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La ricetta

Buon Dantedì con l’uovo del Sommo Poeta

lunedì 25 Marzo 2024

In occasione del Dantedì, vogliamo svelarvi che il Sommo Poeta era “inappetente” o, comunque, “non amante del cibo“, tanto da punire duramente il peccato di gola. Due esempi per tutti? Ciacco che, nel VI canto dell’Inferno, si rivolta nel fango “per la dannosa colpa de la gola“, e papa Martino IV che, nel XXIV canto del Purgatorio, nella sesta cornice, tra le anime dei golosi, “purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la Vernaccia“.
La domanda che sorge spontanea è: “Ci sarà stato un piatto che “garbava” a Dante? Certo che sì e oggi, essendo una ricetta molto semplice, nella giornata a lui dedicata potreste sedervi proprio al suo desco. Tutto nasce da una storiella, tramandata da generazione in generazione, in cui si racconta che, in una sera d’estate, uno sconosciuto chiese al poeta, seduto in piazza Duomo al n. 54 alla base di un pilastro, su cui adesso sorge una lapide con sopra scritto: “Il Sasso di Dante, quale fosse il suo boccone preferito, ricevendo come risposta: “Un uovo”. L’anno seguente, stessa ora, stesso posto, lo sconosciuto ricomparve e questa volta gli domandò: “Con che?” E senza esitare l’illustre fiorentino: “Ma col sale”. Squillino le trombe, rullino i tamburi, ecco a voi la ricetta dell’Uovo di Dante.

Ingredienti
carciofi
uova
olio
succo di limone
sale
pepe

Procedimento:
1. Mondate dei carciofi, eliminando le foglie dure, e teneteli a bagno in acqua fredda acidulata.
2. Rassodate delle uova, immergendole una alla volta in acqua bollente per 10 minuti.
3. Sgocciolatele, raffreddatele e sgusciatele e dividetele in quartini.
4. Lessate in acqua bollente leggermente salata i carciofi, sgocciolateli, asciugateli e divideteli a spicchi per presentarli al centro di un’antipastiera conditi con una salsetta composta d’olio, succo di limone, sale, pepe.
5. Rifinire la portata con i quartini d’uova sode adagiati a cerchio intorno ai carciofi.

Chiudiamo con una domanda, ovviamente ironica, che si faceva un buongustaio, Giuseppe Prezzolini, negli anni ’50: “Che cos’è la gloria di Dante appresso a quella degli spaghetti?”.

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