L’Assemblea regionale siciliana ha approvato il disegno di legge “Disposizioni finanziarie e per il sostegno ai processi di crescita e ripartenza del sistema produttivo regionale. Disposizioni varie” che prevede, tra le altre disposizioni, anche la presenza di genere nei Cda di enti e società regionali. In precedenza il Governo era stato battuto, con voto segreto, sull’articolo 6 che prevedeva l’attività ispettiva sugli enti, gli istituti e le aziende sottoposte a tutela e vigilanza, da parte della Regione, anche attraverso personale esterno all’amministrazione. La norma è stata soppressa. La seduta è terminata ed è stata rinviata a venerdì 5 marzo alle ore 11.
Facendo un resoconto di quanto si è detto ed esaminato durante la seduta all’Ars presieduta dall’on. Gianfranco Miccichè, il dibattito è stato lungo e controverso circa le norme da stralciare e da approvare.
L’Aula ha deliberato in modo favorevole rispetto alla norma che prevede la rappresentanza di genere in seno ai Cda degli enti regionali, nello specifico il comma 2 dell’art.2 La disposizione mira a garantire “il rispetto del principio di parità di genere nell’accesso alla carica di componente del consiglio di amministrazione dell’IRCA, richiedendo ai soggetti titolati alla proposta di nomina una doppia designazione di genere”.
La disposizione in esame contiene un rinvio alla normativa nazionale per cui è previsto che “il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei componenti di ciascun organo e che per il primo mandato la quota riservata al genere meno rappresentato è pari ad almeno un quinto del numero dei componenti dell’organo”.
Lo stesso principio del rispetto della normativa nazionale sulla parità di genere viene ribadito nel commento di cui all’art.4 rispetto agli enti regionali e alle società partecipate della Regione Siciliana.
In tema di controlli sugli enti, istituti e aziende sottoposte a tutela e vigilanza regionale, salta invece l’art.6 del ddl stralcio concernente “Attività ispettiva su enti vigilati e società partecipate dell’amministrazione regionale”.
Con 22 voti favorevoli e 16 contrari, l’Ars ha approvato un emendamento soppressivo, presentato dalle opposizioni.
IL COMMENTO DI ANGELA FOTI DI “ATTIVA SICILIA”
Rispetto alla politica delle pari opportunità e della rappresentanza di genere, Angela Foti, vicepresidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, ha ribadito la sua posizione già ampiamente espressa nel corso della seduta parlamentare di ieri pomeriggio avente ad oggetto la votazione del ddl n.893A Stralcio IV.
Riconoscere realmente le stesse possibilità a tutti, andando oltre i generi e le quote rosa è la concreta applicazione del principio garantista “pari accesso alle opportunità”.
“Su 5 membri dei tre di nomina governativa uno lo mette il governo, mentre sui due delle categorie, all’assessore saranno presentati 4 opzioni ( 2 donne e due uomini) poi l’assessore attività produttive sceglierà la donna. Il Turano d’Arabia pescherà dall’ arem . Mai giocato a palla avvelenata?” afferma Angela Foti con tono provocatorio.
“La riforma dell’Irca ancora ferma al palo sul fronte aiuti al comparto produttivo- prosegue Angela Foti- ha visto approvare con un’aula spaccata a metà una bizzarra, e a modo di vedere evidentemente di molti , modalità della individuazione della quota rosa . L’assessore Turano pescherà da una rosa di nomi espressa dalle categorie del comparto il nome della donna . La proposta bocciata prevedeva che ad esprimere le due figure femminili fosse il governo che ha espresso parere contrario” .
“Più in generale per volontà del parlamento e non su proposta del governo viene introdotta la quota di genere nei Cda di enti sotto la vigilanza della regione. Peccato che ci voglia sempre una legge che impone per affermare un diritto dalla cui affermazione siamo ben lontani” così conclude Angela Foti di Attiva Sicilia.
Nel momento in cui vengono riconosciute ed apprezzate le capacità di qualsivoglia individuo, a prescindere dal fatto che si tratti di un uomo o di una donna, non occorre più affrontare la questione delle quote rosa, poiché siamo di fronte all’applicazione certa di un fondamentale principio costituzionale, quale l’eguaglianza sostanziale tra uomini e donne, in politica e in tutti gli atri contesti professionali.