Oggi davanti al gip di Termini Imerese Michele Guarnotta l’interrogatorio di garanzia del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, indagato per abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti, violazione del segreto d’ufficio e falso ideologico insieme ad altre 22 persone tra vicesindaco, dipendenti comunali, imprenditori e un ispettore della polizia municipale.
A Cinque è stato imposto l’obbligo di firma. Il gip, che ha ridimensionato le accuse contestate al primo cittadino in più punti, ha infatti respinto la richiesta di domiciliari avanzata dai pm.
“Non ho alcuna intenzione di avvalermi della facoltà di non rispondere. Cercherò di chiarire la mia posizione”, ha detto prima di entrare nell’aula del gip.
“Abbiamo fornito un quadro più ampio della vicenda che si basa solo sulla denuncia di una dirigente, guarda caso sottoposta a procedimento disciplinare”.
Ha detto Cinque alla fine dell’interrogatorio. ‘‘L’ipotesi di reato è comunque uscita fortemente ridimensionata dalla misura del gip che ha escluso il reato di turbativa d’asta. Da ottobre peraltro, finita l’emergenza, il servizio è gestito direttamente dal Comune”.
“Ribadisco quel che dissi all’assessore, ci vuole proporzionalità. Non si può dare una multa di 20mila euro a chi ha costruito una verandina abusiva equiparandolo a chi edifica in zona vincolata”, ha affermato riferendosi alla sua conversazione con un assessore, intercettata nell’ambito dell’indagine che lo vede coinvolto con altre 22 persone. Cinque, commentando la multa che era stata irrogata a un suo familiare per un abusivismo, diceva al telefono che si trattata di una somma eccessiva. E bacchettava la ex collega di partito, Claudia Mannino, firmataria della norma che aumenta le sanzioni pecuniarie per gli abusivismi.
“Il fenomeno va storicizzato e contestualizzato – spiega – e poi un politico deve comprendere i problemi reali. Non siamo più negli anni dei grossi abusi”. “La Mannino dovrebbe occuparsi delle vicende che, mi dicono, riguardano alcuni suoi familiari”, conclude.
Al termine dell’interrogatorio i suoi avvocati, Vincenza Scardina e Antonio Di Lorenzo, hanno chiesto la revoca della misura cautelare.