Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto a Partanna le celebrazioni per i 50 anni del terremoto che ha devastato il Belìce.
Durante la cerimonia, momenti toccanti quando sono state consegnate le “targhe alla memoria” a coloro che si distinsero in occasione del tragico sisma per l’aiuto prestato alle popolazioni terremotate.
Ricordati i quattro vigili del fuoco Giuliano Carturan, Savio Semprini, Alessio Mauceri e Giovanni Nuccio; l’appuntato dei Carabinieri Nicolò Cannella.
Una terza targa alla memoria di Don Antonio Riboldi è stata consegnata al vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero: “Si sentiva uno di noi pur essendo un uomo del Nord, si è fatto nostro fratello e nostra voce in tutto”, ricorda Mogavero.
Riconoscimento anche a Ivo Soncini, il vigile del fuoco che per primo soccorse ed estrasse dalle macerie Eleonora Di Girolamo, la piccola “cudduredda” che morì alcune giorni dopo il salvataggio.
Dopo la serenata “Cocciu d’Amuri” di Lello Analfino “dedicata alla Sicilia, di cui siamo innamorati”, l’attore napoletano Alessandro Preziosi ha letto alcuni frammenti del monologo “Nel ricordo della Valle del Belice”. Mezzo secolo dopo, un modo per non dimenticare e guardare al futuro.
Mattarella è stato accolto tra gli applausi dentro e fuori l’Auditorium “Giacomo Leggio” della cittadina trapanese.“Non possiamo non ricordare che allo Stato e al Governo che il Belice è ancora creditore, come ha anche accertato l’ultima Commissione bicamerale sulle questioni della ricostruzione nel 1996, in cui si dà atto del fallimento dell’intervento dello Stato – ha detto – non è più rinviabile la necessità che le istituzioni onorino il loro debito. Noi vogliamo costruire bellezza”.
Un monito a completare la ricostruzione è venuto dal presidente della Regione, Nello Musumeci, una ricostruzione “iniziata tardi e male” che certifica “un parziale fallimento” dello Stato.
“E’ sempre triste dover parlare nella commemorazione degli eventi, specie quando la forza della natura devasta territori e miete centinaia di vittime sconvolgendo decine di comunita’ – ha detto Musumeci -. Significa riaccendere in molti tra voi emozioni e commozioni, sentimenti di dolore provati e vissuti in quelle tragiche notti. Riaffiorano oggi nella mia mente le sensazioni che provai allora, da studente di terza media, quando nell’altra parte dell’Isola la tv ci consegnava le prime immagini di paesi ridotti in macerie, del pianto dei sopravvissuti, dei generosi soccorritori che scavavano nel fango”.
“I sindaci sono il riferimento primo delle nostre comunità che compongono il nostro Paese – ha detto Mattarella -. Nei giorni scorsi alcuni sindaci del Belìce hanno detto: stiamo costruendo il futuro. Questa affermazione non e’ soltanto un messaggio di rassicurazione ma manifesta orgoglio protagonista, determinazione per lo sviluppo della vita di queste comunità, convinzione di poter superare, con il necessario sostegno della comunità nazionale, le difficoltà che rimangono nel presente. Quelle parole manifestano ragionevole, fondata fiducia nel futuro. Questa zona ha sollecitato l’intero Paese, per più aspetti a rinnovarsi”.
Ad ascoltare l’intervento del capo dello Stato, tra gli altri, il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, il sottosegretario alla Salute, Davide Faraone, gli assessori regionali Roberto Lagalla (Formazione) e Vittorio Sgarbi (Beni culturali), il senatore di Forza Italia, Renato Schifani, il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo, il presidente di AnciSicilia e sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.