La giornata politica di ieri ha avuto il pregio di restituire molta più confusione di quella che aveva lasciato nel giorni precedenti. Specialmente a causa del fluttuante andamento degli umori di Alfano e Alternativa Popolare.
Cominciamo dalle poche cose certe. I Centristi per l’Europa di Casini, correranno nel centro sinistra in occasione delle prossime elezioni regionali. Non una novità in assoluto, ma una conferma nello scenario centrista mutevole di ora in ora.
Ieri a Scicli dov’è intervenuto il leader nazionale Casini, D’Alia ha dichiarato: «Si parla ad esempio di ‘modello Palermo’, noi non siamo interessati ai modelli, siamo interessati ai progetti politici. L’area moderata e popolare non può mai trovare spazio nella destra di Salvini e della Meloni. Questo per noi è un punto molto chiaro. Il progetto di Musumeci è un progetto politico di destra, non di civismo».
Casini ha anche aggiunto: «Non vogliamo essere costretti a inseguire il tour dei 5stelle. Andate a Roma e vedete com’è amministrata». Poi ha sciorinato i nomi di Misuraca e La Via, oltre a quello di D’Alia, ma non ha scaldato i cuori di nessuno, dando l’impressione che fare quei nomi e non farne nessuno, alla fine sarebbe stata la stessa cosa.
Il tanto atteso vertice ad Arcore dove Miccichè ha incontrato Berlusconi, proponendogli la candidatura di Gaetano Armao, già assessore di Raffaele Lombardo, dà tutta la sensazione di ‘un gran differimento’. Una volontà cioè di prender tempo, lasciando Musumeci sulla graticola, non volendo comunque cogliere che il leader di #diventeràbellissima, difficilmente potrà tornare indietro sulla sua candidatura.
L’alleanza larga a cui Miccichè lavorerebbe troverebbe poco spazio proprio dalle parti della destra di Giorgia Meloni. Su questo però bisogna fare una distinzione chiara. L’argomento rischia di essere più strumentale che sostanziale.
L’irrigidimento che si vuol far passare come una scelta finale (e politica) di Musumeci, sembra un modo per delegittimare il percorso fuori dai partiti e laico che l’ex europarlamentare in questi mesi ha compiuto.
Miccichè la mette in termini di inclusione e allargamento e trova nella pregiudiziale su Alfano, un limite invalicabile.
Le attenzioni su Alternativa Popolare riassumono invece in pieno la crisi di idee e di vocazioni di Pd e Forza Italia. Miccichè usa il rientro di Alfano nel centro destra, ma al tempo stesso vuole ridurlo nei confini funzionali di una scelta che passa principalmente da lui.
Raciti e il centro sinistra appaiono orientati a dare ad Alfano in Sicilia visibilità diverse, ma, in ogni caso, tutto per Ap si ridurrà a una proposta politica concreta per le nazionali che dia prospettive al suo contenitore elettorale, oggi in grande difficoltà, specie sui territori delle altre regioni.
Musumeci va avanti a prova a marcare il candidato dei 5stelle Cancelleri, oggi accreditato dai sondaggi di importanti chance di vittoria nella corsa per Palazzo d’Orleans. Peraltro Cancelleri è l’unico ad avere già cominciato ufficialmente la campagna elettorale con il suo #aTuttaSiciliatour, insieme a Di Maio e Di Battista.
La politica siciliana del centrodestra che parla di Salvini e Meloni sta dimenticando le regole elementari di una narrazione convincente per un popolo siciliano ampiamente già deluso.