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Il colloquio

Autonomia differenziata, Barbagallo: “La sanità non può essere sacrificata, no al partenariato pubblico-privato”

giovedì 1 Agosto 2024

Con il regionalismo differenziato i rischi di acuire le disuguaglianze tra Nord e Sud non vanno sottovalutati. Rischi legati soprattutto ad una maggiore autonomia nell’ambito della sanità pubblica e in particolare il raggio d’azione considerato riguarda due punti: gli adempimenti Lea -Livelli essenziali di assistenza-  e la mobilità sanitaria.

E’ una delle ragioni che ha spinto il Partito democratico “a correre ai ripari” con una campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. “Abbiamo superato le 30 mila firme”, ha detto il leader dei dem in Sicilia Anthony Barbagallo. Il deputato alla Camera non nasconde la sua preoccupazione anche per quanto riguarda il progetto della Regione di aprire un partenariato pubblico-privato nel campo della sanità siciliana, concepito come strumento per attutire i disagi degli utenti a partire dalle lunghe liste d’attesa che mettono a dura prova la performance dei presidi sanitari.

Dunque, non sarebbe una soluzione tampone? Il segretario regionale non è d’accordo evidenziando alcuni aspetti che pesano sul sistema sanitario regionale come i tagli alla sanità e la carenza di personale che, a loro volta, continuano a produrre ritardi sul fronte della domanda delle prestazioni richieste.

“Il governo Musumeci ha perso la grande occasione di utilizzare durante il Covid quelle risorse per migliorare la sanità pubblica. Adesso il governo Schifani concretizza uno degli obiettivi annunciati all’inizio della legislatura che consiste nel favorire la sanità privata a discapito dei cittadini. Le liste d’attesa stancano i pazienti che spesso rinunciano alle cure. Purtroppo non c’è un aumento del tetto di spesa sanitaria”.

Poi si aggiunge un altro fatto messo in luce da Anci Sicilia, quello legato alle criticità della spesa socio-sanitaria a carico dei comuni siciliani che si ripercuotono negativamente sull’erogazione dei servizi e sulla possibilità di fare adeguatamente fronte alla spesa sociale in favore dei soggetti fragili. “È una storia vecchia – continua Barbagallo-  ho fatto il sindaco per 10 anni e i comuni già da anni vivevano queste criticità, tuttavia la spesa era sopportabile perché prima c’erano più risorse economiche, adesso sono costretti a ridurre i costi. Il dramma maggiore lo vivono gli enti locali in dissesto e predissesto finanziario. La Regione si deve fare carico di questi problemi”.

Anche sulla manovra estiva approvata all’Ars, Barbagallo non risparmia le sue riflessioni soprattutto dopo il disco rosso dell’aula al ddl sulle Province.

L’ennesimo colpo al governo, un tonfo annunciato perché c’erano già avvisaglie all’Ars. Schifani indichi le elezioni di secondo livello e fissi la data. Ogni ulteriore passaggio o tentativo di passaggio all’Ars è una forzatura e fa solo figuracce. In aula non c’è più la leadership che supporta il presidente della Regione, c’è una sorta di liberi tutti, ogni volta che c’è il voto segreto mancano di fatto i voti della maggioranza. Ci sono deputati nuovi che sono slegati dalle logiche e neanche questo è bastato. Il rinvio dei provvedimenti dettato dall’allontanamento di Falcone non è servito a trovare la quadra. La destra prende solo voti in Sicilia ma non ha un progetto”.

“La manovra ter è un insieme di pannicelli caldi che non risolve i problemi dei siciliani. Si dovevano affrontare i grandi temi come la siccità e la crisi idrica, basta con i ritornelli dei tavoli tecnici. C’è una nota del dipartimento regionale della Protezione civile che scarica la responsabilità ai sindaci e non è tollerabile. Abbiamo delle competenze specifiche come la gestione delle emergenze e il governo le deve utilizzare per trovare soluzioni, le stesse che dovevano essere individuate in questa manovra estiva. Lo stesso vale per gli incendi, non funziona la prevenzione e ogni anno vengono incendiate le stesse aree.
I trasporti rappresentano un’altra emergenza siciliana. La Regione partecipa negli aeroporti della Sicilia, con la mini finanziaria poteva garantire qualche posto in più per i traghetti. Scandaloso un fatto che voglio evidenziare: il volo da Palermo a Roma ha subito l’altra volta cinque ore di ritardo, in un posto normale la Protezione civile avrebbe mandato le bottigliette d’acqua ai bambini e agli anziani. La Gesap mette a circa 3 euro le bottigliette d’acqua e i panini a 10 euro. Cose mai viste, e la Regione che fa?”.

La questione della siccità e della scarsa risorsa idrica ha destato delle polemiche e le cronache hanno addirittura parlato di fuga dei turisti dall’Isola per paura di non avere l’acqua a disposizione. Dubbi poi finiti nel nulla, dato che il boom delle prenotazioni e l’incremento del numero dei passeggeri negli aeroporti testimoniano la presenza di milioni di turisti.

“Il ministro della Protezione civile è siciliano e non si può fare uno scarica barile continuo. Abbiamo una emergenza vera che è anche quella della cenere vulcanica, crea problemi non indifferenti ai comuni della zona. Ormai è una normalità per i sindaci dei territori che insistono ai piedi dell’Etna. Eppure la protezione civile nazionale e regionale non riescono a garantire attrezzature per spazzare la cenere”.

Per alcuni anni sono stato assessore al Turismo e credo che la nostra sia una Regione che comunque è abituata ad accogliere e che nonostante i disastri del governo regionale e nazionale- perché c’è una responsabilità di Salvini rispetto ai collegamenti infrastrutturali- la Sicilia si rimbocchi sempre le maniche. Il boom di presenze c’è grazie alle bellezze straordinarie della nostra terra e al maggior numero di siti Unesco presenti sul nostro territorio. Le nostre strutture ricettive riescono ad assorbire la presenza dei turisti, tuttavia c’è da dire che i numeri potrebbero incrementarsi del 40% in più se si adottassero misure maggiormente strategiche. Il vuoto nella manovra esiste anche su questo fronte. È possibile che un turista non riesca a spostarsi da una città metropolitana ad un’altra perché non ci sono mezzi di collegamento?”.

I temi da affrontare sono tanti, soprattutto quelli sociali: la povertà è uno di questi. “In questa fase il Sud sta diventando sempre più povero, il governo ha tagliato il fondo per l’insularità, ha fallito sulle misure sociali e sulle Zes che sono state accorpate. Aveva detto che sarebbe stato finanziato il 60 per cento e invece è finanziato solo il 10 per cento delle attività. Non si parla più di fiscalità di vantaggio, è stata ridotta la decontribuzione al Sud. Occorre un reddito universale per combattere la povertà, oltre al salario minimo che doveva essere trattato alla Camera”.

 

 

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