato. Magari di quelli che ritornano, sempre incombenti sulle nostre teste, ma sempre di passato si parla.
O almeno si dovrebbe. Perché Alfano, al pari di tutti gli altri componenti dell’esecutivo Gentiloni, reggente per l’ordinaria amministrazione, è ancora un ministro in carica, come i sottosegretari e i viceministri. È il contrappasso, anche poco elegante se vogliamo, dei tempi della politica, l’esserci, dovendo però rimanere al buio, lontano dai riflettori, privi in fondo di una legittimazione piena, che ancora, nella politica in cui tutti dicono ogni cosa e il suo contrario con velocità da centometristi, ancora qualcosa vale. O dovrebbe.
Alfano potrebbe guidare, a scorie smaltite e delusione metabolizzata, il gruppo di quelli che ancora aspirano a una new entry. Potenzialmente alle Europee, o quando lo scenario renderà l’elettorato possibilmente meno incattivito e più incline a riconsiderare le posizioni moderate del consenso politico. Che oggi sono finite disperse nel magma del voto plebiscitario ai 5stelle o nella verginità rifatta, con fretta e premura dalla Lega di Salvini, che vorrebbe estendere al centrodestra il suo passo fiero fatto di cose che a dirle non ci vuole niente, ma a farle, la strada sembra lunga.
Se invece il mondo spazzato via, quello centrista, dovesse provare ad accasarsi, possibilmente in maniera meno marginale e più aggregata nella Forza Italia 2.0 che ancora non nasce, ad Alfano, e a un certo mondo eternamente dialogante, non resterebbe che la strada di parlare con Renzi, che a quel punto avrebbe del tutto frantumato, finendo il lavoro, quel che resta del PD integrato dalle anime laiche e dagli ex DS, o potrebbe avere un partito nuovo di zecca, dopo aver rottamato se stesso e la sua ombra. Uscendo da un brutto sogno, come nel caso della resurrezione televisiva di Bobby nello sceneggiato Dallas, morto in un incidente stradale e tornato a fischiettare sotto la doccia, come se niente fosse successo, nella serie successiva.