Lo stato di crisi in cui versa la Cmc, società di costruzioni che in Sicilia è impegnata in diversi cantieri, rischia di far perdere il posto di lavoro a centinaia di persone, mentre alcune delle opere fondamentali per la viabilità siciliana potrebbero trasformarsi in eterne incompiute. Per questo oggi una folta rappresentanza dei 130 lavoratori della Bolognetta Scpa, società partecipata all’80% da Cmc, si è riunita in presidio nei pressi dello svincolo di Villafrati, col sostegno di Feneal, Filca e Fillea, per chiedere garanzie. Dal 17 dicembre, infatti, potrebbero rimanere a casa.
Al presidio hanno aderito anche gli operai dell’indotto, mentre è prevista la partecipazione di diversi sindaci del comprensorio, a partire dai primi cittadini di Campofelice di Fitalia, Villafrati e Alia, nonchè di un comitato civico di cittadini dei comuni del territorio, costituito per sollecitare l’ammodernamento della strada e mettere fine ai disagi alla circolazione determinati dal ritardo dei lavori.
“Siamo convinti che la Bolognetta Scpa sia in bonis e nelle condizioni di operare, non essendo incagliata nella procedura di concordato preventivo per la ristrutturazione del debito aperta dall’azienda – dichiarano i segretari provinciali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Ignazio Baudo, Filippo Ancona e Francesco Piastra. Chiediamo alla prefettura di attivare un tavolo con i commissari della Cmc, con Anas e con il presidente del consiglio di amministrazione della Bolognetta Scpa”.
A partire dal 17 dicembre l’azienda ha annunciato la volontà di sospendere i 130 dipendenti, mettendoli in ferie obbligate. I sindacati degli edili si sono opposti. “I lavoratori non hanno più ferie da smaltire. Si tratterebbe di una sospensione al buio, senza la certezza di tornare al lavoro – aggiungono Baudo, Ancona e Piastra – Questo cantiere ha ancora autonomia: l’Anas ha da poco contrattualizzato la perizia di variante da 60 milioni di euro, che si aggiungono ai 40 milioni di lavori residui già finanziati. I lavoratori possono essere tutelati con il ricorso agli ammortizzatori sociali, dal momento che per le opere oggetto della variante è pendente un nulla osta del Ministero dell’ambiente”.
“Bisogna trovare una soluzione per dare continuità al cantiere e per recuperare anche i lavoratori delle aziende affidatarie. La piena attività può garantire un’occupazione a circa 400 lavoratori”, concludono i sindacati secondo i quali è necessario l’intervento del governo nazionale con l’istituzione di un tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico e il ministero delle Infrastrutture.