Il voto alla riforma che prevede l’attuazione dell‘autonomia differenziata passa da un principio inderogabile: garantire l’omogeneità dei livelli essenziali di prestazione (Lep) da Nord a Sud.
I Lep sono attualmente in corso di definizione e soprattutto non è chiaro come saranno finanziati, ma per la Regione Siciliana la loro tutela, affinché siano armonizzati e uniformi tra i territori, non può essere trascurata.
Il Senato ha dato l’ok al ddl voluto dalla Lega e dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli. Ora il testo passa alla Camera per l’approvazione definitiva. La mission del progetto è quella di decentralizzare diverse competenze: dare, cioè, alle Regioni la possibilità di decidere autonomamente su ben 23 materie e funzioni, come salute, lavoro, ambiente e istruzione.
“Siamo d’accordo, ma saremo vigili rispetto alla definizione dei lep”, ha affermato il capogruppo della Lega all’Ars Marianna Caronia. Un tema rispetto al quale sarà necessario mettere in atto una buona concertazione con Roma per sovrastare la paura di quanti pensino che il divario tra territori, che già esiste, si possa ampliare.
“La Regione farà valere la sua voce, la Lega ci rassicura e rimando al mittente tutte le preoccupazioni. I timori della sinistra appaiono più strumentali che sostanziali”.
Secondo il centrodestra l’applicazione dell’autonomia differenziata rappresenta un’occasione per la Sicilia da non perdere, alla luce della riduzione del debito pubblico e del risanamento delle finanze della Regione che cominciano a funzionare. Il governo regionale ha parlato nei giorni scorsi di conti in ordine e riduzione del disavanzo, il 2023 si è chiuso con un aumento delle entrate tributarie: circa 1,3 miliardi di euro con un incremento di oltre il 10% rispetto al 2022. L’accordo Stato-Regione 2023 consente, inoltre, di liberare una parte importante di risorse economiche per oltre 600 milioni di euro l’anno, attraverso la riduzione della compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria nazionale. Un accordo che vale 2,2 miliardi di euro fino al 2027 e 4 miliardi di euro fino al 2030.
Per queste ragioni, la deputata all’Ars è soddisfatta e fiduciosa. “Il nostro gettito erariale, grazie agli incrementi che abbiamo registrato, diventa più cospicuo permettendo una boccata d’ossigeno non indifferente –aggiunge Caronia-. Oggi, quindi, le casse della Regione godono di buona salute. Un fatto non trascurabile dato che si prevede di partecipare con una parte delle proprie finanze. La Regione vedrà, finalmente, riconosciute le nostre prerogative dal punto di vista economico e, soprattutto, statutario. Siamo fiduciosi nell’operato del ministro Matteo Salvini che ha dimostrato particolare interesse per il Sud e per l’Isola”.
I critici la chiamano “secessione dei ricchi“.
Secondo il vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola, la riforma “sarebbe un disastro per la Sicilia. Un bambino che studia in Sicilia avrebbe una istruzione diversa da quella prevista per un bambino che studia in Lombardia. È una secessione per legge che metterà in difficoltà la nostra Regione. Mi spiace vedere che il governo Schifani non faccia opposizione a questo progetto. Forse pensa di trovare un accordo sulla non impugnativa del ddl che reintroduce le Province?“.
Il bilancio della Regione “non è una garanzia – prosegue il deputato regionale del M5s– non illudiamoci che le casse siciliane possano incidere su settori importanti come l’istruzione o la sanità e altri fattori che al momento tengono unita l’Italia. Indipendentemente da dove vivi, per legge, abbiamo tutti gli stessi diritti. Con l’autonomia differenziata non sarà così perché la Regione avrà delle competenze su alcune materie che secondo me sono fondamentali. Le diseguaglianze tra regioni più ricche e regioni più povere aumenteranno. Laddove la sanità funziona meglio, tenderà a migliorare. Il governo di destra mette in avanti gli interessi dei partiti e non dei siciliani“.