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Caso Tecnis, chiesto il dissequestro. “No pericolo infiltrazioni mafiose”

martedì 17 Gennaio 2017
Mimmo Costanzo e Concetto Bosco
Mimmo Costanzo e Concetto Bosco

Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, i due soci catanesi del colosso delle costruzioni Tecnis arrestati nel 2015 per presunte tangenti negli appalti Anas (operazioni “Dama Nera” e “Dama Nera 2”) e coinvolti nell’inchiesta del febbraio 2016 (presunte infiltrazioni mafiose nelle loro società), sarebbero state vittime dell’interesse mafioso, e oggi non ci sarebbe alcun pericolo di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nelle attività del gruppo. 

Queste le conclusioni della procura, oggi, nel corso dell’udienza davanti al Tribunale Sezione Misure di Prevenzione. I pm Antonino Fanara e Agata Santonocito hanno chiesto “la restituzione delle 24 società controllate dal gruppo di cui è capofila Tecnis Spa ai legittimi proprietari, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice”. 

anello-fsLe aziende furono poste sotto sequestro lo scorso febbraio in seguito a un’indagine dei carabinieri del Ros e della procura di Catania, che aveva rilevato il sospetto di “condizionamenti” nella gestione della società che sta eseguendo numerosi appalti in tutta Italia, tra cui lAnello ferroviario di Palermo. Da allora l’impresa, insieme alle collegate “Artemis spa” e “Cogip holding”, finì in amministrazione giudiziaria. 

Secondo i pm, ad essere “pericolosi” non sarebbero stati Bosco e Costanzo, ma le loro società perché “particolarmente appetibili alla mafia”. Secondo il legale di Costanzo, Attilio Floresta, il gruppo Tecnis «ha posto in essere procedure idonee a evitare che l’esercizio di impresa possa costituire fonte di arricchimento per sodalizi criminali di stampo mafioso o per loro affiliati».

Per i Pm «è venuta meno la pericolosità del bene» che ora «è stato legalizzato» grazie al lavoro dell’amministrazione giudiziaria e della Procura di Catania. La notizia è stata presa positivamente dal’associazione “Amari Cantieri”, che segue l’evoluzione dei lavori di chiusura dell‘Anello ferroviario a Palermo (1° stralcio Giachery-Politeama), opera da 154 milioni di euro, finita pure nel mirino dell’Anac. I cantieri, già lenti prima dell’arrivo dell’amministrazione giudiziaria, hanno registrato altri notevoli ritardi sul cronoprogramma originario. “Speriamo che – commentano i commercianti di via Emerico Amari – dopo questa notizia si completino più rapidamente i lavori”.

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