Dopo circa sette giorni dall’esplosione del caso cardiochirurgie pediatriche in Sicilia, l’argomento dirompe anche in VI Commissione Salute all’Ars.
Nella settimana che sarebbe dovuta essere serena e da spartiacque all’interno di Palazzo dei Normanni, in seguito all’approvazione turbolente e a pezzettini della manovra quater, in realtà la tranquillità non è di casa. E lo sa bene l’assessore alla Salute Daniela Faraoni. Chiudere la partita della nuova rete ospedaliera non è bastato. L’esponente della giunta Schifani ha così partecipato all’audizione tra i banchi della Commissione presieduta da Pippo Laccoto per un confronto sui dati di produttività rispettivamente delle Cardiochirurgie pediatriche dell’ospedale “San Vincenzo” di Taormina e dell’Arnas “Civico – Di Cristina” di Palermo.
Un mercoledì pomeriggio funesto sarebbe stato per il presidente della Regione e il suo assessore. Voci indiscrete di Palazzo d’Orleans parlando di un governatore furente e su tutte le furie, mentre il telefono dell’ex direttore generale dell’Asp di Palermo non avrebbe smesso di squillare per un solo istante.
E’ arrivato così nella giornata di oggi il momento del faccia a faccia e del chiarimento. Una vicenda, però, che promette di non chiudersi qua.
Clima teso in Commissione ed errori ammessi
Un botta e risposta serrato tra l’assessore Faraoni e Antonio De Luca, componente della Commissione e capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars. Cauti e prudenti gli altri colleghi deputati. Presenti anche il dirigente generale del Dipartimento regionale per la Pianificazione strategica Salvatore Iacolino, il direttore generale dell’Asp di Messina Giuseppe Cuccì e il direttore generale dell’ospedale Civico di Palermo Walter Messina.
La questione è delicata e scottante. In ballo il futuro di centinaia di piccoli pazienti. Non a caso, non è passata inosservata la denuncia portata avanti dal pentastellato, che in conferenza stampa aveva sbandierato dubbi e perplessità, sventolando numeri ritenuti anomali e incompleti (CLICCA QUI). Alla cui base, inoltre, si regge la distinzione tra funzione di Hub, per il Civico, dunque come punto centrale, e di Spoke, per Taormina, centro periferico.
Confrontando i dati dalle Asp e quelli avanzati dall’assessorato, all’interno del Piano operativo della rete di cardiochirurgia pediatrica della Regione Siciliana, in occasione della discussione della nuova rete ospedaliera, qualcosa non quadra. Nessuna conferma, ma neanche nessuna smentita. Qualche errore è stato ammesso e l’assessore Faraoni non si è di certo nascosta.
Ma cerchiamo di andare più nel dettaglio, provando a ricostruire i momenti più salienti andati in scena in VI Commissione.
Così come in conferenza stampa, De Luca avrebbe distribuito il vasto e consistente fascicolo a tutti i presenti. Balzano subito all’occhio i casi congeniti trattati chirurgicamente a Taormina che nel 2025 sarebbero 105 e non 65, nel 2024 143 e non 103, nel 2023 149 e non 42, per un peso di 3.9 per gli ultimi due anni. Al Civico di Palermo vengono dichiarati 82 interventi nel 2024 e 35 nel 2025, ma con pesi drg cardiochirurgici pari 6.5 nel 2024 e 5.5 nel 2025. In tal senso sarebbe stato ammesso nel corso della seduta in Commissione che i dati reali corrispondono per il 2024 ad un peso pari a 3.62 e di 3.73 per il 2025. La differenza è tangibile, con numeri quindi inferiori per complessati e casi trattati da Taormina.
Poi la programmazione economica: il reparto palermitano presenta un disavanzo superiore alla produzione lorda, mentre Taormina mantiene indicatori coerenti con la reale attività. Il tasso di occupazione dei posti letto è del 97,3% a Taormina, contro appena il 34% a Palermo, dove i posti letto sono diminuiti da dieci a sei. Per quest’ultimi non vi sarebbe stata nessun tipo di giustificazione. Faraoni, inoltre, avrebbe ammesso anche altri due elementi: Palermo non avrebbero svolto codici 103 e non sarebbero stati inseriti dati per il codice 108.
E i rappresentanti di Asp Messina e Civico? Con toni calmi e pacati avrebbero scongiurato qualsiasi tipo di concorrenza o rivalità. Tutt’altro che al miele, giurano i presenti in Commissione, sarebbe invece stato lo scambio di battute proprio tra Faraoni e De Luca.
Il futuro delle cardiochirurgie pediatriche siciliane
Ovviamente si guarda al futuro e nonostante l’acceso dibattito, al momento delle conclusioni si sarebbe materializzato un clima più disteso.
La Commissione si è espressa affinché siano mantenute due strutture, una indipendente dall’altra nella loro funzione operativa. La distinzione tra Hub e Spoke resterà invariata e non subirà alcuna mutazione, nonostante il riconoscimento di alcuni errori.
Obiettivo della Regione, sarebbe stato sottolineato, è quello di poter contare nel futuro su una Cardiochirurgia indipendente dalle convenzioni. Attualmente, infatti, due accordi legano il Bambino Gesù di Roma a Taormina e il San Donato di Milano a Palermo. Ma questo traguardo appare ancora troppo lontano. Tra i nodi da sciogliere la non solidità delle convenzioni, basti pensare alla presenza dell’equipe lombarda nel capoluogo siciliano (due giorni ogni due settimane) e la mancanza di specialisti qualificati per il reparto. Far tornare i giovani siciliani dovrà essere il principale punto di partenza, andando così in controtendenza rispetto al presente, dove la formazione, a spese locali, avviene al di fuori dei confini isolani, ma le migliori prospettive offerte dalle città del nord ingolosiscono al punto da non fare più ritorno nella propria terra natia.
Ma torniamo al più vicino futuro. Già, perché il caso non è ancora chiuso. Il dossier potrebbe presto spostarsi a Roma. De Luca potrebbe così incontrare prima Schifani e poi recarsi al Ministero. Il mese di novembre potrebbe rivelarsi quello decisivo per la trasferta capitolina. Uno scenario che aprirebbe a più possibilità.
Da considerare è inoltre un altro aspetto. Le linee guida della cardiochirurgia pediatrica stabiliscono che un centro dovrebbe trattare 250 casi l’anno. Sotto i 200 si andrebbe in posizione di insicurezza. Osservando i dati oggi disponibili però, né il centro di Palemro, né quello di Taormina arriverebbero a questa soglia. Insomma, un coperchio che se sollevato ed esaminato in maniera minuziosa ed adeguata potrebbe rivelare nuovi risvolti anche drammatici per il futuro delle cardiochirurgie pediatriche in Sicilia.
De Luca: “Ammissione Faraoni è un punto di partenza”
“Sulle procedure chirurgiche eseguite alla Cardiochirurgia pediatrica di Palermo avevamo ragione: la stessa assessora Faraoni lo ha ammesso, il dato era sovrastimato per un errore di calcolo. Bene, è un punto di partenza, ma va corretto. Sia chiaro, nessuno vuole penalizzare Palermo, anzi saremmo i primi a gioire per due cardiochirurgie pianamente efficienti ed efficaci in Sicilia, ma questo non deve avvenire a scapito della struttura di Taormina che è un’eccellenza che ci riconoscono in tutto il mondo e che pertanto deve continuare ad operare in perfetta autonomia“. Lo ha affermato il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca, a conclusione dell’audizione dell’assessora alla Salute Faraoni sulla produttività delle cardiochirurgie pediatriche di Taormina e Palermo.
“Il dato per Palermo indicato nel piano operativo della rete di cardiochirurgia pediatrica siciliana allegato alla rete ospedaliera inviata al Ministero – afferma – era effettivamente molto sovradimensionato, come abbiamo detto in conferenza stampa. A Palermo per il 2024 veniva attribuito un peso medio di DRG, di quel dato cioè che determina il grado di difficoltà di un intervento e il conseguente rimborso economico, di 6,5 a fronte del 3,62 reale e di 5,5 nel 2025 a fronte del corretto 3,73. Ci chiediamo, come un errore così macroscopico possa essere passato inosservato? Comunque prendiamo atto dell’ammissione, è sempre un buon punto di partenza“.
“Nel corso della seduta – continua – l’assessora Faraoni ha anche espresso la volontà di affrancare le due cardiochirurgie dalle convenzioni in atto con il San Donato e con il Bambino Gesù. Bene, vorremmo però capire come farebbe Palermo ad assoldare professionalità iperspecializzate che non ci sono sul mercato, quando abbiano enormi difficoltà a reclutare figure ben più generiche“.
“Non convincono – conclude – alcune spiegazioni fornite circa le attività e le procedure svolte nei due centri, per cui procederò ad approfondire gli aspetti non ancora cristallini di questa vicenda, al fine di restituire ai siciliani e alle famiglie dei piccoli pazienti cardiopatici una corretta informazione sulle due strutture“.