Ci sono anche 170 agenti della polizia municipale tra i 700 dipendenti del Comune di Palermo che rischiano di non vedersi rinnovare il contratto di lavoro a tempo determinato a causa dello sforamento delle spese per il personale precario.
La loro sorte dipenderà anche dal pronunciamento della Corte dei Conti. Pronunciamento che arriverà nei prossimi giorni e in vista del quale i tecnici dell’Amministrazione sono al lavoro per fornire tutte le controdeduzioni ai rilievi fatti dal Ministero dell’economia e del lavoro (MEF) sui traballanti bilanci dell’Ente.
Una circostanza davvero delicata per il Comune di Palermo sia perché si trova a fronteggiare una situazione economico-finanziaria difficile, sia per l’ulteriore bomba sociale che si abbatterebbe in una città affamata di lavoro. Ma soprattutto perché l’eventuale mancato rinnovo dei contratti impoverirebbe una pianta organica già carente di vigili urbani e di personale in categoria c e d. A Palermo, infatti, il corpo della polizia municipale è ridotto ai minimi termini, mentre a Palazzo delle Aquile e in tutti gli uffici della macchina burocratica comunale scarseggia il personale amministrativo.
“Ho grande rispetto del lavoro dei magistrati contabili – dice Tiziana D’Alessandro, portavoce dei precari della Polizia municipale – ma mi sembra doveroso fare alcune puntualizzazioni. Leggere, oggi, che 170 vigili urbani rischiano il posto di lavoro, dopo nove anni di onorato servizio, per tagliare dove c’è necessità e mantenere dove c’è sovraffollamento è un’operazione, che se sollecitata dai magistrati contabili, risulterebbe quanto meno illogica. Se non si terrà conto di questa semplice deduzione si commetterà il doppio errore di scatenare una terribile macelleria sociale e, contemporaneamente di far pagare il conto a chi, come i vigili urbani, ante litteram, aveva pieno titolo a esser assunti”.
“Su questo fronte affermo, senza mezze misure, che pretendiamo giustizia e chiarezza – conclude – al livello giurisdizionale ma anche politico. Questo mi aspetto a breve”.