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Archiviazione per Cascio e i pezzi da novanta dell’Ars. C’è “ingiustizia sostanziale” ma nessun reato

giovedì 1 Dicembre 2016
Francesco Cascio
Francesco Cascio

Non c’è stato il reato di abuso d’ufficio: archiviate le posizioni dell’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio e di altri cinque componenti del Consiglio di presidenza. Le indennità riconosciute per il servizio militare ai dipendenti dell’Ars e deliberate tra il 2010 e il 2011 sono un ennesimo privilegio ma non un reato sia secondo il pm Gaspare Spedale che trova «illegittime le delibere presidenziali con cui fu applicata ai dipendenti una disciplina più favorevole di quella nazionale, peraltro disponendo sostanzialmente in via retroattiva, mediante il ricorso all’istituto atipico del bonus» e sia secondo il Gip Fabrizio Molinari.

baldo-gucciardi-marsala-live-e1455798817520L’ennesimo privilegio consiste in un bonus di circa 500 euro al mese per chi, tra i dipendenti dell’Ars, ha sostenuto il periodo di leva, ma non c’è notizia di reato, perché è un beneficio previsto da una norma del 1986, e la posizione di Francesco Cascio viene archiviata insieme a quelle dell’attuale assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi (in foto), del capogruppo della Lista Musumeci Santi Formica, del deputato Paolo Ruggirello e degli ex parlamentari regionali Gaspare Vitrano, condannato a sette anni in un altrCo processo, ed Edoardo Leanza, all’epoca dei fatti erano tutti componenti del Consiglio di presidenza. Si tratta di “ingiustizia sostanziale” ma non c’era “comunanza di interessi” tra indagati e beneficiari né alcun “collegamento di favore” e concorda anche la Corte dei conti, che già all’inizio aveva escluso responsabilità erariali del Consiglio di presidenza. Ma partiamo dall’inizio: per chi ha fatto il militare, in sostanza, era previsto sin dall’86 un inquadramento differente, che desse rilievo al periodo in caserma ai fini previdenziali perché l’Ars ha sempre riconosciuto ai propri dipendenti un trattamento diverso rispetto a quello riservato agli altri dipendenti pubblici ordinari, basandosi sulle regole che equiparano l’assemblea di Palazzo dei Normanni al Senato. Ma la legge di quell’anno è stata espansa fino a includere tra i beneficiari del bonus persone che il militare lo avevano fatto molti anni prima dell’entrata in vigore della norma. Anche, per dire, dipendenti che o percepivano già stipendi che variano dai 300mila ai 500mila euro annui. In sede amministrativa e contabile la disparità fu considerata «giustificata», per evitare che si generasse «un aggravio di bilancio per la Regione». E alla fine per la stessa Procura non ci sono gli estremi per la notizia di reato e il Gip concorda e archivia: non ci fu alcun abuso d’ufficio ma solo un privilegio, l’ennesimo, rispetto ai «comuni» dipendenti pubblici.

 

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