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Un viaggio in mondi onirici, popolati da figure che si muovono in contesti impossibili, o giocano con il mondo, cercando di riscrivere il proprio destino. E’ una pittura stratigrafica, quella di Nicola Pucci (Palermo, 1966), dove ogni immagine è costruita alternando velature e pittura gestuale e materica, in una sequenza lunga e continuata nel tempo, sfacciatamente surreale ed estremamente realistica, carica di energie catartiche.
“Nicola Pucci. Opere 1999 – 2019” raccoglie gli ultimi vent’anni di pittura dell’artista palermitano: un’antologica, curata da Paola Nicita, che si apre sabato 1 febbraio a Villa Zito, sede della Fondazione Sicilia a Palermo, che la ospiterà fino al 29 marzo.
Una selezione di tele e sanguigne, e alcuni inediti, tra cui una scultura realizzata appositamente per l’esposizione, vera sorpresa per un artista che ha sempre e soltanto dedicato spazio e tempo alla pittura.
“Epifànica e sorprendente, la pittura di Nicola Pucci distrugge le immagini e le ricostruisce: Delenda Imago, Costruenda Imago – scrive Paola Nicita nel suo testo in catalogo – […] Nel silenzio roboante di una pittura precisa, oggettiva, rarefatta e concreta, scardinamento e rivoluzione sono le parole chiave del cambiamento: ma la modifica percettiva avviene senza alcun proclama, manifesto o guerriglia. Tutto è già accaduto, è lì, è sotto ai nostri occhi. […] E’ la lotta silente e tormentata tra materia e forma“.
E’ un gioco al massacro tra componenti realistiche, racchiuse in un nido, una “comfort zone” che sembra proteggere e invece delimita. Ciò che appare non è ciò che pare: realtà alterate, smantellate da intrusioni autorizzate. “Sulla tela, appaiono pseudocollage pittorici, che collocano nello stesso luogo e nel medesimo spazio eventi lontani e personaggi che non si erano mai conosciuti né incontrati“.
Tele popolate da personaggi vitali, non necessariamente umani, fermati nell’attimo, bloccati nella loro spinta, salto, entusiasmo; un flash improvviso che atrofizza gli atleti, i diletti tori, gli amici galli, li consegna ad un’irrealtà vorace in cui perdono di vista il loro habitat normale, distrutto da un’intrusione esterna, mastodontica, totalizzante.
Ogni opera di Nicola Pucci induce al racconto autonomo in cui i protagonisti vanno cercati tra i personaggi e i movimenti. E in una “quadreria” che, in vari formati, riassume alcuni dei passaggi fondamentali dell’opera dell’artista.
Il progetto espositivo, ideato dall’associazione Settimana delle Culture, realizzato con il sostegno della Fondazione Sicilia e il contributo della Presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana e di partner privati, permette di osservare l’evoluzione del linguaggio artistico di Nicola Pucci nel corso degli ultimi vent’anni: da una pittura figurativa estremamente realistica, che da sempre strizza l’occhio ad un dato di surrealtà, slittata poi, negli anni più recenti, ad una sorta di negazione, di cancellazione del linguaggio iperrealista, per approfondire alcuni aspetti maggiormente concettuali. Elementi provenienti da fonti diverse, coabitano in un unico dipinto. Le sue tele raffigurano gruppi omogenei di figure, spesso sospese nello spazio, ma unite in un dialogo silenzioso.