Aveva 2 anni ed era guineana la piccola che è stata trasferita da Lampedusa per essere sepolta al cimitero di Favara, in provincia di Agrigento. Si tratta della piccina che lo scorso 20 novembre è morta dopo il naufragio dell’imbarcazione con 53 persone a bordo, partita da Sfax in Tunisia.
La carretta si è inabissata a poche decine di metri da Capo Ponente e i migranti raggiunsero a nuoto gli scogli. Due invece riuscirono ad arrivare fino alla costa di Muro Vecchio dove vennero salvati da due pescatori lampedusani. Si parlò allora di 8 dispersi. La piccola, una dei 43 naufraghi che vennero recuperati dalla motovedetta della Guardia costiera, era in braccio alla mamma e il suo decesso venne accertato mentre la motovedetta la stava portando, assieme agli altri superstiti, verso il porto.
Al cimitero di Palma di Montechiaro, sempre nell’agrigentino, sono stati invece trasferiti i cadaveri di una ivoriana di 36 anni e un corpo non identificato. Mentre al cimitero islamico di Messina, una sezione del Gran camposanto monumentale, è stata portata la salma di un eritreo di 29 anni: tutte vittime dei viaggi della speranza che erano, da mesi ormai, alla camera mortuaria di Cala Pisana a Lampedusa.
Nel frattempo a Lampedusa proseguono gli barchi approfittando della tregua data dal maltempo. Sono 85 i migranti che, in mezz’ora, sono giunti, dopo due diversi soccorsi fatti dalle motovedette di Frontex, guardia di finanza e guardia costiera, a Lampedusa. Sul primo barchino c’erano 34 (2 donne e 1 minore) sedicenti egiziani, libanesi, siriani e palestinesi partiti, a loro dire, sa Zuwara in Libia. Sul secondo natante di 8 metri, anch’esso partito dallo stesso posto, c’erano invece 51 (4 donne e 6 minori) persone originarie di Yemen, Siria ed Egitto. Tutti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola che fino a stamattina era vuoto.