E’ iniziata a pieno ritmo la maratona all’Ars per la discussione della Finanziaria e non sono mancate le polemiche. Come quella scoppiata ieri sera a Sala d’Ercole sulla riscrittura, per ben tre volte, dell’articolo 1 da parte dell’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, per quanto riguarda l’Agenzia per l’attrazione degli investimenti. Un ente poi denominato “task force” che è stato dirottato all’interno dell’ente regionale Irfis. In questo contesto si prevede lo stanziamento di 300 mila euro per i cinque componenti del Comitato di gestione e 100 mila euro per il Comitato scientifico.
Pd e M5s hanno subito gridato allo scandalo di fronte ad una riscrittura non in linea con gli impegni presi da Dagnino in Commissione Bilancio la settimana scorsa. Ed ecco che è scattata la protesta in aula con ripetute richieste espresse al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno di deliberare la norma con il voto segreto. Una possibilità che l’opposizione avrebbe rilanciato agli “scontenti” della maggioranza. Ma cosa è successo dietro le quinte della manovra prima dell’inizio della discussione e del voto in aula?
Gossip politici riferiscono di accese riunioni serrate a Palazzo dei Normanni tra i gruppi parlamentari di maggioranza, ma non tutti. Si tratta di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, esclusi quindi Dc e Mpa, che hanno chiamato all’ordine i singoli deputati di appartenenza, disciplinando il voto segreto con una forma di reciproco controllo, per evitare spiacevoli conseguenze come era successo nell’ultima variazione di bilancio. E cioè l’affossamento del disegno di legge voluto dal successore di Marco Falcone sulla fusione delle piccole e medie aziende a fronte di un incentivo economico. Una strategia del governo Schifani per neutralizzare i franchi tiratori che in alcuni casi hanno messo in difficoltà il governo regionale rispetto all’adozione di alcuni provvedimenti, i quali non sempre hanno ottenuto il disco verde a causa dei malcontenti. Vendette da scongiurare in questa fase delicata in cui si inserisce la discussione della manovra. Malcontenti, inoltre, da edulcorare quando si tratta di risorse messe a disposizione dal parlamento regionale.
A quel punto la minoranza, appreso delle decisioni “poco democratiche” stabilite da alcuni partiti di centrodestra,- riferiscono alcuni esponenti di Sala d’Ercole – , ha palesemente protestato in parlamento, mettendo in chiaro che su ogni articolo del ddl di Stabilità avrebbe optato per il voto segreto.
Tuttavia, alla fine la tattica escogitata dalla maggioranza che sostiene il presidente della Regione Renato Schifani ha funzionato, permettendo di approvare il discusso articolo 1 della Finanziaria e procedere così con il percorso stabilito qualche settimana fa.
Una scelta ben ponderata se si pensa che la discussione avvenuta nella giornata di ieri ha fatto ritardare i lavori al punto tale che l’Assemblea ha approvato soltanto cinque articoli. E la strada è ancora tutta in salita alla luce della road map condivisa da Schifani e Galvagno: ossia ottenere una Finanziaria entro Natale e scongiurare così l’esercizio provvisorio. Un obiettivo che lo stesso governatore ha più volte espresso. Ma non finisce qui.
Superato lo scoglio dell’articolo 1, resta un altro nodo da sciogliere che è il maxiemendamento governativo e del parlamento per quanto riguarda alcune tematiche di carattere regionale e che contiene, in una buona parte, una serie di provvedimenti messi a punto dall’esecutivo siciliano che non hanno trovato posto nella manovra per la mancanza della copertura finanziaria. Oggi, dunque, si cerca di trovare nuove risorse per concretizzare quelle misure.
Chissà se alla vigilia di Natale ci saranno regali sotto l’albero.