In Italia e in Sicilia ci sono sempre meno nascite e le famiglie con minori sono sempre più povere. Nel 2023 il nostro Paese ha conosciuto un nuovo record negativo per la natalità, con meno di 380mila nuovi nati.
Questo il primo significativo dato emerso dalla XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Un due tre…Stella. I primi anni di vita”, pubblicato da Save the Children.
Negli ultimi 4 anni i prodotti alimentari e i servizi per la prima infanzia hanno subito un incremento di prezzi molto alto (rispettivamente +19,1% e +11,3%), mentre solo un bambino su 3 tra 0 e 2 anni accede a un asilo nido, con – oltretutto – forti disparità territoriali.
La povertà assoluta colpisce il 13,4% delle bambine e dei bambini tra 0 e 3 anni, e circa 200mila di età compresa tra 0 e 5 anni vivono in povertà alimentare, in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Quasi un bambino su dieci della stessa fascia d’età ha sperimentato la “povertà energetica”, ovvero ha vissuto in una casa che in inverno non era riscaldata in modo adeguato.
La prima infanzia è un momento fondamentale per ognuno, il report evidenzia il fatto che sia necessario un cambiamento radicale delle politiche pubbliche e che il sostegno alla prima infanzia debba diventare un obiettivo prioritario al centro delle scelte della politica, a tutti i livelli.
L’Atlante dell’Infanzia (a rischio) 2024, curato da Save the Children, si concentra sui primi tre anni di vita dei bambini, un periodo cruciale per lo sviluppo cognitivo, socio-emotivo e fisico.
Il tema centrale è l’impatto delle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali che ostacolano il percorso di crescita, creando differenze già nei primi mille giorni di vita.
Nonostante le evidenze scientifiche sull’importanza di investire in questa fase, l’Italia rimane carente in politiche dedicate.
IlSicilia.it aveva già evidenziato in un precedente articolo nell’analisi del rapporto annuale sulla natalità e fecondità in Italia dell’Istat, come i dati del 2023 rivelano un continuo declino demografico nel paese. In un’Italia che invecchia, la Sicilia si era distinta on uno dei tassi di fecondità più alti del Paese, anche se il calo delle nascite si fa sentire anche sull’isola.
I dati del Mezzogiorno e in Sicilia
La XV edizione dell’Atlante dell’Infanzia 2024 offre un quadro allarmante della condizione economica e sociale di bambini e famiglie nel Mezzogiorno e in Sicilia al confronto con le altre regioni d’Italia.
Disuguaglianze strutturali, mancanza di servizi educativi e fragilità socio-economiche emergono come i principali ostacoli alla crescita delle giovani generazioni.
Gli “Spazi Futuri”
Una sezione apposita dell’atlante analizza il declino demografico italiano e le sue implicazioni. Nel 2023 sono nati solo 379.000 bambini, mentre il saldo naturale della popolazione continua a essere negativo.
Le previsioni dell’ISTAT indicano che entro il 2080 la popolazione potrebbe scendere a 46,1 milioni, con un aumento significativo della percentuale di anziani (35,4%).
In Sicilia, così come in altre aree del Mezzogiorno, permangono modelli familiari tradizionali che rallentano l’inverno demografico rispetto al Nord. Tuttavia, l’accesso ai servizi essenziali resta problematico, aggravando le disuguaglianze territoriali.
La nostra regione, in particolare, presenta indicatori contrastanti: da un lato, aree come Camporotondo Etneo mostrano un’incidenza di bambini 0-2 anni superiore alla media nazionale (4%), dall’altro, la regione subisce un progressivo spopolamento, specialmente nei piccoli borghi e nelle “aree interne” che risentono della dinamica.
La crisi delle nascite nei borghi siciliani
Nel 2023, la Sicilia, come molte regioni italiane, ha visto peggiorare il fenomeno dello spopolamento e del calo delle nascite, con molti comuni rurali che non hanno registrato alcun nuovo nato.
Questo dato rispecchia un trend nazionale: su 7.904 comuni italiani, 340 non hanno avuto nascite, e in 72 non vi sono bambini sotto i tre anni. Anche in Sicilia, molti borghi rischiano di scomparire, abbandonati da giovani famiglie che cercano migliori opportunità nelle città o all’estero.
I problemi alla base di questa crisi sono molteplici. La mancanza di servizi essenziali come scuole, asili nido e centri sanitari rende la vita nei piccoli centri poco attrattiva. Ad esempio, la dispersione scolastica in Sicilia raggiunge livelli allarmanti, con punte del 25%, ben al di sopra della media nazionale.
Inoltre, il calo delle infrastrutture e il digital divide aggravano l’isolamento di queste aree, riducendo le opportunità per le giovani famiglie e compromettendo il potenziale di crescita demografica.
Un aspetto positivo è rappresentato dai neonati di origine straniera, che in alcune aree compensano parzialmente il declino. Tuttavia, questa dinamica non è sufficiente per invertire il trend complessivo.
La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) punta a migliorare le condizioni di vita attraverso investimenti in servizi e infrastrutture, ma i risultati finora sono limitati e non uniformemente distribuiti.
Interventi urgenti sono necessari per incentivare la natalità, come il potenziamento dei servizi di base, politiche fiscali favorevoli alle famiglie e il miglioramento della rete educativa.
Senza queste misure, molti borghi siciliani rischiano di trasformarsi in spazi deserti, testimoni silenziosi di un’epoca ormai perduta.
Gli “Spazi per Nascere”
La genitorialità responsiva è il fulcro di questa sezione, che esplora il ruolo cruciale dei genitori nei primi anni di vita. Tuttavia, il contesto di povertà e marginalità sociale influisce negativamente sulla crescita dei bambini.
Nel 2023, il 15% dei nuclei familiari con figli piccoli era monogenitoriale, con le madri rappresentanti il 12,4% di questi casi.
La Sicilia presenta una delle percentuali più alte di bambini sotto i tre anni rispetto al resto del Paese, ma la povertà educativa e l’assenza di servizi adeguati compromettono le possibilità di sviluppo.
Save the Children sottolinea l’importanza di progetti come i laboratori educativi per genitori e figli, che mirano a rafforzare i legami familiari e a migliorare le competenze cognitive e relazionali dei bambini.
Gli “Spazi per Crescere”
Una sezione approfondisce il ruolo centrale della genitorialità nei primi anni di vita, sottolineando l’importanza di una “genitorialità responsiva”. Questo concetto implica una capacità dei genitori di rispondere prontamente e adeguatamente ai bisogni dei bambini, cruciale per il loro sviluppo cognitivo ed emotivo.
Tuttavia, in molte famiglie italiane, soprattutto nel Sud e nelle aree marginalizzate, la povertà limita le risorse disponibili per affrontare tali necessità.
Tra i dati più rilevanti, il 15% dei nuclei familiari con figli piccoli è monogenitoriale, con una predominanza di madri (12,4%) rispetto ai padri (1,6%).
In Sicilia, una regione con una maggiore percentuale di bambini sotto i tre anni, queste famiglie affrontano ostacoli significativi come la mancanza di servizi educativi e di supporto genitoriale.
Save the Children sottolinea che strumenti come i laboratori per genitori e figli e programmi di lettura precoce potrebbero contrastare queste disuguaglianze, favorendo un ambiente familiare più stimolante.
Viene affrontata anche la questione delle “interferenze tecnologiche” nella vita familiare, con un crescente uso degli schermi tra i bambini che rischiano di limitare le interazioni dirette.
Inoltre, si sottolinea il ruolo del congedo parentale, ancora poco utilizzato dai padri, come leva fondamentale per equilibrare i carichi familiari e promuovere un modello educativo più partecipativo.
Gli “Spazi di Incontro”
Gli spazi dedicati all’interazione sociale e all’educazione nei primi anni di vita sono cruciali per lo sviluppo dei bambini. Viene evidenziato nel report la carenza di asili nido e servizi educativi, con un focus sul loro impatto sulla socialità infantile e sull’equilibrio familiare.
L’Italia, e in particolare il Mezzogiorno, presenta gravi disparità nell’accesso a questi servizi: solo una minoranza dei bambini sotto i tre anni frequenta strutture educative.
In Sicilia, alcune aree hanno sperimentato iniziative innovative, come il “villaggio nido”, che integra educazione formale, assistenza alle famiglie e spazi di gioco. Questi luoghi fungono da punto di incontro per genitori, bambini e operatori, favorendo non solo lo sviluppo infantile ma anche la creazione di reti sociali per le famiglie.
Un altro elemento esplorato è il ruolo degli spazi all’aperto, che stimolano i sensi e incoraggiano la creatività dei bambini. Progetti di educazione outdoor, sebbene limitati, sono emersi come una risposta innovativa alle carenze infrastrutturali.
Tuttavia, il rapporto denuncia come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), pur dedicando fondi a questi temi, non abbia ancora prodotto risultati tangibili nelle aree più svantaggiate, inclusa la Sicilia.
Viene anche attenzionato nel rapporto l’importanza di una visione integrata degli spazi educativi, che vanno progettati non solo come luoghi di apprendimento ma anche di relazione e sostegno per le famiglie.
La crescita dei costi per la prima infanzia per le famiglie
Le spese legate alla nascita e ai primi anni di vita di un bambino sono aumentate sensibilmente negli ultimi anni, colpendo in modo particolare le famiglie a reddito medio-basso e accentuando le difficoltà nel Sud Italia, compresa la Sicilia.
Tra il 2019 e il 2023, l’inflazione ha fatto salire i costi dei beni e servizi per la prima infanzia più dell’indice generale dei prezzi (+16,2%). In particolare, il costo di latte e pappe è aumentato del 19,1%, mentre quello degli asili nido privati è cresciuto dell’11,3%, lasciando il Sud in maggiore svantaggio, data la minore diffusione di servizi comunali accessibili.
Le spese pre-nascita, come visite ed ecografie, sono cresciute del 37% dal 2014 al 2024, passando da 2.000 a oltre 2.740 euro. La maggior parte di queste spese è legata a visite (+58%) e farmaci (+59%), spesso aggravate dalla scarsa disponibilità di servizi sanitari pubblici nelle aree meridionali.
Nel primo anno di vita di un bambino, una famiglia spende tra 7.400 e 17.500 euro, con voci non comprimibili come latte e pappe (minimo 1.788 euro), pannolini (minimo 552 euro) e farmaci (minimo 454 euro).
La Sicilia e altre regioni del Sud, dove i redditi medi sono più bassi, sono maggiormente esposte all’impatto di questi aumenti, specialmente in un contesto di alta inflazione.
La carenza di asili pubblici e servizi di sostegno aumenta ulteriormente il peso economico per le famiglie siciliane.
Povertà assoluta e marginalità sociale
In Sicilia e nel Mezzogiorno, il rischio di povertà assoluta tra i bambini è significativamente più alto rispetto al resto d’Italia. Circa il 16,6% dei bambini sotto i 6 anni vive in abitazioni non riscaldate adeguatamente, una percentuale tre volte superiore a quella delle regioni del Nord (5,7%).
La povertà energetica si somma alla povertà alimentare: nel 2023, il 13% dei bambini meridionali tra 0 e 5 anni non ha avuto accesso regolare a pasti proteici, quasi il doppio rispetto al Nord (6,1%).
Disuguaglianze sanitarie e migrazione sanitaria
Un altro dato significativo è legato alla sanità. Nel Mezzogiorno si registra una carenza cronica di strutture pediatriche specializzate: le unità di terapia intensiva pediatrica sono 55, meno che nella sola regione Lazio.
Per casi complessi, le famiglie devono migrare verso il Nord, un fenomeno che evidenzia la disparità territoriale nei servizi sanitari.
Emergenza abitativa e povertà educativa
Al Sud e in Sicilia, la povertà abitativa è un problema diffuso. Case sovraffollate, senza riscaldamento o luce adeguata, rendono difficile per i bambini studiare o giocare in sicurezza.
Il disagio abitativo coinvolge una percentuale significativa di famiglie con figli minorenni, aggravando la già critica situazione economica.
La povertà educativa, definita come la mancanza di accesso a risorse culturali e opportunità di apprendimento, è strettamente connessa a questa situazione.
I programmi come “Spazio Mamme” cercano di fornire supporto a famiglie in difficoltà, ma restano insufficienti a coprire il fabbisogno.
Prospettive future per la Sicilia: proposte e opportunità
La situazione in Sicilia e nel Mezzogiorno richiede interventi strutturali urgenti per garantire ai bambini pari opportunità di crescita e sviluppo. Investire nella prima infanzia non è solo un atto di giustizia sociale, ma una necessità per il futuro economico e sociale del Paese.
Nel 2023, in Italia sono nati solo 379.000 bambini, una cifra che evidenzia con drammaticità la crisi demografica. Eppure, la vera emergenza non è solo il numero ridotto di nascite, ma l’incapacità di garantire a questi nuovi nati le condizioni necessarie per crescere.
La Sicilia, come il resto del Paese, affronta problemi profondi e strutturali: alti livelli di povertà educativa, carenza di asili nido e spazi adeguati per lo sviluppo infantile, disuguaglianze territoriali e sociali che condizionano l’intero percorso di vita dei bambini.
Eppure, il futuro non è scritto, e le soluzioni esistono. Il report dell’Atlante dell’Infanzia individua una serie di interventi chiave che potrebbero rivoluzionare la vita dei più piccoli, trasformando regioni come la Sicilia in luoghi di opportunità.
Investire sui primi anni di vita
La scienza ci dice che i primi mille giorni sono fondamentali per lo sviluppo di un bambino. È durante questo periodo che si gettano le basi per le capacità cognitive, emotive e fisiche future.
Perché allora non orientare le politiche verso questo obiettivo cruciale? Gli asili nido devono essere resi accessibili a tutti i bambini, soprattutto nelle regioni svantaggiate come la Sicilia.
Strutture ben distribuite, con standard di qualità elevati, potrebbero ridurre le disuguaglianze e favorire lo sviluppo sociale.
Una rete di sostegno per genitori e famiglie
Il ruolo delle famiglie è centrale, ma senza adeguati strumenti di supporto rischia di essere insostenibile. In Sicilia, dove molte famiglie si trovano in situazioni di precarietà economica, serve un sistema di sostegno capillare: congedi parentali paritari per madri e padri, agevolazioni economiche, e soprattutto percorsi nascita che integrino supporto psicologico, medico ed educativo.
L’introduzione di servizi domiciliari per neonati e genitori potrebbe garantire che ogni bambino riceva le cure necessarie nei primi anni di vita.
Spazi di incontro e educazione
La Sicilia, con il suo patrimonio naturale e culturale, offre un potenziale unico per creare luoghi di incontro e crescita. I “villaggi nido”, già sperimentati in alcune zone, potrebbero diventare modelli replicabili su larga scala.
Questi spazi integrano educazione, gioco e socialità, offrendo ai bambini l’opportunità di crescere in un ambiente stimolante e sicuro.
Anche gli spazi all’aperto, come parchi e aree verdi, devono essere valorizzati. In una regione esposta a fenomeni climatici estremi come la Sicilia, la progettazione di ambienti urbani sostenibili e a misura di bambino diventa un’urgenza non solo sociale ma ambientale.
Un approccio sistemico e universale
Il cambiamento richiede una “rivoluzione copernicana”: spostare il focus dai bonus e dagli aiuti occasionali verso una rete di diritti esigibili, garantiti universalmente a tutti i bambini e le famiglie.
Politiche integrate che coinvolgano Stato, enti locali, terzo settore e aziende private possono creare un ecosistema di opportunità, abbattendo le barriere che oggi limitano il potenziale dei più piccoli.
Un’opportunità per tutti
Non si tratta solo di una questione di giustizia sociale. Investire sulla prima infanzia è un investimento che genera ritorni economici significativi. Ogni euro speso in educazione precoce produce benefici multipli per il PIL, riduce il debito nel medio-lungo termine e aumenta l’occupazione, soprattutto femminile.
Guardando alla Sicilia, il report lancia un messaggio chiaro: serve una volontà collettiva per garantire a ogni bambino un futuro migliore. La bellezza dell’infanzia, con la sua scoperta, creatività e gioco, è una ricchezza da preservare e coltivare.
Ma, come sottolinea il report, per farlo è necessario “innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti”.
E allora, come in un gioco di bambini, la sfida è lanciata: un, due, tre… stella!
Fonte dati: Atlante dell’infanzia 2024 Save the Children