Il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno, la mafia uccideva a Palermo don Pino Puglisi, parroco di periferia, missionario, educatore e compagno di migliaia di giovani: un rivoluzionario in un quartiere, Brancaccio, dove Cosa nostra, e in particolare la famiglia Graviano, regnava incontrastata.

Per quell’omicidio vennero condannati come mandanti i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, e come killer Salvatore Grigoli, che poco dopo l’arresto del giugno 1997 iniziò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi tra cui proprio quello di don Pino. Con lui c’era un altro killer, Gaspare Spatuzza, anche lui divenuto collaboratore di giustizia a partire dal 2008, condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Palermo assieme a Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone, gli altri componenti del commando che aspettò il prete nei pressi dell’abitazione.
Il 28 giugno 2012 Papa Benedetto XVI promulgò il decreto di beatificazione “Super martyrio in odium fidei”. Il 25 maggio del 2013 don Pino Puglisi è stato proclamato Beato. Le spoglie del Beato Puglisi riposano in un monumento funebre che ricorda una spiga di grano ai piedi dell’altare della cappella dell’Immacolata Concezione nella Chiesa Cattedrale di Palermo.
I messaggi in ricordo di don Pino Puglisi
Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani ha sottolineato l’arduo lavoro condotto da don Puglisi “un sacerdote che ha fatto della fede, dell’impegno educativo e della testimonianza civile la sua missione, fino al dono estremo della vita. A distanza di trentadue anni, la figura di 3P resta un riferimento alto per la Sicilia e per l’intero Paese. Con semplicità e coraggio, padre Puglisi ha mostrato che la legalità e la dignità delle persone possono essere affermate attraverso l’ascolto, l’educazione, l’accompagnamento dei giovani verso percorsi di libertà e di responsabilità. Il suo insegnamento ci ricorda che il cambiamento è possibile se ciascuno fa la propria parte. È un messaggio che continua a interpellare le istituzioni e i cittadini, chiamati insieme a costruire una società più giusta, più solidale e più attenta ai bisogni delle nuove generazioni. La Regione Siciliana intende onorarne la memoria con scelte concrete: sostenere la scuola, il lavoro, la cultura e ogni iniziativa che rafforzi la coesione sociale. È questo il modo più autentico per rendere viva la sua eredità e dare continuità al suo esempio. Ricordare don Pino Puglisi significa riaffermare la speranza di una terra che non si piega alla violenza, ma che trova nella forza della legalità e nella dignità della persona le basi per il proprio futuro“.
Intervenendo alla cerimonia il governatore della Sicilia Renato Schifani si è commosso parlando dei bambini di Gaza e della bambina afghana giunta a Palermo qualche giorno fa per essere curata.
“Le stragi in alcune parti del mondo come a Gaza ci lasciano in pena. I bambini no, non vanno trucidati – ha detto Schifani – In momenti di grande guerra quando i conflitti superano qualunque forma di barbarie i bambini vanno preservati, tutelati, salvati. E questo purtroppo non sta succedendo. Dobbiamo reagire con un metodo, una sinergia tra associazionismo, istituzioni e persone di buona volontà”.
“Ho vissuto in prima persona come questa sia riuscita a salvare una bambina afgana che era destinata a morire. Abbiamo fatto squadra tutti, la bambina è arrivata all’Ismett di Palermo e pensiamo che l’abbiamo salvata. Questo è un modello al quale guardiamo”. “Scusate se mi commuovo”, ha concluso il governatore tra gli applausi.
Tra i primi a ricordare Padre Pino Puglisi il sindaco di Palermo Roberto Lagalla: “Sono passati 32 anni dall’uccisione di Padre Pino Puglisi. Trentadue anni da quel sorriso che, più di mille discorsi, ha messo in crisi chi pensava di poter continuare a comandare con la paura. Oggi non celebriamo un’icona, ma ricordiamo un uomo. Un prete che non cercava il martirio né voleva fare l’eroe. Padre Puglisi è stato, semplicemente, un cittadino che ha fatto il proprio dovere con coerenza. E in una terra come la nostra, dove la normalità è spesso rivoluzionaria, questo è bastato per attirare l’odio mafioso. Non ha mai lanciato proclami. Non ha mai cercato lo scontro diretto. Ha scelto l’unico vero modo di combattere la mafia: restituire dignità, opportunità e coscienza a chi sembrava condannato al silenzio e alla rassegnazione. La sua morte non è servita a fermare quel cambiamento. Al contrario, ha reso ancora più evidente quanto la mafia abbia paura dell’educazione, del pensiero libero, dei piccoli gesti quotidiani che costruiscono comunità. Palermo ha bisogno di memoria, ma ancora di più ha bisogno di continuità. I semi che ha piantato Padre Puglisi non devono restare commemorazioni. Devono essere scelte. Ogni giorno“.

“Oggi Palermo ricorda Padre Pino Puglisi, nel giorno in cui nacque e nello stesso giorno in cui fu barbaramente ucciso dalla mafia. Una coincidenza che segna ancora le coscienze e che ci spinge a interrogarci sul presente e sul futuro della nostra città”. Lo dichiara l’assessore regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo, ricordando l’iniziativa del 2023 a Valdesi, dove è stato realizzato il murale con le croci dedicate a Padre Puglisi.
“Quel murale – aggiunge Tamajo – non è soltanto un’opera artistica, ma un segno di memoria viva in un quartiere che don Pino ha servito da parroco, sostenendo tante famiglie sul piano umano e spirituale. La sua testimonianza ci insegna che è possibile contrastare la cultura mafiosa con la forza dell’educazione, dell’ascolto e della vicinanza ai più fragili”.
“Abbiamo bisogno – prosegue l’assessore – di nuove figure che, seguendo il suo esempio, sappiano camminare con la schiena dritta accanto ai bambini, ai giovani, alle famiglie. Viviamo tempi difficili, ma la memoria di Padre Puglisi deve essere per tutti noi un faro, un invito a non arrenderci e a costruire ogni giorno una società più giusta e solidale”.

“In questo giorno di memoria e di profonda riflessione, la figura del beato Pino Puglisi si staglia con immutata potenza come faro di luce contro le tenebre dell’illegalità e della violenza. A trent’anni dal suo barbaro assassinio per mano mafiosa, il suo sacrificio non è una semplice pagina di storia, ma una viva eredità per l’oggi e per il domani della nostra Sicilia”. Lo dichiara Marcello Caruso, coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia.
“Don Puglisi rappresenta il modello più alto di come l’impegno civile e la fede si possano fondere in una missione di riscatto e di amore per la comunità. La sua opera instancabile, volta a promuovere i valori della legalità, della giustizia e della dignità umana, e la sua dedizione totale alla tutela dei più fragili e degli ultimi, costituiscono una lezione per tutte le istituzioni e per la società tutta – aggiunge – In particolare, la sua vita spesa per strappare i giovani alla cultura della prevaricazione e della rassegnazione lo rende un modello e una fonte di ispirazione primaria per le nuove generazioni. Ai nostri ragazzi, Don Puglisi indica con forza che è possibile scegliere il bene, che la mafia non è invincibile e che il futuro si costruisce con il coraggio delle proprie idee e con la concretezza dell’azione positiva”.
Il deputato regionale di Forza Italia Marco Intravaia, componente della Commissione Regionale Antimafia, ha così commemorato padre Pino Puglisi: “Sono trascorsi 32 anni dalla morte di padre Pino Puglisi, assassinato dalla mafia nel giorno del suo compleanno. La Chiesa ne ha riconosciuto il martirio, dichiarandolo beato. Padre Puglisi era un parroco di frontiera, nel quartiere Brancaccio sottraeva manovalanza alla criminalità organizzata, che ha deciso la sua condanna a morte. Al killer che stava per ucciderlo ha rivolto un sorriso. Ho reso omaggio alla sua memoria, recandomi a pregare nella cattedrale di Palermo, dove riposano le sue spoglie mortali. “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”, le sue parole sono oggi più che mai un monito per tutti noi a combattere contro la mafia e ogni forma di illegalità“.

“Il beato don Pino Puglisi è un esempio per tutti noi. La sua vita, fino all’ultimo è stata caratterizzata da una grande passione per i giovani. Un uomo semplice, dalle origini modeste ma che ha speso la propria esistenza al servizio dei ragazzi e avversando le organizzazioni criminali a Brancaccio, il quartiere dominato dai fratelli Graviano, alleati di Totò Riina, a Palermo. Per questo suo impegno il boss corleonese lo ha condannato a morte. Ma da allora tanto, molto, è cambiato”. Lo ha affermato il segretario regionale del Pd Sicilia e componente della commissione antimafia Anthony Barbagallo che oggi, in occasione dell’avvio dell’anno scolastico, ha incontrato studenti e docenti dell’Istituto alberghiero Rocco Chinnici, dei paesi etnei.





