La grande produzione operistica di Vincenzo Bellini condensata e ricapitolata in unico concerto dal titolo e dal percorso eloquente, “Dal Pirata ai Puritani”. Questo il focus della sontuosa inaugurazione del Bellini International Context, il ricco “contesto” multidisciplinare intitolato al Cigno catanese, direttamente promosso e organizzato dalla Regione Siciliana, con la partnership di importanti istituzioni artistiche e culturali dell’Isola. Un cartellone che si snoderà lungo l’intero mese di settembre e fino al 2 ottobre, nei luoghi storici della città natale del compositore.
Per il gran gala lirico di apertura, fissato l’1 settembre nel piazzale di Villa Bellini, ad applaudire gli straordinari interpreti c’erano il gran pienone degli spettatori e un parterre de rois, a cominciare dal presidente della Regione Nello Musumeci e dall’assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo Manlio Messina, che hanno fortemente voluto la nascita di un festival in grado di imporsi quale volano di turismo culturale, già dalla scorsa edizione con ospiti d’eccezione come Riccardo Muti, Placido Domingo, Leo Nucci, Lisette Oropesa, Davide Livermore.
Stelle di fama mondiale riserva anche questa edizione 2022, fin dal concerto d’esordio che schierava l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania, direttore Beatrice Venezi, voci soliste il soprano Vittoria Yeo e il tenore Marco; maestro del coro Luigi Petrozziello.
Il programma prendeva le mosse dall’opera Il pirata – in scena per la prima volta nel 1827 alla Scala – che si rivelò di fatto per il Nostro una sorta di debutto nazionale, anche se l’Italia all’epoca non era ancora una nazione e Milano era Lombardo Veneto. Da qui una parabola in ascesa che approderà all’ultima fatica, I Puritani, accolti trionfalmente a Parigi nel gennaio 1835, circa otto mesi prima della prematura dipartita del compositore.
L’itinerario musicale della serata si articolava dunque in un florilegio di brani strumentali, corali e solistici tratti da cinque melodrammi considerati vere e proprie pietre miliari della produzione operistica dell’800.
Dal romanticissimo Pirata sono state eseguite la splendida ouverture e la scena finale della allucinata follia di Imogene con relativa aria e cabaletta. La straniera, data in prima assoluta sempre alla Scala nel 1829 e foriera di un altro eclatante successo, è stata offerta al pubblico nella delicata pagina “Voga, voga, il vento tace”. La poco fortunata Zaira, che aveva inaugurato il Teatro Ducale di Parma nel 1829, segnò invece una tappa di stasi nella produzione del musicista, trovando però l’anno dopo una appagante rivalsa con la straordinaria affermazione de I Capuleti e i Montecchi, in première al Teatro La Fenice di Venezia nel marzo 1830.
Per il gala alla Villa il direttore artistico Fabrizio Maria Carminati ha selezionato l’ouverture e alcuni fra i brani più significativi: l’introduzione e il coro dei Partigiani di Capellio, nonché la cavatina di Tebaldo “È serbata a questo acciaro” con relativa cabaletta.
A seguire alcuni numeri di Norma, terzo titolo belliniano presentato alla Scala di Milano il 26 dicembre del 1831, creazione unanimemente ritenuta un vero e proprio caposaldo di tutta la storia del melodramma, dalle sue origini ai giorni nostri. Oltre alla sinfonia, sono state proposte la celeberrima aria della protagonista eponima “Casta Diva”, seguita dalla virtuosistica cabaletta “Ah! bello a me ritorna”. A estremo suggello della brillante crestomazia belliniana sono stati posti brani da I Puritani, l’introduzione ecoro “All’erta…! All’erta” e la sortita di Arturo “A te, o cara”. Fino all’esaltante bis del duetto “Vieni tra queste braccia”.
Sul podio Beatrice Venezi, dal gesto autorevole e insieme aggraziato, appena trentenne e dalla carriera già blasonata, tra le poche donne al mondo a dirigere orchestre a livello internazionale. Di alto rango il soprano Vittoria Yeo, voce prediletta di Riccardo Muti, e il tenore Marco Ciaponi, autentici beniamini delle platee che animano i teatri più prestigiosi. E se la vocalità brunita e sapiente della promadonna coreana ha fatto vibrare le corde più profonde di eroine come Norma e Giulietta, Imogene ed Elvira, dal canto suo il tenore italiano – con le sue note svettanti, l’aderenza stilistica, un fraseggio espressivo – ha dato rinnovata linfa a ruoli come quelli di Arturo, Tebaldo ed Elvino, da sempre appannaggio di pochissime ugole in grado di scalare quelle impervie tessiture.
Un inizio in grande stile per il Context belliniano che proporrà una kermesse di un mese e più tra opere e concerti, ma anche danza, mostre, cinema e incontri culturali.