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Banca Nuova: chiusura filiali in Sicilia in vista della fusione con Intesa Sanpaolo

giovedì 11 Gennaio 2018

Si conoscerà a febbraio l’elenco delle filiali di Banca Nuova che in Sicilia dovranno chiudere i battenti. È questo uno dei passaggi preliminari della fusione tra l’istituto di credito con Intesa Sanpaolo, prevista per il 9 aprile prossimo. L’obiettivo è quello di razionalizzare la rete integrando gli sportelli territorialmente troppo vicini ed eliminando quelli che hanno il peggiore rapporto tra costi e ricavi. Le prime indiscrezioni parlano di 27 sovrapposizioni, mentre l’operazione non ha ripercussioni sul posto di lavoro dei dipendenti.

La notizia dell’accorpamento era nell’area da mesi. In seguito al decreto salva banche adottato dal governo nel giugno del 2017, infatti, Banca Nuova, in quanto controllata della Banca Popolare di Vicenza, è entrata a far parte del gruppo Intesa Sanpaolo. L’annuncio ufficiale della fusione è arrivato due settimane fa, il 27 dicembre scorso. A comunicarlo è stata la stessa Intesa Sanpaolo dopo aver ottenuto il via libera all’operazione da parte della Banca centrale europea.

La riorganizzazione riguarda tutte le filiali del Gruppo e per quanto riguarda Banca Nuova le 85 filiali dislocate per la maggior parte in Sicilia.

Nell’Isola sono 71, 13 in Calabria e 1 nel Lazio. L’accordo prevede il dimezzamento del totale delle agenzie derivante dall’accorpamento. Di questo taglio il 66% deve essere effettuato all’interno del perimetro delle banche venete, mentre il 33% all’interno del gruppo Intesa Sanpaolo.

Una volta completata la fusione, quindi, i dipendenti della Servizi bancari transiteranno in Intesa Sanpaolo. Nell’Isola si tratta di 42 persone: 1 a Licata, 21 a Palermo e 20 a Trapani. “Nessuno perderà il posto di lavoro”, precisa Mario Di Piazza, coordinatore della First Cisl per l’area Sicilia di Intesa Sanpaolo. Questo grazie anche al massiccio piano di incentivi all’esodo, portato avanti in questi mesi su tutto il territorio nazionale, che ha visto l’adesione di 1.000 dipendenti delle banche venete e di 6.000 di quelli di Intesa.

Numeri che hanno costretto il Gruppo ad allungare i tempi dell’accompagnamento del personale alla pensione, ma che allo stesso tempo gli consentiranno di avviare nei prossimi tre anni un programma di assunzioni di 1.500 persone con formule diverse. Tra queste i cosiddetti “nuovi mestieri”, oggetto del piano industriale in via di definizione, e i “contratti misti” per l’assunzione di giovani con la formula in parte del tradizionale rapporto di lavoro bancario dipendente ed in parte di quello libero professionale attraverso partita iva.

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