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Apprendi sul dibattito nel Pd in Sicilia: “Macché protagonismo renziano, serve un partito plurale”

mercoledì 3 Maggio 2017
Apprendi

“Prima di tutto risolvere il problema politico all’interno della maggioranza, valutando anche l’operato di questi cinque anni di governo a sostegno della giunta Crocetta, poi fare il passaggio delle primarie, ma preferibilmente siano un processo di selezione interno al Pd. E bisogna superare il protagonismo renziano, altrimenti si rischia anche in Sicilia di assistere a esodi dal partito che magari nessuno ora si aspetta”.

E’ il monito di Pino Apprendi, parlamentare regionale eletto all’assemblea nazionale insieme ad altri 9 esponenti della lista a sostegno della mozione Emiliano, che commenta per Ilsicilia.it i risultati del voto congressuale e traccia un profilo dei futuri scenari con i quali si dovrà confrontare il partito guidato da una componente renziana in Sicilia, indebolita da un risultato che non ha soddisfatto le aspettative, andando sotto il dato nazionale.

“Un grande successo quello di Emiliano in Sicilia – commenta Apprendi – l’Isola è stata la prima regione italiana dopo la Puglia a sostenere la sua mozione, ma del resto Renzi non ha stravinto in Sicilia, come ci si poteva aspettare dalla forte rappresentanza in suo sostegno, che poteva contare su un sottosegretario, un assessore, un vice presidente dell’Ars e diversi deputati regionali”. 

Onorevole Apprendi, sia il sottosegretario Faraone che il segretario regionale Raciti hanno auspicato una nuova centralità della componente di Renzi, non solo all’interno del Pd: hanno parlato di “protagonismo renziano” da affermarsi anche all’interno della guida della coalizione che andrà a costituirsi per le regionali. 

“Se si torna al protagonismo renziano si torna a fare fuggire la gente dal partito e i tanti elettori che fuggono non hanno un nome né un cognome per chi fa politica. Voglio dire che dietro questo protagonismo molti si sentono anonimi, non hanno voce. Se parliamo ancora di protagonismo, si andrà incontro all’esodo di pezzi di elettorato di questo partito e ce ne accorgeremo solo quando si farà la conta dei numeri. Più che di protagonismo bisogna parlare di gestione plurale; ecco auspico questo, un luogo dove la voce delle minoranze venga ascoltata. Mi preoccuperei di più di pensare a un partito amministrato in modo plurale, ascoltando la gente, vivendo i circoli, gli organismi”. 

Qual è a suo avviso il contesto in cui dovrà muoversi il Pd in vista delle regionali?

“Prima di tutto dare un valore a quello che è avvenuto in questi cinque anni di gestione di Rosario Crocetta. Occorre aprire una fase di valutazione e ragionare sull’operato. Questo va fatto con senso della responsabilità. Mi pare che ci sia invece la tendenza ad affibbiare ad altri responsabilità nostre. Il Pd è stato al governo con questa giunta, Crocetta non ha governato solo. E allora questa valutazione sia anche un’autovalutazione, un’autocritica se occorre. Lo stesso vale per Ncd e Sicilia Futura, non si scarichi la responsabilità sul presidente della Regione, ma su chi ha messo gli assessori in giunta. Se si ritiene che il governo non faccia bene si ritirino gli assessori dalla giunta”. 

Dunque lei è favorevole a un rimpasto prima della fine della legislatura?

“Non ho detto questo, non sono interessato a rimpasti, ma se si deve parlare di prossime elezioni e dei candidati e quindi di un giudizio sull’operato di Crocetta, dobbiamo tenere conto che siamo stati dentro. Ciascuno di noi la smetta di alzare il dito e indicare nel compagno accanto tutte le responsabilità”. 

Primarie si o no?

“Le primarie sono solo uno step secondario, non possono essere indette prima di un’attenta valutazione di quanto è stato fatto. Ma devono essere primarie di partito non di coalizione, primarie attraverso cui il Pd offre una candidatura unitaria agli alleati. Auspico che il partito si riunisca e metta in campo una scaletta con delle priorità. L’obiettivo comunque resta ricompattare il centrosinistra e attingere ai movimenti della società”.

Questa unità che lei auspica è mancata finora anche all’Ars, dove negli ultimi mesi il Pd e la maggioranza hanno spesso abbandonato l’Aula al momento del voto anche su leggi importanti, incaricando l’opposizione di far fronte alla responsabilità non sue.

“Il fatto di affrontare l’Aula senza avere la certezza che il gruppo del Pd sia coeso, anche questo è un grave errore: se si va in Aula in ordine sparso ci si deve aspettare anche che il voto non sia unanime. Se mancano i numeri in aula è evidente che c’è un problema politico. Qualcuno allora prenda l’iniziativa e cominci a ragionare con questi deputati che non si presentano, in una maggioranza che oggi ci sta e domani non ci sta”.

Cosa fare per recuperare quella sinistra alternativa e in dissenso con il Pd che sembra guardare con interesse al M5s e alla Lega?  

“Non ci credo che c’e una sinistra che fa l’occhiolino alla Lega o al M5s, penso che dobbiamo fare di tutto però perché questi fuoriusciti dal Pd vedano raccolte le loro perplessità, quindi trovare punti di incontro”. 

Luci e  ombre dell’amministrazione Crocetta: 

“Così su due piedi non mi vengono in mente luci, ma ce ne sono diverse. Penso però sia stato un po’ un chiaroscuro. Tra le ombre, mi sento di dire che dopo aver completamente destrutturato il settore della formazione professionale, dove c’erano nascosti affari e situazioni criminali, Crocetta non è riuscito a far decollare un nuovo assetto e a far ritornare al lavoro le 8000 persone che lo avevano improvvisamente perso”.

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