Ricorre domani l’undicesimo anniversario del naufragio di Lampedusa in cui morirono 368 migranti. Un’imbarcazione libica usata per il trasporto di uomini, donne e bambini si inabissò a poche miglia dal porto dell’Isola delle Pelagie.
Era il 3 ottobre del 2013. Il naufragio provocò 368 morti accertati e circa 20 dispersi presunti, numeri che la ricordano come una delle più gravi tragedie nel mar Mediterraneo. I
superstiti salvati furono 155, di cui 41 minori: 40 non accompagnati e uno solo con la famiglia.
Il barcone, un peschereccio lungo circa 20 metri, era salpato dal porto libico di Misurata il primo ottobre 2013, con a bordo migranti di origine eritrea e etiope. La barca era giunta a circa mezzo miglio dalle coste lampedusane quando i motori si bloccarono, poco lontano dall’Isola dei Conigli. Per attirare l’attenzione delle navi che passavano, l’assistente del capitano avrebbe agitato uno straccio infuocato producendo molto fumo.
Questo avrebbe spaventato parte dei passeggeri, che si sarebbero spostati da un lato dell’imbarcazione stracolma che si è poi rovesciata.
La barca, secondo una ricostruzione, avrebbe girato su se stessa tre volte prima di colare a picco. Alle sette circa alcune imbarcazioni civili e pescherecci notarono i naufraghi e dato l’allarme, caricando la maggior parte dei superstiti a bordo. Nei giorni successivi, le operazioni di recupero dei morti e la conta del numero dei morti.
Sull’Isola di Lampedusa sono diverse le iniziative organizzate in occasione della Giornata della memoria e dell’accoglienza.