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Torri e fortificazioni lungo le coste siciliane per difendere l’Isola dai Turchi

sabato 14 Marzo 2020
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Lungo le coste siciliane si possono ammirare piazzeforti, torri fortificate, postazioni difensive e d’avvistamento. Molte di queste fortificazioni risalgono tra il XVI e il XVII secolo, quando la Sicilia era esposta alla minaccia dell’impero ottomano, le cui relazioni con l’Occidente divennero, a partire dal ‘500, sempre più difficili. Come, d’altronde, dimostrerà la battaglia navale di Lepanto, combattuta il 7 ottobre 1571 tra la flotta musulmana turco- ottomana e le forze della Lega Santa, lo schieramento occidentale-cattolico romano.

Nel XVII secolo i rapporti tra turchi e occidentali spesso rimasero tesi e a volte le tensioni sfociarono nel conflitto armato. In particolar modo, nel 1669 gli ottomani riuscirono a prendere il controllo dell’isola di Candia, l’attuale Creta, strappandola ai veneziani che cercarono in tutti i modi di difenderla, in quanto costituiva una base commerciale e strategica, anche dal punto di vista geopolitico, di grande rilevanza. Infatti, dopo Candia, si riaccendeva il pericolo turco e barbaresco nelle acque del Mediterraneo e la Sicilia, per collocazione geografica, era incredibilmente esposta a tale minaccia, infatti salpando da Candia, corsari, pirati e predoni potevano giungere, con una certa facilità, in Sicilia.

Le incursioni ottomane, come già accennato, fin dal ‘500, avevano più volte investito la Sicilia. Per esempio, negli anni ’40 del XVI secolo l’ammiraglio della flotta ottomana Khairad-Din Barbarossa, sferrò un possente attacco a Lipari oppure Dragut, altro ammiraglio ottomano, nel 1550 nelle acque di Messina depredò delle imbarcazioni cariche di grano. E ancora, attacchi simili si registrarono a Licata nel 1553 e a Pantelleria nel 1583.

Di fronte ad una situazione del genere, la Corona spagnola cercò di creare un sistema difensivo costiero efficiente. Il viceré Ferrante Gonzaga (1535-43) potenziò soprattutto le difese di Trapani, Palermo e Messina e ordinò il potenziamento delle mura di Siracusa e Augusta. Invece, il viceré Juan de Vega (1547-57) avviò in modo sistematico la costruzione di torri costiere, un elemento difensivo molto usato dalla corona spagnola nel Mediterraneo. Sarà il viceré Marco Antonio Colonna (1577-84), ammiraglio della flotta pontificia e grande protagonista della vittoria di Lepanto, a intraprendere una politica di ulteriore rafforzamento delle fortificazioni costiere e di edificazione delle torri, fatte dislocare capillarmente nei litorali.

Un decennio dopo Lepanto, quindi negli anni 80 del ‘500, la situazione sembrò placarsi poiché gli spagnoli rivolsero le proprie attenzioni verso l’Atlantico e i territori americani, invece gli ottomani si proiettarono verso la Persia e l’Oceano Indiano. Per cui le acque del Mediterraneo vennero frequentate meno da grandi flotte, grandi ammiragli,da corsari e saranno dominate sempre piùdai pirati. Quindi, dopo anni di relativa calma, superata la metà del ‘600, gli ottomani si resero nuovamente dinamici nell’area mediterranea, come testimonia la guerra contro la Repubblica di Venezia e la conquista di Candia (1669).

In tale contesto, nel 1670, Claude Lamoral principe di Ligne fu designato come nuovo viceré di Sicilia per volontà di Maria Anna d’Austria, reggente della corona spagnola, scelto per le sue qualità politiche e militari. Il principe, arrivato a Palermo il 29 giugno 1670, si rese protagonista di un’ampia e sistematica opera di costruzione, ristrutturazione e potenziamento delle strutture difensive e militari. A tal fine furono stanziati ben 200 mila scudi che permisero a Ligne d’ingaggiare uno dei migliori ingegneri militari dell’epoca, il fiammingo Carlos de Grunembergh, il quale, innanzitutto,ispezionò le fortezze già esistenti per valutarne la robustezza e gli eventuali interventi da effettuare.

Il principe di Ligne, il 22 marzo 1673, inviò alla corte spagnola una relazione dettagliata sulla condizione del sistema difensivo dell’Isola, soffermandosi sulla situazione di Catania, Siracusa, Augusta e soprattutto di Trapani. Infatti, secondo Ligne, quest’ultima città, per posizione geografica e per caratteristiche geomorfologiche, essendo circondata da tre lati dal mare, era il centro urbano più esposto alle incursioni ottomane e barbaresche. Fu così realizzata, nel 1671, una torre fortificata, chiamata ancora oggi “di Ligny” in onore del principe che ne fu l’ideatore su progetto di Grunembergh, edificata sull’estrema punta occidentale della città. Oltretutto, fu allargata la cortina della cinta muraria compresa tra il castello della Colombaia e il bastione dell’Impossibile per difendere meglio il lato meridionale della città.

Nel 1673 Ligne fece costruire una nuova cinta muraria a Siracusa e furono potenziate le fortificazioni a Catania, mentre ad Augusta furono rafforzate le mura.

La Sicilia, quindi, fu fortificata per essere difesa dal pericolo turco nel corso del XVI e XVII secolo, attraverso l’operato di diversi viceré, succeduti nel corso del tempo, e tra questi di grande importanza sarà il governo del principe di Ligne, in grado di realizzare fortificazioni fondamentali per la difesa dell’Isola con particolare riguardo per Trapani, costruendo, grazie alla competenza e alla maestria del grande ingegnere Grunembergh, la “Torre di Ligny”, diventata uno dei simboli della città.

Numerosissime sono le torri e le piazzeforti, come quella trapanese, che ancora oggi svettano e troneggiano lungo i litorali siciliani, un’architettura militare che caratterizza il paesaggio costiero isolano, un’architettura militare che ci ricorda di come la Sicilia sia stata, e continua ad essere, approdo di genti e di popoli.

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