«Non tutte le generazioni avranno uno come lui. Uno come Luca nasce ogni cent’anni». Luca è Leoluca Orlando da Palermo. Il plurisindaco di Palermo che oggi compie i suoi primi 70 anni.
Estensore del complimento, a metà strada con la profezia, un vecchio segretario di sezione di provincia, nel 1983. Orlando era già saldamente all’interno della componente di Mattarella, con Mommo Giuliana che gira nei territori ad aggiustare la baracca litigiosa delle Dc.
La sera si andava tutti insieme al Cenacolo di Padre Pintacuda. Un centro studi dei gesuiti in Via Lehar a Palermo. Orlando lo frequenta. Spesso si cena insieme e si fa comunità con altri giovani emergenti della borghesia palermitana. Frequenta il Centro Arrupe prima ancora dell’arrivo di Padre Bartolomeo Sorgi. Tra quelli che vi vanno spesso i Mattarella, Sergio D’Antoni, Vito Riggio, quella che sarà l’ossatura di una parte del mondo sindacale palermitano. Un filo comune da sempre lega Orlando con la famiglia Mattarella e con Sergio, un rapporto antico e mai interrotto.
Un rapporto travagliato anche quello con Ennio Pintacuda. Non mancano poi gli scontri tra due personalità al fulmicotone. Ma resta la grande scommessa vinta, aver capito quasi 20 anni prima della sua fine che la Democrazia Cristiana era vulnerabile e si poteva cambiare. Anche da dentro.
Con lui poi ci sono: ‘Quelli del 1947’ generazione che vedrà in campo Enrico La Loggia, Francesco Musotto, Giuseppe Provenzano, Luigi Cocilovo.
Orlando comincia con loro ai blocchi di partenza. Molti di questi saranno avversari e competitor, con alcuni, Musotto, presidente della Provincia nel 1995 lo scontro sull’argomento tram o metropolitana è forte, ma anche il rispetto e l’amicizia non vengono mai meno.
A 33 anni è consigliere comunale a Palermo e assessore di Insalaco, sindaco per 100 giorni a Palermo nel 1984 e poi ucciso nel 1988 dalla mafia.
A meno di 40 anni Orlando si mette in testa di scompaginare all’interno la Dc di Salvo Lima e di Gioia. Un feudo blindatissimo di potere. Ci riesce facendo il sindaco la prima volta nel 1985 con la giunta ‘esacolore’. C’è l’esperienza di Città per l’uomo con Giorgio Gabrielli e Nino Alongi, nata agli inizi degli anni ottanta.
Intanto nella Dc c’è un leader di troppo, cioè lui. Inizia la fase che oggi potremmo definire ‘grillina’ ante litteram di Orlando che si intesta il movimento de La Rete. Orlando farà il sindaco di Palermo dal 1993 al 2000. La Rete supera lo slancio e lo spontaneismo del movimento e diventa gruppo di governo, quello che ancora deve riuscire ai 5stelle.
In mezzo le esperienze di europarlamentare, la candidatura contro Cuffaro andata male nel 2001 e il secondo doppio mandato conquistato nel 2012 contro Ferrandelli, battuto qualche mese fa per la seconda volta.
Un uomo carico di splendidi difetti, egocentrico, narciso, ma anche determinato, cocciuto.
Soprattutto una personalità dotata di un intuito politico fuori dal comune. Sempre il più marcato, ma sempre quello che riesce a farsi dare palla, Orlando.
Apre alle opposizioni. Divide e governa. Coglie i pretesti per rompere quando le cose non lo convincono, senza sporcarsi le mani. Gerontocrate della politica siciliana lo definiscono malignamente tutti quelli che lo subiscono ancora in campo e gli sorridono con cordialità.
Oggi Orlando compie 70 anni. La politica siciliana gli rende onore, ai suoi difetti e al suo incommensurabile carisma.