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Bartolo, “A Lampedusa faremo il database sanitario dei migranti”

lunedì 19 Dicembre 2016

Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa protagonista di Fuocoammare, ha dato il via al progetto “Sanità di frontiera”. Per cinque giorni medici, docenti e allievi si sono confrontati scambiandosi esperienze, competenze e best practice sul tema dell’immigrazione. Si tratta di un corso di Educazione Continua in Medicina “Salute e migrazione: curare le persone oltre i confini”. Ne seguiranno altri. A corredare il corso anche visite alle strutture di accoglienza dell’isola, al poliambulatorio di Lampedusa diretto proprio da Bartolo, al Centro di Primo Soccorso Accoglienza Cpsa e alle navi della Marina Militare e della Capitaneria di Porto, assistendo anche ad uno sbarco dopo una traversata nel Mediterraneo. A tenere gli incontri docenti provenienti dalle più rilevanti realta’ connesse al mondo della medicina, della psicologia e della mediazione culturale delle migrazioni, insieme a Oms, Medici Senza Frontiere, Iss, Emergency, Asp6 di Palermo, Regione Sicilia, UNHCR, Croce Rossa Italiana, Simm – Societa’ Italiana Medicina delle Migrazioni, Inmp, Save the Children, Marina Militare, Guardia Costiera e tanti altri esponenti delle maggiori realta’ impegnate per i migranti riuniti a Lampedusa, con oltre 30 medici, psicologi, infermieri, mediatori culturali e assistenti sociali per il progetto di formazione e scambio di best practice. Il progetto “Sanità di Frontiera” non si esaurisce qui. Oltre agli altri corsi che saranno replicati durante il 2017, si articolerà  in altre tre fasi: l’istituzione di un’alta scuola di formazione per medici, dipendenti Asl e organizzazioni del settore, la realizzazione di una piattaforma digitale finalizzata alla condivisione dei dati sanitari relativi ai migranti con una cartella clinica condivisa, accessibile da remoto, in modo tale che anche altri medici siano sempre informati sul loro stato di salute e sulle vaccinazioni già  fatte; la creazione di Child Friendly Spaces a Lampedusa e a Roma per ricreare spazi a misura di bambino, dove i piccoli migranti possano sentirsi a casa e vivere serenamente la loro infanzia, oltre che assistenza sanitaria e psicologica sul campo e mediazione culturale.

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