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Beppe Alfano, cronista scomodo “ucciso dal piombo, seppellito dalla memoria”

domenica 8 Gennaio 2017

Beppe Alfano è stato ucciso 24 anni fa a Barcellona Pozzo di Gotto. Piombo mafioso per far tacere un cronista scomodo. Oltre le commemorazioni resta la rabbia. Il sentimento di chi è rimasto, come la figlia Sonia Alfano. Amarezza e delusione, questo il mix che si prova a veder negato il proprio diritto alla giustizia, alla verità. Intervistata dal portale “tribupress”, Sonia Alfano attacca senza mezze misure: “Oggi a ventiquattro anni dall’omicidio mi sento di dire che mio padre è stato ucciso dal piombo e seppellito dalla memoria- dal punto di vista istituzionale le assicuro che non c’è alcuna volontà di fare chiarezza. Da tantissimi anni ci sono delle indagini aperte a Messina e nessuno – dico, nessuno – si è mai preoccupato di dirci qualcosa, di chiamarci, di portarci a conoscenza di quanto stava accadendo dal punto di vista giudiziario, se non dietro nostra insistenza”.

sonia-alfanoLa figlia di Beppe Alfano continua così: “Ad un certo punto, anche per rispetto del ruolo della magistratura, noi abbiamo smesso di chiedere con insistenza quello che in realtà è un nostro diritto. E ripeto, nessuno mai si è preoccupato di venirci a raccontare quello che stava accadendo, nonostante i titoli dei giornali parlassero di pentiti che stavano facendo rivelazioni eclatanti su quell’omicidio. Abbiamo assistito per l’ennesima volta a una carneficina quasi istituzionale della sua memoria. Mi sento di dure che tutto che tutto ciò che lui ha lasciato lo stiamo portando avanti noi figli nel nostro contesto quotidiano, nel ruolo che ognuno di noi occupa all’interno delle istituzioni”. Per l’ex deputata europea – che ha rivestito il ruolo di vicepresidente della Commissione parlamentare sul crimine organizzato a Bruxelles – “sembra quasi che il Paese abbia paura a resuscitare ciò che lui ha lasciato. intanto trovo vergognoso che a dover svolgere questa attività siano i familiari. Io penso che un Paese civile non dovrebbe lasciare questo compito ai familiari. Mi dispiace doverlo dire ma questo è veramente uno Stato che sta seppellendo con quintali di vergogna la memoria delle persone migliori che hanno dato la vita per questo stesso Paese”.

Non lascia speranze per il futuro l’analisi di Sonia Alfano. La lotta alla mafia è diventata un mero orpello nell’agenda della politica: “Credo che fino a quando non verrà ricostruita una politica diversa, una politica che metta sinceramente e seriamente la lotta alla mafia come priorità della propria agenda politica non andremo da nessuna parte. E fino a quando avremo persone che continuano a fare passerelle alle commemorazioni, cercando di accaparrarsi un selfie, una fotografia in prima fila con i familiari, per poterla poi mostrare per fare carriera da anti-mafioso, mi creda, abbiamo ben poco da poter sperare”.

Intanto, l’Unci, l’associazione dei cronisti italiani, ha offerto il suo tributo alla memoria del giornalista ucciso da sicari mafiosi. Beppe Alfano, ucciso la sera dell’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), è stato ricordato oggi con una manifestazione organizzata dal Comune e che si è svolta sul luogo dell’agguato, in via Guglielmo Marconi.

All’evento hanno partecipato, tra gli altri, la vedova Mimma Barbaro e il figlio minore del giornalista assassinato dalla mafia, Fulvio Alfano, e rappresentanti delle forze dell’ordine. L’Unione nazionale cronisti italiani era rappresentata dal vice presidente nazionale Leone Zingales il quale ha posto l’accento “sul lavoro silenzioso ma preciso ed efficace che il giornalista barcellonese ha sviluppato con le sue inchieste ed i suoi servizi. La sua vera passione era rivolta al giornalismo. Alfano non si è tirato indietro quando si è trattato di fare nomi e cognomi in relazione ad episodi criminali che si sono verificati nell’area barcellonese. E proprio per questo suo coraggioso impegno è stato ucciso dalla mafia. I cronisti italiani lo ricordano con affetto e orgoglio“. E questa mattina, sul suo profilo Facebook Fulvio Alfano, anche a nome dei fratelli Francesco e Sonia, ha scritto: “Grazie papà per averci lasciato il dono dell’onestà, grazie se oggi camminiamo con la schiena dritta e a testa alta…“.

 

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