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Puntata numero 115 di Bar Sicilia a Catania, con l’amministratore delegato della Sac, la società che gestisce l’aeroporto internazionale del capoluogo Etneo, Nico Torrisi, che ha risposto alle domande di Maurizio Scaglione e Manlio Melluso.
Il Primo argomento non poteva che essere la ripartenza delle attività dello scalo – dieci milioni di passeggeri superati nel 2019 – con le nuove norme di sicurezza per il contenimento del contagio del coronavirus: “Non mi sento di dire che siamo tornati alla normalità – dice Torrisi -, perché il coronavirus non è un fenomeno superato. Abbiamo sentito il dovere di fare più di quanto previsto dalle norme per garanti e il massimo della sicurezza per chi viene ogni giorno in aeroporto e, nella fase della piena emergenza, lo abbiamo fatto anche per chi ha avuto la necessità di viaggiare durante quel periodo“.
Altro argomento di attualità, la polemica su Alitalia, con la decisione di lasciare Trapani, e la situazione dei vettori in Sicilia: “C’è sempre stata polemica con Alitalia – dice Torrisi – Ci saranno molti voli su Catania e Palermo, io mi auguro che si possa trovare la quadra su Comiso e sulla stessa Trapani, ma Alitalia non sta abbandonando la Sicilia“.
Diverso il discorso del ‘caro voli‘: “Ho sempre detto che noi siciliani siamo isolani e molto isolati: quando un biglietto per andare da Roma o Milano a Catania o a Palermo costa 600 o 700 euro, più di quanto costi raggiungere New York, certamente la cosa risulta intollerabile. E’ vero anche che queste sono dinamiche regolate dal mercato. Sarà importante la continuità territoriale. Il gestore – prosegue Torrisi – può incidere sul calo tariffario aumentando il numero dei passeggeri una maggiore concorrenza“.
Sulle ricadute dell’emergenza coronavirus sull’attrattività della Sicilia, Torrisi si mostra ottimista: “L’Isola da sempre riesce a essere un prodotto unico separato dal brand Italia, viene percepito come un prodotto vincente. Un sondaggio parla del fatto che la Sicilia sia in cima ai sogni degli italiani che vogliono viaggiare nel loro Paese, se guardiamo al turismo domestico”.
Oltre ad essere a capo della società che gestisce l’aeroporto di Catania, Nico Torrisi è presidente regionale di Federalberghi. Le strutture ricettive sono state tra quelle falcidiate dalla crisi dovuta al COVID-19. Sulle politiche nazionali e regionali per il turismo, Torrisi dice la sua: “Il turismo è stato il primo a essere messo in ginocchio e sarà l’ultimo a rialzarsi. Un albergo su cinque non riaprirà. Abbiamo chiesto l’esenzione di alcune cose assurde che si devono pagare. C’è stata concessa l’esenzione della prima rata dell’Imu, sicuramente gradita. Abbiamo fatto richiesta di esenzioni delle imposte locali. In finanziaria regionale sono stati stanziati fondi ai comuni per le esenzioni delle imposte locali per il settore alberghiero ed extralberghiero, ora ci aspettiamo che i comuni si comportino di conseguenza. A livello nazionale ci saremmo aspettati tanto di più. Il 95% delle strutture ricettive a chiuso a marzo, siamo a metà giugno: la crisi mi pare già consolidata. L’assessore Messina ha fatto un ragionamento, i 75 milioni sono una cifra importante, ma anche lì… ci dobbiamo spicciare.
Immancabile una battuta sulle infrastrutture siciliane, visto il passato da assessore regionale dell’amministratore delegato Sac: “Lo stato delle infrastrutture siciliano è assolutamente pietoso – taglia corto Torrisi –, oggi per andare da Palermo e Catania si impiegano due ore e mezza perché si fa praticamente tutta la strada su una sola corsia. Le nostre autostrade vanno rifatte e bisogna farne di nuove”. Poi una postilla:“Sul nostro aeroporto, tutti mi chiedono della nuova pista. Noi saremmo felici di farla, ma prima bisogna interrare un pezzo di ferrovia. Rfi ci dice che ci vogliono 5 anni. Lo sviluppoche ci piacerebbe – conclude – è un po’ più rapido“.