Nella terra bloccata dagli stalli della burocrazia non sempre le soluzioni sono così logiche e dietro l’angolo. Lo snellimento delle procedure amministrative, se condotte nel giusto schema, senza creare ulteriori disordini e incertezze, ripaga sempre. Tra i tanti cavilli, negli ultimi anni, sotto la lente di ingrandimento, sono passate anche le opere che in Sicilia interessano i corsi d’acqua.
A quattro anni di distanza il modello idealizzato avrà funzionato? L’obiettivo semplificazione sarà stato raggiunto?
Nell’agosto del 2019 era stato l’allora presidente della Regione Nello Musumeci ad annunciare l’introduzione dell’autorizzazione idraulica unica. Un’importante rivoluzione per un settore impantanato nell’ingarbugliata matassa della burocrazia. La norma era stata presentata come la chiusura di “un’era di estenuanti attese e di incomprensibili rimpalli di competenze tra Genio civile e dipartimento dell’Ambiente, provocati da una normativa che lasciava spazio a interpretazioni contrastanti“. Lunghe attese che hanno mandato in fumo progetti esecutivi pronti per essere realizzati oltre che ingenti finanziamenti, soprattutto europei.
Consultando il sito della Regione Siciliana, i lascia passare emessi dall’Autorità di bacino da fine 2019 a oggi superano di misura le 1.500 autorizzazioni rilasciate. Un dato che se analizzato anno per anno è in continua crescita esponenziale: 182 nel 2020, 303 nel 2021, 488 nel 2022 e 558 fino a novembre scorso. Un numero, dunque, quest’ultimo, destinato ancora a crescere. Ciò che emerge è un sistema ancora in evoluzione che sembrerebbe aver ingranato la giusta marcia.
La nuova procedura, rivolta a pubbliche amministrazioni, liberi consorzi, città metropolitane, privati e società di gestione dei servizi, prevedeva infatti un iter nuovo di zecca, più snello e rapido. Al posto di una serie di permessi da rilasciare da parte del Genio civile, del dipartimento Ambiente e del rimpallo, spesso fisiologico per come veniva strutturato il lavoro, tra un ufficio e un altro, era stato creato un solo passaggio. Le verifiche sulla legittimazione all’uso dell’area demaniale, sulla compatibilità del manufatto con le previsioni di rischio idraulico contenute nel piano per l’assetto idrogeologico e sul suo impatto sulla portata d’acqua transitabile sono state così accorpate in un’unica valutazioni. Di fatto l’obiettivo prefissato era quello di alleggerire le procedure riguardanti l’intervallo tra l’esame preliminare dell’opera e la relativa istruttoria. Sull’atto pratico il tutto si può riassumere nell’abbattimento dei tempi, ridotti anche di circa un anno. La stima era quella di ottenere un’autorizzazione in circa novanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza. Tra i lavori che si possono portare a compimento e che costituiscono oggetto di questo tipo di intervento ci sono le opere di attraversamento e gli acquedotti. L’autorizzazione idraulica unica riguarda non solo le nuove opere ma anche la manutenzione ordinaria dell’esistente.
Al di là dei risultati, tali procedure di snellimento sono certamente un segnale chiaro e inequivocabile dell’importanza ricoperta dalla valorizzazione dei corsi d’acqua siciliani, nei quali risiede anche parte del processo di sviluppo e modernizzazione dell’Isola. Ma non basta. Per far sì che ciò avvenga è necessario invertire la rotta anche in altri scenari, come sicurezza, manutenzione e pulizia, molto spesso dimenticati. Intanto dalla Regione qualcosa continua a muoversi. Nei mesi scorsi era stato avviato il procedimento per reclutare oltre 170 unità di personale tecnico da adibire a funzioni di polizia idraulica. L’obiettivo è appunto quello di accelerare le procedure autorizzative per la realizzazione di infrastrutture strategiche, strade, ferrovie o acquedotti che interessano i corsi d’acqua, potenziare la vigilanza su fiumi e torrenti, rilevare potenziali situazioni di pericolo e identificare gli interventi prioritari per contenere il rischio idraulico.