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Analisi Fabi e Confindustria

Caro-mutui: in Sicilia tassi oltre il 6%, conto “salato” per le famiglie

giovedì 5 Ottobre 2023
banca mutui casa

Secondo la Fabi, il tasso medio sui nuovi mutui praticato dalle banche, rilevato a giugno scorso sulla base delle statistiche della Banca d’Italia, rivela che in Sicilia la percentuale è del 6,14%, risultando superiore al 6% e posizionandosi tra le regioni con interessi più alti insieme a Calabria (6,23%) al primo posto e Campania (6,02%). Catanzaro, risulta fra i principali capoluoghi di regione italiani, con il costo più elevato per i mutui casa. Per un finanziamento da 150.000 euro della durata di 25 anni, la rata mensile ammonta a 1.000 euro, con un’elevazione di 200 euro rispetto ai 800 euro di Bologna.

Secondo la Fabi, il tasso medio sui nuovi mutui, rilevato a giugno scorso sulla base delle statistiche della Banca d’Italia, supera il 6% anche in altre regioni, inclusa la Calabria (6,23%), mentre il Molise detiene il record nazionale con il 6,25%. Al contrario, in Emilia-Romagna gli interessi applicati ai prestiti immobiliari si attestano al 4,03%, risultando i più bassi in Italia.”

Secondo i dati di un documento illustrato oggi dal segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni a Mattino Cinque, sono invece sei le regioni con il tasso d’interesse medio sui prestiti immobiliari inferiore al 5%: Piemonte (4,68%), Valle d’Aosta (4,55%), Friuli-Venezia Giulia (4,50%), Lombardia (4,48%), Lazio (4,24%) ed Emilia-Romagna (4.03%).

 

Altre 10 regioni, poi, si posizionano nella forchetta tra il 5% e il 6%: Puglia (5,91%), Basilicata (5,87%), Abruzzo (5,65%), Sardegna (5,61%), Liguria (5,57%), Umbria (5,50%), Veneto (5,33%), Toscana (5,21%), Marche (5,20%), Trentino-Alto Adige (5,09%). Fra i principali capoluoghi di regione italiani, è dunque Catanzaro la città dove un finanziamento per l’acquisto di un immobile viene concesso con le condizioni peggiori per la cliente. Nel caso di un mutuo da 150.000 euro della durata di 25 anni, infatti, la rata mensile è pari a 1.000 euro contro gli 800 euro pagati a Bologna, dove si registrano i costi più bassi d’Italia.

Tassi Mutui – Regioni italiane

Fra le altre grandi città, a Milano la rata mensile è di 841 euro, a Roma di 821 euro, a Napoli di 980 euro, a Torino di 859 euro, a Firenze di 906 euro. I dati si riferiscono ai prestiti a tasso fisso, in questo momento più conveniente rispetto al variabile: ciò perché – spiega il sindacato – il mercato ritiene che il livello del costo del denaro sia vicino al picco e, pertanto, ipotizza una discesa nel breve periodo, ovvero due o tre anni, sia del tasso di riferimento sia del livello dell’inflazione. “Consequenzialmente, si ipotizza una discesa anche per quanto riguarda gli interessi su mutui e prestiti, ragion per cui il tasso variabile potrebbe essere meno vantaggioso, in prospettiva, per la banca che eroga un finanziamento”, afferma la Fabi.

L’inversione della curva dei tassi si è verificata l’ultima volta nel 2008, nel periodo della crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti e del fallimento Lehman Brothers, prima ancora in occasione delle recessioni del 1990 e del 2001. L’andamento dei vari tipi di interessi è legato alle aspettative dei mercati rispetto a due indici interbancari: l’Euribor, utilizzato per i mutui a tasso variabile, e l’Irs (interest rate swap) per quelli a tasso fisso.

Sileoni Fabi

“Esistono ampi divari fra i tassi d’interesse praticati sui mutui dalle banche alla clientela tra il Nord e il Sud del Paese. Pesano, in particolare, i fattori di rischio presi in considerazione dagli istituti di credito nel momento in cui devono calcolare le condizioni per ciascun contratto di prestito, che possono variare sulla base dei territori. Nel Mezzogiorno, in linea di massima, i tassi sono più alti. Perché nelle regioni meridionali del Paese le economie sono più deboli, ci sono più fallimenti di imprese, l’occupazione è meno stabile e vi sono più famiglie in difficoltà con le scadenze dei pagamenti. Per tutte queste ragioni un mutuo per comprare casa è molto più caro al Sud rispetto al resto d’Italia”. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, commentando su Mattino Cinque i dati sul caro-mutui.

Quanto alle prospettive sul costo del denaro, Sileoni ha osservato che “dopo l’ultimo ritocco di settembre, quando il tasso base è stato portato al 4,5% con il decimo rialzo in 14 mesi, molti osservatori hanno pensato che fosse l’ultimo. Tuttavia, proprio ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha gelato tutti dicendo che i rialzi non cesseranno finché l’inflazione non calerà e tornerà verso il 2%. Insomma, la corsa al rialzo, purtroppo, potrebbe non essere finita”.

 

Fonte dati: Fabi Analisi e Ricerche – Mutui Regioni

 

L’analisi Congiuntura Flash di Confindustria: l’economia italiana e internazionale in breve

Famiglie alle prese con l’impennata delle rate con mutui a tasso variabile, 4.6 miliardi di interessi in più nel 2023. Imprese in difficoltà ad ottenere il credito

Nel 2023 sta proseguendo il veloce rialzo dei tassi di interesse, iniziato lo scorso anno. L’effetto auspicato dalla Bce è un raffreddamento della domanda interna, cioè investimenti e consumi (che già si osserva), nel tentativo di ridurre l’inflazione.

Per le famiglie, questo avviene facendo lievitare la spesa per interessi sui prestiti, anche quelli già in essere, in particolare i mutui per l’acquisto di un’abitazione; a ciò si sta associando anche un freno all’erogazione di nuovi prestiti. Lo sottolinea Confindustria nell’analisi congiuntura flash riferita a Settembre 2023.

Inflazione

Prezzi e tassi alti bloccano l’economia italiana. L’inflazione è in lento calo, i tassi ancora in rialzo ma forse a fine corsa, c’è meno credito e meno liquidità. Molti più interessi da pagare per le famiglie italiane.

Nei servizi si è esaurita la ripresa e l’industria è in sofferenza. Giù la domanda interna in Italia e anche l’export è in riduzione, ma con un miglioramento in agosto. L’Eurozona è quasi ferma, mentre gli USA sono in crescita e vanno bene gli emergenti.

 

 

Il quadro economico italiano e internazionale 

Il PIL italiano mostra segnali preoccupanti, con una caduta nel 2° trimestre e prospettive deboli per il 3° e il 4° trimestre. Mentre l’industria, la costruzione e i servizi declinano, i rialzi dei tassi della BCE persistono, contribuendo a una diminuzione di credito e liquidità. L’aumento dei costi energetici colpisce consumi e investimenti, e la domanda estera è in declino.

Christine Lagarde – Bce

L’inflazione italiana rallenta leggermente, scendendo al +5,3% annuo a settembre. I prezzi core rallentano a +3,9%, mentre per gli alimentari, nonostante una moderazione iniziale grazie alle materie prime, si mantiene alto (+8,6%). I prezzi energetici crescono moderatamente (+1,7% annuo), ma le quotazioni di gas e petrolio risalgono a settembre (35€/mwh e 93 $/barile).

A settembre, la FED mantiene il tasso USA al 5,50%, non escludendo nuovi rialzi, mentre la BCE opta per un aumento al 4,50% per contrastare l’inflazione. I mercati vedono possibili rialzi, ma non probabili, intravedendo tagli nel 2024.

Il credito italiano è in calo (5,09% a luglio) e la caduta dei prestiti peggiora (-4,0% annuo).Un numero crescente di imprese non ottiene credito (8,2% a settembre), con liquidità che si prosciuga (-10,1% in un anno i depositi). I servizi registrano una contrazione con il PMI a 49,8 a agosto e un’ulteriore flessione a settembre.


L’industria soffre con una nuova caduta della produzione a luglio (-0,7%) concentrata nei beni di consumo durevoli (-4,4%). Sebbene alcuni dati suggeriscano un miglioramento ad agosto, la fiducia delle imprese continua a calare a settembre. Gli investimenti diminuiscono nel 2° trimestre (-1,8%), con costruzioni (-3,6%) e beni strumentali in calo (-0,2%). La domanda interna declina, influenzando consumi e vendite al dettaglio.

L’export italiano diminuisce a luglio (-1,3%) sia nei mercati UE che extra-UE, con una battuta d’arresto nelle vendite in Germania e negli Stati Uniti. Un rimbalzo ad agosto è guidato dalle vendite occasionali negli USA, ma le indicazioni dagli ordini manifatturieri esteri rimangono negative a settembre.

L’Eurozona è quasi ferma con una crescita debole nel 2° trimestre (+0,1%). La fiducia cala ad agosto, soprattutto nelle aspettative sull’occupazione e nelle imprese industriali. Negli USA, la crescita del PIL nel 2° trimestre porta la FED ad alzare le previsioni, ma segnali di calo nei PMI servizi e nella fiducia dei consumatori potrebbero anticipare una frenata nel 3° trimestre.

Emergenti come l’India mostrano una forte performance nella manifattura, mentre Cina, Brasile e Russia vedono segni di stabilizzazione o crescita con spinte sui prezzi, specie in Russia con il rublo debole.

Il rialzo dei tassi nel 2023 ha effetti significativi per le famiglie italiane, con un aumento notevole della spesa per interessi sui mutui, in particolare quelli a tasso variabile. Chi ha optato per tassi fissi è al riparo, ma questa scelta è onerosa. Un rinnovo completo dello stock di mutui aggraverebbe ulteriormente gli interessi annui.

La stretta sui tassi colpisce anche il credito al consumo per beni durevoli, con un impatto sulle nuove operazioni. In sintesi, la situazione economica italiana è critica, con molteplici settori in declino e pressioni sui consumi e sugli investimenti.

 

Interessi più alti da pagare per le famiglie italiane

Il 2023 ha visto un rapido aumento dei tassi di interesse, una frenata della domanda interna e il contenimento dell’inflazione. La BCE prevede che questo impatti le famiglie, in particolare quelle con mutui a tasso variabile, generando un aumento annuo degli interessi di +4,6 miliardi. Questo peso si concentra sul 4,9% delle famiglie italiane (circa 1,2 milioni) con mutui variabili, causando un notevole aumento delle rate.

cantiere_edilizia

Le famiglie che hanno optato per il tasso fisso, costose ma al riparo, rappresentano il 7,9%. Un rinnovo completo degli attuali mutui porterebbe a un aggravio annuo di +12,1 miliardi, coinvolgendo anche quelle al riparo. L’effetto sull’edilizia potrebbe essere rilevante, con possibile ribasso dei prezzi e freno agli investimenti.

 

Nel 2023, la maggioranza delle famiglie italiane, non coinvolte nel canale “mutuo-casa”, non subirà impatti significativi sui consumi. Tuttavia, le famiglie colpite, con mutui variabili inizialmente più convenienti, saranno probabilmente costrette a tagliare la spesa in altri settori.

Il rialzo dei tassi non si limita ai mutui ma influisce anche sul credito al consumo per beni durevoli, stimato a circa 120 miliardi di euro. Nonostante la rata fissa, i nuovi tassi potrebbero abbattere la domanda per questi prestiti, con possibili ripercussioni sull’acquisto di beni come automobili ed elettrodomestici.

 

Fonte dati: Analisi Congiuntura Flash Confidustria -Settembre 2023

 

 

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