I ventotto arresti di ieri, in cui sono finiti in manette il presunto boss Giuseppe Corona e un noto avvocato penalista palermitano, Nicolò Riccobene, fanno tremare il tessuto connettivo della società palermitana. Non si tratta di “semplice” malavita organizzata ma di un ircocervo in grado di mutare aspetto per insinuarsi nei “santuari della società palermitana”.
Espressione, quest’ultima, usata dall’ex senatore Giuseppe Lumia che ha commentato il blitz della guardia di finanza coordinata dalla Dda di Palermo, con un lungo post su internet.
Parole caute ma incisive: “Innanzitutto – scrive- il boss Corona ha un pedigree storico in Cosa Nostra, con il padre ucciso e con una condanna a 16 anni di carcere alle spalle per omicidio. Ecco la prima lezione. In questa area di fine pena si trova la forza dell’organizzazione che via via resiste alla cattura dei suoi boss. Colpire l’organizzazione sul piano penale, culturale, economico e politico è decisivo se vogliamo vincere la guerra alle mafie oltre che raggiungere importanti risultati in alcune singole battaglie”.
“Il boss Corona – continua Lumia – attorniato da una fitta rete di insospettabili prestanome e professionisti, avvocati e imprenditori di ogni genere che gestivano locali tra i più noti della città. Ma attenzione, non vorrei che passassero in secondo piano due fatti: la presenza del boss nell’Ippodromo e la sua attività di fornitore di catering a Villa Niscemi, famosa sede di rappresentanza del sindaco di Palermo. Ecco come i boss sono ancora oggi in grado di entrare nei ‘santuari’ della società palermitana e chissà ancora quante altre presenze ancora da svelare in altri importanti ‘santuari’ del potere economico palermitano, come ho avuto modo di segnalare in una delle mie ultime interrogazioni solo di pochissimi mesi fa”.
“Un’altra lezione allora. Non bisogna abbassare la guardia nell’aggressione ai patrimoni e non bisogna fare alcun passo indietro nel sistema delle interdittive antimafia e della lotta al riciclaggio”.
“Anche la politica – prosegue Lumia -deve trarre una lezione. Strumentalizzare la lotta alla mafia o addirittura combattere l’antimafia è un modo per fare un regalo alle cosche. Nessun partito o movimento politico è immune da tentativi di infiltrazione. Anche in questo caso la migliore difesa è l’attacco, facendo della lotta alla mafia una vera progettualità integrata e sistemica in grado di guidare il nostro Paese e la comunità internazionale per colpire le mafie sia sul versante repressivo-giudiziario che su quello culturale e sociale, sia sul versante economico-finanziario che su quello politico-istituzionale”.