L’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Giovanni Ardizzone si chiama fuori dalla corsa per la sindacatura di Messina, nella quale veniva già dato tra i probabili (se non sicuri) candidatura per la prima poltrona di Palazzo Zanca. “Sono avvocato e torno a fare la mia professione. Sto costruendo un programma insieme a tanti. Liberi e forti è il nome del progetto che richiama il messaggio di Don Luigi Sturzo. Bisogna essere veramente forti sapendo qual è il rischio che si corre in una città molto complessa come è Messina. Certamente, sto contribuendo a scrivere un buon programma”.
Così Ardizzone ha spiegato la sua scelta, aggiungendo che “Accorinti rappresenta il male minore rispetto a quello che sta succedendo in città”. Lo stesso Ardizzone ha anche lanciato frecciate non troppo velate ai suoi “compagni” di avventura nella legislatura appena conclusa: “Abbiamo avuto tanti cambi di casacca, un segretario regionale del Partito Democratico che è diventato responsabile di Forza Italia, abbiamo nel Pd persone che di sinistra non hanno assolutamente nulla. C’è da rimanere smarriti. C’è bisogno di recuperare tanta coscienza civica a Messina e fare uscire le persone dallo stato di bisogno. Perché quando c’è questo il voto è condizionato“.
Me negli ambienti politici messinesi si continua a ipotizzare un ruolo di rilievo nelle prossime tornate di voto per Ardizzone e c’è chi lo vede possibile candidato già alle Nazionali del prossimo marzo, dove però i tempi sono stretti e l’ex presidente dell’Assemblea Regionale non sembra convinto di scendere in tempo ed intenderebbe, piuttosto, anche in questo caso fare un passo indietro come per la corsa alla sindacatura. Lo scenario più probabile, invece, sarebbe quello di una nomination per il vertice della Città Metropolitana, la presidenza dell’ex Provincia regionale di Messina dove lo scenario che si delinea è quello di un ritorno al passato con la vecchia normativa che prevedeva l’elezione con il voto dei cittadini. Paradossalmente, un assist potrebbe arrivare dalla recente decisione della Giunta Musumeci, che appena insediata ha presentato un ricorso alla Corte Costituzionale per l’impugnazione della normativa che ha reintrodotto l’elezione diretta nelle ex Province.