Era il marzo del 1994 quando Silvio Berlusconi sbarcò per la prima volta in Sicilia nelle vesti di politico, marzo fu il mese di elezioni politiche epocali per l’Italia: le prime con il sistema maggioritario e le prime con Forza Italia, il partito creato dal nulla dal Cavaliere. Fu amore a prima vista, Berlusconi e il Polo delle Libertà e del Buon Governo stravinsero nel Paese e in Sicilia dove Forza Italia, grazie allo scouting di Marcello Dell’Utri, occupò agevolmente lo spazio politico lasciato libero da Dc e Psi. Mentre Rino Nicolosi e Calogero Mannino venivano battuti nei collegi uninominali sbarcavano in Parlamento i giovani rampanti del Cavaliere Gianfranco Miccichè, Stefania Prestigiacomo e Ciccio Cascio, i blasonati Antonio Martino ed Enrico La Loggia. Veniva eletto in Sicilia anche il regista Franco Zeffirelli.
Da quel fatidico 1994 la Sicilia si confermò una roccaforte elettorale di Forza Italia e di Silvio Berlusconi: alle europee del 1994 Forza Italia sfiorava nell’isola il 40% e Berlusconi mandava a Strasburgo il suo medico Umberto Scapagnini che poi nel 2000 sarebbe diventato sindaco di Catania. Nel 1996 arriva anche il primo Presidente della Regione targato Forza Italia: il palermitano Giuseppe Provenzano.
La Sicilia assurge però a ruolo di granaio di voti berlusconiani nel 2001. Il 2001 è l’anno del famoso 61 a 0 che consacra anche la leadership di Gianfranco Miccichè ma anche l’anno della conquista di Palermo con Diego Cammarata che diventa sindaco del capoluogo. La Sicilia nelle urne non ha mai tradito le aspettative di Berlusconi, anche quando a Palazzo d’Orleans arrivarono i potentissimi non forzisti Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo che con il Cav seppero trovare sempre un equilibrio, e soprattutto quando Berlusconi archiviò Forza Italia per lanciare il Pdl. Anche lì un successo e l’emergere delle figure di Angelino Alfano che diventa il delfino del Cavaliere e di Renato Schifani che arriva a presiedere il Senato.
I successi elettorali, nonostante le vicende giudiziarie, l’ombra della mafia che tocca personaggi cardine come Dell’Utri, si protraggono fino al 2012-2013 quando dalle urne emergono per la prima volta i grillini che gradualmente scipperanno il primato ai berlusconiani e il centrosinistra alle regionali del 2012 strappa clamorosamente la Sicilia al centrodestra con Rosario Crocetta. Alla base del ribaltone siciliano la frattura tra Berlusconi e il suo storico alfiere Gianfranco Miccichè che qualche anno prima in polemica con un altro siciliano, Angelino Alfano, aveva abbandonato il Pdl per dare vita a Grande Sud.
Quella di Miccichè non è la sola grande rottura dell’unità intorno al Cavaliere in Sicilia. Per il Cav qualche anno dopo arriverà la “delusione” da quello che tutti consideravano il naturale erede/successore: Angelino Alfano. Nel 2013 mentre Berlusconi rifà Forza Italia, Alfano lo abbandona e fonda il Nuovo Centro Destra (poi Alternativa Popolare) e continua a bruciare le tappe in una folgorante carriera ministeriale nei governi Letta, Renzi e Gentiloni. Alfano viene seguito anche da tanti siciliani con una lunga militanza berlusconiana: Renato Schifani, Giuseppe Castiglione, Simona Vicari, Nino Minardo.
Berlusconi non esitò a parlare di tradimenti, fece qualche battuta velenosa come quella celebre sulla “mancanza di quid” per Alfano ma fu sempre pronto a vestire i panni del padre misericordioso riaccogliendo nel grembo materno di Fi i figlioli prodighi che ebbero anche una seconda occasione: Miccichè nel 2017 riprese il controllo di Fi in Sicilia, dopo la parentesi di Vincenzo Gibiino), e ritornò a presiedere l’Assemblea regionale siciliana mentre nel 2022 Renato Schifani approdò con la benedizione di Arcore a Palazzo d’Orleans.
Il 2022 è l’anno dell’ultima campagna elettorale siciliana di Berlusconi. C’è la doppia sfida politiche-regionali, il Cavaliere ha così tanta fiducia nell’isola che piazza nel collegio di Mazara del Vallo la sua compagna Marta Fascina. Ma il tempo delle vacche grasse è finito dalla Sicilia a Roma tornano in pochi: l’ex pluriministra Stefania Prestigiacomo resta fuori, Miccichè rinuncia al seggio e preferisce l’Ars. Si salvano Giorgio Mulè e Stefania Craxi.
Nel giorno della morte del Cav arriva la notizia che al ballottaggio per il sindaco di Siracusa il candidato forzista del centrodestra è stato sconfitto. Qualche anno fa nessuno si sarebbe crucciato più di tanto ma oggi questa sconfitta nell’Isola sembra proprio sancire la fine dell’epopea elettorale berlusconiana in Sicilia.