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Capitale della cultura 2022, la sfida di Trapani: “Creare network e sviluppo territoriale”

venerdì 20 Novembre 2020

Tra le dieci città italiane selezionate per l’assegnazione dello status nazionale di “Capitale della cultura” per il 2022 c’è anche Trapani, chiamata a rappresentare non solo sé stessa ma l’intera Sicilia, in questa “gara” nella quale il risultato finale sarà decretato all’inizio dell’anno venturo.

Il comune trapanese è riuscito ad arrivare alla fase finale presentando un progetto turistico-culturale di ampio respiro basato sul coinvolgimento sia degli attori protagonisti della vita cittadina che dei comuni della provincia. La speranza suffragata dall’impegno di ottenere il prestigioso riconoscimento è affiancata dal desiderio di poter dare vita in prospettiva ad un progetto culturale virtuoso sia in ambito territoriale che in modo più estensivo consorziale.

Giacomo Tranchida

Il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida ha voluto affermare quanto lo spirito della candidatura e del progetto sia quello di abbandonare i campanilismi e ampliare la prospettiva culturale attraverso le interazioni territoriali per cogliere le potenzialità enormi delle stesse: “Ci sono tre punti fondamentali da sottolineare. Il primo è quello di chiedere al governo di dare un messaggio di unità nazionale in nome della cultura. Chiederemo dunque in questa direzione che si premino le progettualità sistemiche migliori presentati dalle varie città finaliste e finanziarle tutte: far sì che ci sia la bandiera italiana della cultura in epoca di pandemia. Andando fino in fondo c’è chi avrà il titolo di Capitale Italiana della Cultura ma l’obiettivo è fare in modo tale che le migliori idee e progettualità inserite dentro il consesso delle dieci città possano essere finanziate tutte perché c’è stato uno sforzo straordinario da parte di tante città e in particolare di quelle meritevoli di andare in finale. Il secondo è quello che riguarda la nostra realtà: noi condividiamo lo sforzo con tutte le città del trapanese e con tutti gli enti pubblici, dal museo te alla camera di commercio a tutto quel sistema integrato che si occupa e di preoccupa con sfaccettature diverse della vita sociale, territoriale e culturale del territorio. Il terzo riguarda il respiro del progetto. Per noi non c’è la candidatura di Trapani in quanto tale ma la candidatura di un progetto di sviluppo culturale d’ambito sovracomunale che interessa buona parte della provincia e che sostanzialmente vuole fare pari con la progettualità di valorizzazione turistica di Trapani come della Sicilia Occidentale. La cultura è un collante che si articola in diversi segmenti e che guarda in un ambito territoriale più vasto rispetto alla sola città di Trapani. L’obiettivo è muoversi per fare in modo tale che la nostra destinazione turistica possa nutrirsi anche di questo significativo percorso di sviluppo. Lo sviluppo integrato culturale del territorio significa aiutare l’appeal della destinazione turistica e dunque la possibilità di ricadute positive in termini occupazionali ed economici. Noi riteniamo di avere questa ricetta non dico originale perché dovrebbe essere naturale. Nel mondo dei campanili spesso e volentieri si costruiscono muri intorno alla città e chi si è visto si è visto: il Covid ci ha addirittura dimostrato che viviamo una condizione di paura mondiale. Pensare di governare le città con una visione che, non solo nella fase emergenziale del Covid, guardi solo alle mura di casa propria anche nelle politiche di sviluppo ci sembra obsoleto. Noi facciamo un passo avanti e proponiamo una progettualità orientata oltre la nostra dimensione. Un pizzico d’orgoglio sull’innovazione del progetto lo abbiamo. Noi custodiamo storia, valori identità, siamo un crocevia e incontro tra popoli ed un ragionamento che non vale solo per Trapani e non mi invento nulla di nuovo. C’è un elemento per noi importante, che mi auguro possa essere compreso nella dimensione del nostro paese da un governo illuminato, che è quello di fare sistema tra le dieci finaliste. Guardo al prossimo futuro con ottimismo e determinazione. A prescindere da come andrà noi porteremo avanti il lavoro con i territori e con gli enti e svilupperemo, per le possibilità che avremo in base alle risorse che possiamo mettere come comune, il progetto di Trapani capitale italiana della cultura”.

Rosalia D’Alì

Il desiderio di dar vita un network culturale ad ampio respiro è ribadito anche da Rosalia D’Alì, assessore al Turismo, cultura ed eventi del comune di Trapani nonché presidente del Distretto Turistico Sicilia Occidentale, che ha accoratamente chiesto il sostegno morale e affettivo di tutta la realtà siciliana in queste fasi decisive: Sicuramente per noi è un grande risultato. Le domande in principio erano 44, alla scadenza si erano presentate 28 località, adesso siamo in 10: il percorso ci ha già premiato e siamo estremamente soddisfatti. Adesso c’è la finale e non sarà una competizione che lasceremo al caso ma cercheremo in tutti i modi di raggiungere l’obiettivo. Intanto visto anche il momento difficile è partita la nostra disponibilità a creare una sorta di alleanza tra tutte le dieci città candidate: alla luce del complicato periodo storico che si sta attraversando abbiamo tutti bisogno di uno slancio per questo 2022 che sarà l’anno in cui forse realmente saremo usciti dalla pandemia. Abbiamo dunque proposto questo passo: creare un percorso e un circuito delle capitali della cultura. Potremmo essere tutti a vincere ma questa è solo una proposta. Noi avremo un’audizione a metà gennaio e noi dovremo andare a difendere le ragioni della candidatura e il concept che c’è dietro questa strategia culturale. Un progetto strategico-culturale che non è solamente legato alla città di Trapani ma a tutto il territorio. Noi abbiamo sempre detto di aver candidato una città-territorio. Abbiamo il coinvolgimento di tanti comuni della provincia di Trapani, degli enti, delle associazioni culturali e di imprese: consideriamo che Trapani sia un unico territorio e come tale lo abbiamo voluto comunicare e raccontare alla commissione. Vorrei concludere facendo una richiesta alla nostra terra.  Noi siamo in questo momento l’unica città siciliana ad essere candidata dopo aver fatto sistema col nostro territorio in provincia di Trapani con 150 soggetti che hanno sottoscritto un accordo di partnenariato per sostenere la candidatura. Io mi auguro che tutta la regione e i tutti siciliani si sentano trapanesi da qui a gennaio per tifare tutti assieme e spingere con orgoglio questa candidatura perché questa è la candidatura della Sicilia. Siamo un’unica città ma ne beneficerebbe tutta l’immagine della regione: chiediamo un abbraccio virtuale e un sostegno anche a distanza. La nostra campagna di comunicazione che partirà a breve sarà incentrata proprio su questa richiesta”.

Peppe Giuffrè

Il progetto trapanese punta in particolar modo su quella che è la tradizione culturale, una tradizione ricchissima di cui fa parte a pieno titolo il patrimonio culinario e gastronomico di tutta la zona. Peppe Giuffrè, chef dell’Officina Gastronomica di Trapani che ha fatto delle tradizioni del territorio il tratto peculiare della sua cucina, sottolinea come la gastronomia possa essere un formidabile mezzo di divulgazione culturale nell’ambito di quella che considera una grande occasione di crescita collettiva: “Per la città di Trapani essere tra i dieci finalisti è già una grande vittoria. Trapani è un po’  la fine o l’inizio dell’Italia: non è facile che abbia queste grandi opportunità. Si tratta di occasioni di crescere e soprattutto di mettersi assieme: c’è la necessità di fare squadra per portare avanti un brand che si chiama Trapani e che ha nei suoi sottotitoli un mondo fatto di bellezze paesaggistiche, il mare, la montagna che la sovrasta, le sue isole, quei tramonti che puoi vedere anche a novembre che sembrano un quadro e che ti lasciano senza fiato. Tra questi sottotitoli c’è anche la gastronomia, un mondo che racchiude tradizioni ed una serie di gioielli magari dimenticati ma che esistono. Ci sono dei piatti e dei dolci che magari se nominati non dicono niente ma che potrebbero darci ancora più forza e dare più forza alla nostra unicità. La cucina credo possa dare un forte aiuto: la spettacolarizzazione sta nel racconto. Se tutto il comparto di ristorazione trapanese riesce a metterci dentro un po’ di storytelling i nostri ospiti capiranno perché la gastronomia è cultura. Trapani tra i tanti esempi che si possono fare si può raccontare parlando della busiata. Una pasta fatta con un pesto straordinario, ultimamente definito alla trapanese, ma che illo tempore i miei avi chiamavano ‘a pasta cu l’agghia pistata’. In quel piatto c’è tutto un mondo che parte dai campi di grano che imbiondiscono in primavera e che danno i loro frutti nel mese di aprile maggio e arriva dai prodotti di quel piatto; l’aglio rosso di Nubia, che non è un titolo ma un territorio dove nasce questo prodotto straordinario; il sale che si usa che è quello delle saline di Trapani; lo straordinario pomodoro Pizzutello, un pomodoro che vede poca acqua che viene raccolto ad Agosto e che per tanto tempo può stare attaccato in quella che noi chiamamo “pennula” attaccato in una zona fresca e che può stare sempre lì. Parliamo di stagionalità, di dieta mediterranea non solo come prodotti. La nostra dieta, quella di questo estremo di Sicilia d’occidente è uno stile di vita. Non è solo mangiare dei prodotti straordinari come quelli che si lavorano nelle nostre campagne. Si tratta di raccontare il territorio e di mostrare quello che di bello ha da offrire, vale per la gastronomia come vale per il patrimonio artistico. Il cibo può essere un veicolo di conoscenza che da un quid in più che ti porta ad essere un unicum. La cucina  da al territorio un’identità talmente forte da essere  inequivocabile”.

La consapevolezza di un patrimonio da sempre trasversalmente apprezzato; la voglia di raccontarsi e di aprirsi ulteriormente al mondo per dare vita a nuove opportunità; la necessità di portarsi avanti e di pensare un futuro in un momento segnato drammaticamente dalla pandemia. Il progetto presentato da Trapani per diventare “Capitale della Cultura” nel 2022 è animato da tutte queste istanze: per questo merita di essere seguito e sostenuto con merito nella speranza che possa costituire per davvero uno slancio, al di là del risultato finale.

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