Con l’estate agli sgoccioli e la riapertura delle scuole ormai imminente, arriva una nuova tegola per le famiglie italiane. A lanciarla è l’Unione Nazionale Consumatori (UNC), che sulla base dei più recenti dati Istat ha stimato rincari significativi per l’anno scolastico 2025/2026.
Tra libri di testo, materiale didattico e corredo scolastico, la spesa può arrivare fino a 700 euro per figlio.
Un salasso che pesa ancor di più perché i consumatori, come sottolinea l’associazione, “pagano ancora i mega rincari del 2022 e del 2023”, anni in cui l’inflazione generale aveva già colpito duramente i bilanci domestici.
Ma il problema non riguarda solo l’istruzione obbligatoria. Dalla scuola all’università, infatti, i costi non smettono di crescere: gli alloggi per gli studenti fuori sede hanno registrato un +6% sul 2024, con un balzo del 13,6% rispetto al 2023.
“Studiare fuori casa – osserva l’UNC – sta diventando sempre più un lusso”.
I rincari voce per voce
Il capitolo più pesante resta quello dei libri scolastici. Per il 2025/2026 è previsto un rialzo medio del 2,8%, superiore al tasso di inflazione programmata dell’1,8%. Ma il dato diventa molto più allarmante se confrontato con gli anni precedenti: +6,7% sul 2023 e +11,9% rispetto al 2022.
Se quaderni e risme di carta sembrano per ora più “contenuti” (+1,5% in un anno), si tratta solo di un’illusione: sommando i rincari accumulati del 2022 (+9,8%) e del 2023 (+7,5%), il risultato è che oggi il prezzo complessivo è del 20,3% più alto rispetto al 2021.
A fare segnare il record sono penne, matite ed evidenziatori: +6,9% rispetto al 2024, +16,6% sul 2022 e addirittura +24,2% sul 2021. Un aumento che fotografa la spirale dei costi del corredo scolastico, sempre meno accessibile.
Unione Nazionale Consumatori: “Il Governo intervenga subito”
Di fronte a questi numeri, il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, chiede un’azione immediata:

“Il Governo deve intervenire immediatamente contro il caro scuola con un decreto che elimini ogni vincolo agli sconti sui libri scolastici, modificando la Legge 27 luglio 2011, n. 128, che nel 2020, per fare un favore ai librai, è stata ulteriormente peggiorata, danneggiando le famiglie e vietando alle grandi catene di supermercato e alle piattaforme digitali di poter fare sconti sui libri scolastici superiori al 15% del prezzo di copertina, anche sotto forma di buoni spesa. Nel 2019 i ribassi arrivavano, grazie ai buoni sconto, anche al 25%, mentre ora non possono superare la soglia del 15. Una tassa occulta del 10% a danno dei consumatori. Anche l’Antitrust nel Rapporto preliminare sull’editoria scolastica ha ora confermato la nostra denuncia, avvalorando quanto abbiamo sostenuto nel nostro contributo alla consultazione pubblica e sostenendo che “a fronte della funzione sociale dell’istruzione e dell’obbligatorietà dei libri di testo, appare inappropriato che i costi di sostegno agli operatori del settore siano addossati alle famiglie dei consumatori” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Chiediamo poi di vietare la pratica degli editori, in materia di licenze per l’editoria digitale, di impedire, una volta usato il codice digitale, di trasferire la componente online del libro a un nuovo acquirente. Un abuso che, come dichiara l’Antitrust, “pregiudica il riutilizzo dei libri usati e ne deprezza il valore”, oltre a creare disparità rispetto alle edizioni cartacee e a ostacolare il comodato d’uso gratuito. Bisogna poi azzerare l’Iva sui libri scolastici, potenziare le detrazioni fiscali sulle spese dell’istruzione, includendo anche le spese per i libri scolastici” conclude Dona.
Serve fermare il caro scuola e sostenere studenti e famiglie
Il caro scuola, in questo avvio di anno, rischia di trasformarsi da problema ricorrente a vera emergenza sociale. Le famiglie, già provate dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita, si trovano davanti a un bivio: da un lato garantire ai figli tutto il necessario per affrontare serenamente il percorso scolastico, dall’altro riuscire a mantenere in equilibrio bilanci domestici sempre più fragili.
Ecco perché le proposte avanzate dall’associazione consumatori meritano attenzione. La prima riguarda gli sconti sui libri: eliminare il vincolo del 15% significherebbe restituire ossigeno alle famiglie, riportando i ribassi almeno ai livelli del 2019. Una misura semplice, che non intacca la qualità del sistema educativo ma alleggerisce concretamente la spesa.
La seconda è il contrasto agli abusi nell’editoria digitale: rendere trasferibili i codici online, oggi “bloccati” sul primo acquirente, permetterebbe di riattivare il mercato dei libri usati e ridare dignità al comodato d’uso, strumento fondamentale per le famiglie con più figli.
Un altro passo concreto potrebbe essere l’azzeramento dell’Iva sui libri scolastici: un segnale forte, che allineerebbe l’Italia a Paesi europei dove i testi didattici sono considerati beni essenziali. Infine, il potenziamento delle detrazioni fiscali per le spese scolastiche e universitarie, da estendere in modo più equo, consentirebbe a molte famiglie di recuperare parte di quanto speso.
La questione non riguarda solo numeri e percentuali, ma il futuro di una generazione. Senza un sostegno tempestivo, il rischio è che l’istruzione diventi un privilegio e non un diritto, aggravando le disuguaglianze sociali.
Ora la questione è nelle mani del Governo: intervenire subito significherebbe non solo sostenere le famiglie, ma difendere uno dei pilastri della democrazia, il diritto allo studio e per alleggerire i bilanci domestici dei genitori degli studenti, piccoli e grandi, che frequentano i vari tipi di scuole, dalle elementari alle superiori all’università.