Sulla cultura e sull’arte il Conte-pensiero è andato in scena mercoledì 13 maggio durante la conferenza stampa per spiegare i contenuti del “Decreto rilancio”. Con una frase a dir poco infelice il presidente del Consiglio ha gettato la maschera su ciò che pensa il governo italiano di coloro che vivono di cultura e di arte. “Noi abbiamo un occhio di attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e ci fanno tanto appassionare”.
Evidentemente, da questa frase pare chiaro come per il governo del Paese gli artisti siano una specie di giullari di corte da esporre ed esibire per il divertimento del potente di turno. Mai frase fu più inappropriata per riferirsi a migliaia e migliaia di lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo che attendevano una risposta alle legittime aspettative dopo oltre sessanta giorni di stop.
Passando poi al concreto, quale sarebbe questo occhio di attenzione per gli artisti che fanno così tanto divertire? Un contributo di 600 euro per i mesi di aprile e di maggio previsto nel cosiddetto “Decreto rilancio”. Con buona pace di chi sperava che il presidente Conte parlasse della riapertura dei teatri, della politica culturale per la ripartenza di un settore fermo da mesi, di una strategia complessiva sulla cultura in generale. Niente di tutto questo.
In fondo, se il modello di riferimento è “Il Grande fratello” come si può dar torto al presidente del Consiglio?
Il premier ha, quindi, fatto solo un ultimo riferimento di pochi secondi ad un fantomatico fondo di 50 milioni di euro da destinare alla promozione della cultura e alla digitalizzazione: praticamente, meno di un’elemosina per una nazione come l’Italia, che vive o dovrebbe vivere di cultura.
Continui così presidente Conte, ma ricordi che c’è poco da divertirsi, da appassionarsi e da ridere con migliaia di famiglie che sono ridotte alla canna del gas e che vorrebbero solo certezze sul proprio futuro.
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