Dovrebbero riprendere domani, ma potrebbero slittare di qualche giorno, le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il clima non è certo di grande ottimismo, ma al tempo stesso, sono arrivate da più parti, negli ultimi giorni, diverse significative frenate sul ritorno a voto tra giugno e ottobre.
Eppure anche in Sicilia non manca chi tornerebbe a sperare, tra quanti non sono riusciti a staccare il 4 marzo, il biglietto per Camera e Senato, nel caso in cui il verdetto venisse riaffidato, a breve, al voto popolare, provando a sottoporsi a una nuova verifica o trovando ospitalità e nuovo spunto per una sfida in un eventuale collegio.
Senza una nuova legge, infatti, tornerebbero a comandare, probabilmente confermando in blocco gli stessi nomi, le segreterie regionali e nazionali, e i vertici, spesso contestati, come nel caso nel Pd a matrice renziana.
Per esempio, anche con margini di riorganizzazione scarsi per tempi, proverebbe a rifarsi l’universo centrista post democristiano che dalle urne in Sicilia ha ricevuto un colpo da KO. Un mondo che prima di questo voto risultava ampiamente consolidato, con radici profonde e consenso strutturato.
I numeri usciti dalle urne non lasciano spazi a molti dubbi. Alla Camera (Sicilia 1) Noi con l’Italia-Udc si è fermata al 2,99%, e all’1,77 (Sicilia 2). Al Senato la cifra arriva al 2,2%. Non è andata meglio a Civica popolare, sorta dopo il ritiro di Angelino Alfano che al suo movimento originario (Ncd) aveva dato negli ultimi anni un’impronta fortemente di centro. Alla Camera (Sicilia 1, 0,38% Sicilia 2, 0,59. Al Senato solo lo 0,58%, i numeri di Lorenzin.
Proprio Alfano sceglierebbe forse di prolungare la sua pausa e rimanere in attesa di una riorganizzazione più complessiva.
Ma anche tra i forzisti di Sicilia, primo tra tutti l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, o l’ex sottosegretario ed ex sindaco di Cefalù Simona Vicari, solo per citare alcuni nomi, potrebbero essere interessati a un ritorno al voto. Tra gli alfaniani, fermo restando ancora lo stop del leader agrigentino in pausa di riflessione per le Europee, come Castiglione, da rivedere anche le ambizioni di Dore Misuraca, confluito nel Pd.
La prospettiva di un voto reattivo potrebbe infatti interessare anche il centrosinistra e il Pd dei territori in conflitto, riaprendo la stagione delle polemiche nel momento in cui i dem devono rifare le strutture nell’Isola dopo la fine del mandato di Fausto Raciti.