La Sicilia è la prima regione d’Italia per immobili sequestrati e confiscati alla mafia non ancora assegnati. Nell’Isola sono quasi seimila, secondo i calcoli di Libera, l’associazione che fa capo a Don Ciotti, che per la precisione ne ha contati 5.812 . Case, uffici, terreni che non hanno un proprietario e che restano, dunque, improduttivi.
La fetta di beni sequestrati e confiscati che non sono ancora stati assegnati in Sicilia, inoltre, è abbastanza grossa anche rispetto all’intera ‘torta’ del territorio nazionale che conta in tutto 17.387. La regione, infatti, distanzia di gran lunga le altre dello Stivale: a seguire in questa particolare classifica, a quota 2.465 beni troviamo la Campania, a 2.028 la Calabria. Poi la Lombardia, con 1.798 beni non assegnati, il Lazio con 1.268, la Puglia con 1.038 e il Piemonte a quota 770.
Una fotografia che definisce uno spaccato della diversificazione dell’economia criminale nel territorio nazionale. Se non stupisce, infatti, trovare ai primi posti regioni dove la criminalità organizzata ha una storia radicata nei decenni, più inquietante è trovare in alto alla classifica regioni come la Lombardia o il Piemonte.
Libera esprime preoccupazione sull’ipotesi di gestione dei beni confiscati prevista nel decreto sicurezza. Per chiedere al Parlamento e al Governo di fermarsi e rivedere il Decreto sicurezza, aprendosi al confronto e al dibattito, l’associazione, insieme con Anpi, Acli, Arci, Avviso Pubblico, Legambiente, Cgil, Cisl, Uil, Link Coordinamento universitario, Unione degli Studenti e Rete della Conoscenza hanno manifestato ieri a Piazza Santi Apostoli, organizzando un presidio pubblico.