“Rispetto per la nostra planetaria vegetazione che permette la vita a noi e a se stessa”.
Nel ventesimo anniversario della scomparsa di Mario Merz, allo Zac dei Cantieri culturali alla Zisa, è stata inaugurata ieri, 1 giugno, “My Home’s Wind”.
La Fondazione torinese Merz, ha presentato una particolare selezione di opere per raccontare chi fosse il maestro dell’Arte povera.
Un racconto poetico che si basa su equilibri collegati alla matematica e al tempo in un paesaggio costituito da forme, figure, tele e parole, nel tentativo di riorganizzare il binomio cultura-natura.
Principi cardini del pensiero di Merz, poiché: “l’equilibrio e lo squilibrio sono fenomeni di cui io stesso faccio parte e mi servono per vivere e sentire che ci sono. Se sono troppo equilibrato mi sento noioso e la vita è tra noia e sentimento. La matematica serve a modellare una linea a una spirale affinché siano loro, rigorosi e fantasiosi assieme.”
La realtà è quindi soggetta ad un dinamismo costante, dove le opere non si concludono al momento della loro realizzazione ma continuano ad esistere ed a trasformarsi nel tempo e nello spazio. E l’immensità dello Zac dà spazio al fruitore, sino al 24 settembre, di osservare e riflettere tra igloo, spirali, animali, neon e riflessi che legano un’opera all’altra e scoprire, per la prima volta in Sicilia, trascinati dal vento nell’immaginario di Merz.
Chi è Mario Merz
E’ un artista dell’avanguardia conosciuta come Arte povera ed è uno dei suoi fondatori, insieme a Piero Manzoni, Giulio Paolini, Alighiero Boetti e Michelangelo Pistoletto.
Mario Merz nasce a Milano nel 1925, ma trascorre la sua giovinezza a Torino. Il suo lavoro di artista inizia nel secondo dopoguerra, dopo un periodo di prigionia in cui inizia a sperimentare disegni geometrici dal tratto continuo sino a quando la sua ricerca artistica punta sulla natura. La pittura, però, non riusciva più soddisfare il suo immaginario e passò a lavorare con legno, ferro, cera e tubi neon, creando assemblaggi tridimensionali su tela definiti pitture volumetriche.
Dagli anni ’60 in poi, iniziano le realizzazioni dei primi igloo e le sperimentazioni con i numeri e le sequenza di Fibonacci realizzate con i neon. Merz poi passò ai video. Difatti, è uno dei primi artisti a utilizzare i video come forma d’arte nelle sue installazioni.
Mario Merz muore nel 2003 e nel 2005 l’archivio con tutte le sue opere viene affidato alla appena nata Fondazione Merz di Torino, dove sono custodite anche circa 4000 pubblicazioni dell’artista.